Il Sole 24 Ore, 8 febbraio 2020
La Cina manda a picco i prezzi del gas
Forza maggiore. È questa la nuova nemesi che dalla Cina si è abbattuta sul settore del gas, già messo alla prova da climate change, guerre commerciali ed eccessi produttivi. Con l’alibi del coronavirus Pechino ha iniziato a respingere un numero crescente di metaniere, che ora faticano a trovare una nuova destinazione. E il mercato oggi è nel caos. I prezzi del combustibile – già sotto pressione ovunque nel mondo a causa delle temperature miti e dei fiumi di Gnl in arrivo dagli Stati Uniti dello shale gas – ora stanno precipitando ai minimi storici, su livelli che per alcuni produttori non ripagano i costi.
È stato il maggiore importatore cinese di gas liquefatto, la China National Offshore Oil Corp (CNOOC), a sfruttare per primo lo scudo legale della «force majeure», che solleva da responsabilità nel caso di mancato rispetto di contratti quando l’inadempienza dipende da cause impossibili da controllare: nella fattispecie l’epidemia che ha semiparalizzato molte aree del Paese, con impatti pesanti su trasporti e la logistica.
Il ricorso alla clausola è stato opposto giovedì nei confronti di almeno tre fornitori di CNOOC, tra cui Royal Dutch Shell e Total secondo i rumors, che l’avrebbero entrambi contestata. Un’altra major che potrebbe essere stata colpita dalla «force majeure» è Bp, che controlla l’impianto indonesiano Tangguh Lng: una metaniera proveniente proprio da Tangguh e diretta al rigassificatore di Rudong, nella provincia di Jiangsu, ha cambiato rotta all’improvviso nei giorni scorsi e ora risulta in viaggio verso Singapore.
Non è l’unico carico in cerca di nuovi acquirenti. I radar evidenziano cambi di direzione sospetti per almeno cinque navi. Altre hanno rallentato, forse in attesa di nuove indicazioni su dove e quando scaricare. Con o senza scappatoie legali, molte società cinesi stanno cercando di evitare o quanto meno di rinviare la consegna di materie prime: le fabbriche sono ancora chiuse, altre lavorano a rilento.
I casi di forza maggiore si starebbero comunque moltiplicando rapidamente.Ci sarebbe già stato qualche ricorso anche tra le fonderie di rame, per respingere carichi di concentrati: tra i nomi che circolano, quello di Guanxi Nanguo Copper (società peraltro in forte crisi già prima del coronavirus). Ma i problemi più gravi al momento sembrano riguardare il mercato del gas, che era già molto debole prima dell’epidemia.
Secondo fonti del Financial Times, Shell si è già vista respingere ben dieci carichi di Gnl. Dopo CNOOC, inoltre, anche PetroChina avrebbe fatto scattare la clausola di forza maggiore per evitare la consegna di quattro metaniere, di cui due dal Qatar e due dalla Malaysia.
Il quotidiano britannico sostiene che almeno 50 carichi di gas liquefatto siano «a rischio di cancellazione nei prossimi giorni», ossia il 70% delle importazioni cinesi di febbraio. Si tratta di quasi 5 miliardi di tonnellate di combustibile, che sarà molto difficile ricollocare sul mercato.
L’Europa in particolare – che nell’ultimo anno ha assorbito enormi quantità di Gnl dagli Usa – presto potrebbe non avere più spazio a sufficienza negli stoccaggi. Sui principali hub del Vecchio continente i prezzi del gas, mai così bassi nel cuore dell’inverno, potrebbero ulteriormente accelerare la discesa: al Ttf il gas scambiava ieri a 9,20 euro per Megawattora (day ahead), al Psv italiano a 10,88 €/MWh.
Il crollo è stato davvero vertiginoso sul mercato spot asiatico, dove il Gnl scambia ormai sotto 3 dollari per milione di British thermal units, un prezzo che a malapena ripaga il costo di liquefazione negli Usa, dove qualche società potrebbe presto decidere di rallentare la produzione.
In vista potrebbe anche esserci un’ondata di contenziosi legali. «C’è una forte tentazione di giocare con il concetto di forza maggiore da parte di alcuni clienti con contratti di lungo termine», ha detto Philippe Sauquet, responsabile della divisione Gas & Power di Total, una delle società coinvolte dal fenomeno. «È chiaro che bisogna fare attenzione. Se davvero in Cina c’è la quarantena in tutti i porti di carico e scarico, allora abbiamo un reale caso di forza maggiore. Ma per ora non è così».