la Repubblica, 8 febbraio 2020
L’anno d’oro al New York Times
Il “New York Times” supera la soglia dei cinque milioni di abbonati per la prima volta; e raggiunge un altro record con 800 milioni di dollari in abbonamenti digitali, di cui oltre la metà dai nuovi abbonati conquistati nel corso del 2019. In quei dodici mesi il principale quotidiano americano ha conquistato un milione di abbonamenti digitali nuovi. «È stato l’anno migliore – ha detto il chief executive Mark Thompson – da quando lanciammo gli abbonamenti digitali, quasi nove anni fa».
La transizione al digitale procede a una velocità superiore al previsto. Su un totale di 5,3 milioni di abbonati al quotidiano, sono ben 3,5 milioni quelli che hanno scelto la versione soltanto digitale. È un cambiamento notevole tenuto conto che il “New York Times” conserva tra le sue forze un radicamento metropolitano nella città più grande e ricca degli Stati Uniti e nei suoi dintorni; una caratteristica geografica che consente di mantenere un (costoso ma efficace) servizio di consegna a domicilio per il prodotto cartaceo. Che comunque continua a perdere importanza relativa, nei numeri di vendite così come nella strategia aziendale. Sull’onda del successo del 2019 l’editore punta a raddoppiare gli abbonati, raggiungendo quota 10 milioni nel 2025. L’anno scorso si è chiuso in accelerazione, con l’ultimo trimestre che ha visto crescere di altre 342.000 unità gli abbonamenti digitali. Quel totale va suddiviso in due categorie: la quota maggiore, 232.000 sono nuovi abbonati alla parte giornalistica, notizie e analisi, reportage e commenti più servizi connessi; mentre 110.000 sono stati i nuovi abbonati alle app di gastronomia e cruciverba. Il quarto trimestre 2019 si è chiuso con un utile netto di 68,2 milioni in aumento del 24% sullo stesso periodo dell’anno prima, a fronte di un fatturato in crescita dell’1,1% a 508 milioni. La forbice tra fatturato e utile si spiega in larga parte con la riduzione della pressione fiscale. Si segnala anche il forte aumento (+30%) di una nuova fonte di reddito, piccola ma in crescita, che è il programma televisivo “The Weekly”. Restano negative invece le notizie sul fronte pubblicitario. Il fatturato complessivo della pubblicità è sceso dell’11% nel 2019. Il calo ha colpito in egual modo il prodotto cartaceo e quello digitale, tutti e due i formati hanno incassato l’11% in meno di entrate pubblicitarie. Fa eccezione la pubblicità sui podcast, l’unica in controtendenza. I costi operativi nel quarto trimestre sono aumentati dell’1% a 430 milioni, soprattutto per gli investimenti in nuove assunzioni di giornalisti e nuovi prodotti, inclusa la serie tv “The Weekly”.
Il board ha deciso di aumentare il dividendo distribuito, portandolo da 5 a 6 centesimi per azione. Il declino costante della pubblicità, più che compensato dalle entrate degli abbonamenti, sta trasformando il “business model”. Come la stragrande maggioranza dei giornali americani, anche il Times tradizionalmente guadagnava più dagli inserzionisti pubblicitari che dai lettori. Ma il vecchio modello è stato irrimediabilmente distrutto dall’ingresso nell’arena pubblicitaria di colossi come Google e Facebook. Il “New York Times” è una delle poche testate che stanno riuscendo a convincere i propri lettori – e a conquistarne di nuovi – perché siano loro a reggere il futuro dell’informazione. Thompson ha già annunciato che il costo degli abbonamenti è destinato a salire, anche per sostenere «gli investimenti continui in nuovi prodotti digitali, e la crescita negli organici della redazione».