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 2020  febbraio 07 Venerdì calendario

Sempre più querele contro i giornalisti

Tra il 2011 e il 2017 le querele contro i giornalisti sono più che raddoppiate arrivando a sfiorare quota 9500 casi all’anno e il più delle volte hanno finalità intimidatoria. Secondo la fotografia scattata da Ossigeno per l’informazione sulla base di dati Istat infatti il 70 per cento delle querele per diffamazione a mezzo stampa finiscono con l’archiviazione per irrilevanza penale, tenuità del fatto, fatto non previsto come reato, infondatezza, assenza di condizioni per procedere in giudizio.
Negli ultimi sei anni censiti si nota insomma una tendenza alla querela facile cresciuta in maniera esponenziale, mentre finora sono andati tutti a vuoto i tentativi di approvare una legge che sanzioni le liti temerarie che in questo settore hanno l’effetto di mettere il bavaglio ai giornalisti. Nel 2017 i giudici per le indagini preliminari hanno valutato 9479 querele per diffamazione a mezzo stampa aggravata dall’attribuzione di fatto determinato, archiviandone il 67 per cento: nel 2011 erano state 4524 con la stessa percentuale di archiviazioni.
La stessa tendenza si ravvisa nelle condanne definitive: dalle 182 del 2014 alle 435 del 2017. Come anche per le sentenze definitive al carcere: dalle 35 (sei donne) del 2014 alle 64 (26 donne) del 2017 (in tutti i casi, con pena sospesa). Situazione identica per le condanne alla pena della multa: dalle 136 (28 donne) del 2014 alle 336 (99 donne) del 2017.
Sono numeri che descrivono una condizione di attacco alla professione, denuncia da tempo Ossigeno per l’informazione che sottolinea anche un altro dato che riguarda sempre le condizioni di chi opera in questo settore: un altissimo tasso di impunità in Italia per gli autori di intimidazioni, minacce e abusi contro i giornalisti e pari al 96,7% nel 2019.
Già qualche tempo fa il dossier di Ossigeno “Taci o ti querelo” ha cercato di mappare il fenomeno nel suo complesso analizzandone anche la portata economica: secondo il ministero della Giustizia nel solo 2015 i giornalisti hanno subito 911 citazioni per risarcimento con richieste danni per 45,6 milioni di euro. Cosa che ha spinto l’Associazione ad attivare un servizio di assistenza legale gratuita per contrastare il rischio dell’autocensura da parte dei giornalisti sotto processo. Un servizio rivolto a freelance, che per definizione non hanno un editore pronto a proteggerli anche legalmente e i giornalisti “orfani” dell’editore, cioè che originariamente avevano un editore con il quale ripartire le responsabilità penali e civili, ma lo hanno perso, perché ha cessato l’attività, in genere a causa della grave crisi che l’editoria sta attraversando a ogni livello. “Chi agisce anche nel modo più temerario non rischia assolutamente nulla nel nostro sistema penale, a meno che non gli venga contestato il reato di calunnia” si legge nel bilancio dei primi 5 anni di attività dell’Ufficio di assistenza legale gratuita di Ossigeno. “Tale forma di impunità, sebbene non sia illegale, non risulta meno odiosa e vessatoria rispetto ad altre manifestazioni di ingerenza nel libero esercizio del diritto di cronaca e di critica. Può senz’altro essere definita una forma lecita di impunità”.