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 2020  febbraio 09 Domenica calendario

Il diciassettenne prigioniero di Wuhan

Troppo stanco, deluso, triste. Il volo per rientrare in Italia è saltato da pochi minuti, per la seconda volta in cinque giorni, e lui vuole solo staccare. «Sono veramente stanco – dice Niccolò quando in Cina sono le due di notte e il sogno del rientro a casa è ormai sfumato – Ora voglio solo andarmene a dormire». Il diciassettenne di Grado, provincia di Gorizia, che si trovava in una città della regione dell’Hubei per fare un’esperienza di studio all’estero con “Intercultura”, ieri doveva salire insieme ad altri 8 italiani su un volo inglese che avrebbe dovuto riportarlo prima in un aeroporto militare vicino ad Oxford e poi in Italia, dove avrebbe fatto la quarantena. Come già successo lunedì scorso, quando non è potuto salire sul primo volo organizzato dal governo italiano per rimpatriare i nostri connazionali, ieri aveva alcune linee di febbre e le autorità cinesi lo hanno bloccato. «Non può che essere febbre da stress – commenta il padre – Nei giorni passati era stato bene. Adesso non possiamo che aspettare una soluzione». Ieri sera lo ha chiamato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio per assicurarlo che a Niccolò «sarà dato tutto il supporto necessario e verrà fatto ogni sforzo per riportarlo a casa il prima possibile». Di Maio oggi proporrà in una riunione alla Protezione Civile con il ministro della Salute Roberto Speranza e forse anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte proporrà di utilizzare un Falcon dell’Aeronautica per andare a prendere il giovane: «Riportiamo a casa Niccolò». Ci sarà da discutere con le autorità cinesi, che bloccano l’uscita dal Paese di tutte le persone con problemi di salute che possono far pensare al coronavirus.
Niccolò è arrivato in Cina lo scorso agosto per seguire le lezioni in una scuola della provincia dell’Hubei. Ha alloggiato presso una famiglia e quando è scoppiata l’epidemia si è trovato proprio nell’epicentro, a Wuhan, perché era andato a trovare i nonni delle persone che lo ospitavano. E così è rimasto bloccato a causa del provvedimento di chiusura del governo cinese. A quel punto è cambiato tutto e Niccolò è stato inserito nella lista degli italiani da riportare indietro. Era uno dei 57 connazionali pronti a partire il 2 febbraio per Pratica di Mare con un volo militare. Quel giorno però aveva un po’ di febbre, 38 e mezzo ed è stato bloccato temendo che si trattasse del coronavirus. Lo hanno trasferito in un bed&breakfast dove due incaricati dall’ambasciata italiana lo hanno assistito. Intanto sono arrivati i risultati degli esami che hanno rivelato per ben due volte come quella febbre non fosse legata al coronavirus ma all’influenza. Nei giorni scorsi, come conferma il padre, le condizioni di Niccolò sono state buone, la febbre e altri sintomi sono scomparsi. Era pronto a partire. Così si è deciso di riportarlo a casa insieme ad altri 8 italiani con il volo inglese. Ieri sera è arrivata la doccia fredda: lui è rimasto in Cina e gli altri sono partiti. Arriveranno in Italia oggi e verranno trasferiti per la quarantena all’ospedale militare del Celio di Roma. Viaggiano su un volo che trasporta alcune decine di cittadini europei e inglesi. «Purtroppo ha scritto Di Maio su Facebook il giovane ha registrato ancora un po’ di febbre e, malgrado sia risultato negativo ai test del coronavirus per già due volte, non è potuto rientrare in Italia. Ho appena sentito la sua famiglia al telefono per rassicurarla del fatto che gli sarà dato tutto il supporto necessario. Ho sentito persone forti che chiedono solo di riabbracciare il proprio figlio».