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 2020  febbraio 08 Sabato calendario

Via del Bidone

Il sublime del Consiglio comunale di Milano è che siccome qualcuno ha proposto di intitolare una via a Bettino Craxi, qualcun altro ha proposto di intitolarne una a Francesco Saverio Borrelli, col risultato probabile che non se ne intitoleranno né al primo né al secondo. Ed è un peccato. Abiterei volentieri in via Craxi, forse l’ultimo statista di questo Paese, come in via Borrelli, uomo colto e raffinato, e poi il suo ufficio ai tempi di Mani pulite indagò 4.520 persone e ne furono condannate 1.281, il 28 per cento: sarebbe un indirizzo rappresentativo dell’andazzo italiano. Del resto è impossibile avere una memoria condivisa ed è pure una pretesa di rara petulanza (vorrò vedere quando toccherà avere una memoria condivisa, chessò, su Di Battista). Piuttosto è divertente che la memoria divisa ritrovi le trincee nei campi della toponomastica. Una volta Gianni Alemanno, sindaco di Roma, varò una via Berlinguer per poter varare una via Almirante, e gli andò storta. Le nostre non sono più città, sembrano le camerette dei ragazzi che si spartiscono le pareti per affiggere i poster delle rispettive infatuazioni: sempre a Milano, dopo piazza Herrera (allenatore dell’Inter) si pose il problema di battezzare una piazza Rocco (allenatore del Milan). Si instrada per sviare, diciamo così, secondo il vantaggio di parte, e i commercianti romani, che scrivono sui muri Fontana di Trevi con la freccia nella direzione opposta a quella giusta, a convogliare i turisti nelle strade dei negozi e spennarli, sono la variante pragmatica ed estrosa dell’unica via che va bene a tutti: quella italiana al bidone.