la Repubblica, 9 febbraio 2020
Renzi ha pronta una legge sulla prescrizione
Primo tempo: Renzi nell’angolo. Italia Viva voterà la fiducia al decreto Milleproroghe nel quale verrà inserita la nuova norma sulla prescrizione voluta da Pd, M5S e Leu. Se l’emendamento sarà tecnicamente impeccabile può anche annullare il lodo Annibali (deputata di Iv) e il disegno di legge del forzista Costa che va alla Camera il 24 febbraio. Sembra scacco matto. Accompagnato dalla ritirata renziana per evitare la caduta del governo.
Secondo tempo: Renzi esce dall’angolo. Un minuto dopo l’entrata in vigore del compromesso firmato Conte, il senatore di Firenze presenterà una proposta di legge (di cui sarà il primo firmatario) per spazzarlo via e tornare alla legge di Andrea Orlando sulla prescrizione. «Vediamo come si comporterà il Partito democratico e se al Senato hanno i numeri per bocciarla», dice l’ex premier ai fedelissimi annunciando dunque la riscossa dopo l’arretramento strategico.
Il testo verrebbe discusso a marzo- aprile in piena campagna elettorale per le regionali. Può diventare potenzialmente dirompente per gli equilibri del centrosinistra. Il mantra di Renzi non cambia: «Stanno solo spostando il problema in avanti di qualche settimana. Ma prima o poi esplode».
Dario Franceschini annusa l’aria e con i colleghi dem ormai parla di navigazione a vista, di fibrillazione permanente legata a Renzi e al caos dei grillini. Superare il nodo della prescrizione sarà solo il primo di una serie di ostacoli. Si vive alla giornata. Un guaio alla volta.
Gli uffici sono al lavoro per mettere nero su bianco la mediazione raggiunta dal governo con il dissenso di Italia Viva. Per fare in fretta si è scelta la strada dell’emendamento al Milleproroghe. Per entrare in questo decreto, lo dice il nome, dev’esserci la proroga quindi la riforma Bonafede viene spostata in avanti di qualche giorno. Ma nel testo sarà sancito il blocco della prescrizione dalla sentenza di secondo grado. Non basta. Solo «un capolavoro tecnico», dicono nel gruppo di Italia Viva riuscirà a evitare che in commissione a Montecitorio si voti anche il lodo Annibali (che sancirebbe la spaccatura della maggioranza) e si annulli il pericolo del ddl Costa.
Renzi non ha cambiato idea: considera comunque l’accordo incostituzionale, sottolinea le dichiarazioni del presidente emerito della Consulta Cesare Mirabelli che distrugge qualsiasi tentativo di fermare la prescrizione, continuerà il suo battage per smascherare le contraddizione del Pd sempre più schiacciato sulle posizioni dei 5 stelle. Ma al momento della fiducia, sia alla Camera sia al Senato dove il Milleproroghe arriverà a metà febbraio, Italia Viva rinuncerà alla guerra e voterà “sì” al governo.
L’ex premier non vuole il voto. Non è pronto e non intende consegnare il Paese a Salvini. Italia Viva sta notando anche delle strane manovre in Parlamento, con una pattuglia di centristi, gente di diversa estrazione da Forza Italia a ex M5S, che si sta accreditando presso Palazzo Chigi come stampella sostitutiva dei renziani. Se nasce davvero un gruppo robusto di responsabili al Senato per Iv la notizia è pessima.
Ma il capo di Italia Viva è convinto che il secondo tempo possa ribaltare il risultato del primo. Ha controllato i regolamenti: come forza di maggioranza il suo partito ha il diritto di presentare una proposta di legge, di metterla in discussione in tempi stretti e di arrivare a un voto. La “legge Renzi”, ricalcata sulla riforma Orlando per mettere in imbarazzo i dem. È persino meglio che votare la proposta Costa: così nessuno potrà dire che i renziani cavalcano le idee del centrodestra. Altri due mesi fanno gioco, dicono i fedelissimi dell’ex premier. Si batterà sul tasto del Pd schiavo dei grillini, si scaverà ancora nella sensibilità dell’elettorato di destra sul tema giustizia per alzare l’asticella dei sondaggi. Alla fine, ripete Renzi da giorni, «dovranno darci ragione come è successo sull’Iva, sugli 80 euro, sul Jobs Act. Non si scappa».
Bisogna scommettere anche sull’immobilismo del governo Conte. Dopo la fiducia sulla prescrizione solo se l’esecutivo cambierà passo, con qualche progetto di maggiore respiro, la battaglia sulla giustizia diventerà meno cruciale. E il secondo tempo renziano rischierà di non centrare il bersaglio.