ItaliaOggi, 8 febbraio 2020
Oro al massimo da sette anni
L’oro continua ad essere un valore rifugio molto ricerato. Le tensioni geopolitiche e la guerra commerciale planetaria unita agli acquisti da parte delle banche stanno spingendo l’oncia a suoi livelli massimi da sette anni a questa parte. In questo clima l’acquisto dell’oro si conferma essere la conseguenza dell’avversione al rischio. Ieri il metallo era quotato 1.566 dollari l’oncia. Il record storico di 1.900 dollari è stato raggiunto nel 2011, al punto più alto della crisi dei debiti sovrano in Europa.
Abitualmente, quando la paura si fa strada sui mercati gli investitori si precipitano sulle obbligazioni di Stato che hanno il vantaggio di apprezzarsi quando le azioni scendono e permettono di ridurre il livello di rischio nei portafogli e contrariamente all’oro hanno un rendimento fisso.
Ma da qualche tempo a questa parte questo ruolo di protezione sembra essere stato consegnato soltanto all’oro, secondo quanto ha riportato Le Figaro. I tassi negativi hanno completamente cambiato il gioco. I titoli di Stato hanno perso il vantaggio del rendimento e il loro possesso diventa un fardello per chi li ha in portafoglio. In questo contesto gli investitori hanno ben capito che è meglio comprare l’oro. Questo bene non apporta niente, ma diversamente dalle obbligazioni non espone il suo possessore e rischi di default e resta totalmente liquido, secondo quanto ha detto a Le Figaro, Benjamin Louvet, gestore di materie prime da Ofi Am. Gli investitori hanno tutto l’interess a diversificare i propri portafogli acquistando l’oro che è uno pochi beni a offrire una copertura efficace in caso di choc dei mercati finanziari.
L’oro beneficia oggi di una serie di condizioni favorevoli con le tensioni sempre attive fra Cina e Stati Uniti, i bassi tassi, un dollaro sotto pressione e un clima deleterio in Medio Oriente. Il risultato è che ad ogni scossa gli investitori si gettano sull’oro. La febbre di acquisti gonfia i fondi di investimento specializzati come Gold Bullion in Europa o Spdr Gold Share negli Stati Uniti. Questi fondi quotati hanno registrato degli afflussi netti record nei mesi scorsi, secondo quanto ha riportato Le Figaro. Nel terzo trimestre hanno raccolto l’equivalente di 258 tonnellate supplementari di oro ha detto a Le Figaro, John Plassard, direttore generale di Mirabaud Securities. Oggi questi strumenti finanziari immobilizzano l’equivalente di 2.855 tonnellate d’oro un record di tutti i tempi, ha detto lo specialista.
Inoltre, il corso dell’oro è sostenuto dagli acquisti regolari delle banche centrali. Le loro motivazioni sono molteplici. Alcune cercano così di mettere al sicuro le loro enormi eccedenze commerciali, come la Cina, altre come la Russia, e più di recente l’Ungheria e la Polonia, si augurano di ridurre la propria dipendenza dal dollaro, cioè dagli Stati Uniti per ragioni strategiche e politiche. Secondo World Gold Council (Wgc), che riunisce i giganti dell’industria aurifera, la metà delle banche centrali ha intenzione oggi di aumentare le proprie riserve d’oro. L’anno scorso gli acquisti d’oro da parte delle banche centrali hanno superato il record storico del 2018 con 650 tonnellate.
Un altro argomento a favore dell’oro è la sua rarità: la produzione mondiale d’oro dovrebbe ridursi del 20%-25% entro il 2027, secondo Ofi Am.