ItaliaOggi, 6 febbraio 2020
Periscopio
Il premier Giuseppe Conte è abile nelle mosse e nel gioco tattico. Certo, in campo internazionale il difetto di leadership fa paura. Claudio Martelli, già numero due del Psi (Vittorio Zincone). 7, Corsera.
«Io diedi a Bossi tanti soldi, miei personali». Tanti quanti? «Cifre consistenti». Franco Rocchetta, ex leader della Lega (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Anche per gli ebrei è tutto un amarcord. Le guerre. I kibbutz. Le baracche in cui furono stipati i coloni. E poi, ovviamente, la Shoah. Abraham Yehoshua, scrittore israeliano (Aldo Cazzullo). Corsera.
Eccolo laggiù, Matteo Orfini, Pd. Sbuca da dietro una colonna del Transatlantico di Montecitorio in un pomeriggio di quelli che sembra di stare alla fermata della metropolitana, con le facce anonime e i discorsi proprio da vagone della maggior parte dei parlamentari, tra stupidi lamenti e banalità raggelanti, tipo che vorrei comprarmi l’ultimo iPhone, ho trovato un last minute per le Maldive, la settimana prossima mette a freddo: ti viene un brutto magone e non è che aiuti la prospettiva di aver ritrovato almeno Orfini. Fabrizio Roncone. 7, Corsera.
Sebastian Kurz, giovane e agguerrito premier austriaco, aveva incarnato ancora più dei tedeschi il rigore sui conti in Europa, senza riguardi, in particolare per l’Italia. «Sanzioni chiare verso chi crea debito», era ed è il suo motto. «Regole non aggirabili per impedire che l’Italia diventi una seconda Grecia con una politica debitoria irresponsabile», era ed è la sua ricetta per l’Eurozona. Paolo Valentino. 7, Corsera.
Mai manovra economica fu più ondivaga dell’attuale. Tasse annunciate, cancellate, rimesse, sospese. Nessuna direzione specifica per l’Italia 2020 e Giuseppe Conte, più asino in mezzo ai suoi che capo del governo. Per sentirsi guidato, un Paese ha bisogno di un leader e di un programma. Meglio insieme, ma o l’uno o l’altro sono indispensabili. In una sola circostanza, la Repubblica ha assaporato il felice abbinamento: con Alcide De Gasperi, l’otto volte presidente del consiglio (1945-1953). Ci agganciò all’Occidente e alle libertà economiche, escluse i socialcomunisti dal governo e risollevò l’Italia dalle macerie. Giancarlo Perna. LaVerità.
Non tutti possono leggere tutti i libri. Ci sono libri sacri che non vanno toccati da mani impure. Ci sono libri delicati che non possono essere capiti da cervelli rozzi. Ferdinando Camon, scrittore (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Ebbi un fratellino, cui insegnai, lui straordinariamente precoce, a leggere le insegne luminose a solo due anni. Morì in tenera età per un difetto al cuore. Giulio Einaudi, Frammenti di memoria. Rizzoli, 1988.
Il trash è fondamentale in tv. Un po’ di voyeurismo, se no con le lezioni su Hegel il pubblico si addormenta. Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli, 2014.
La verità nuda e cruda, non interpretata e priva di commento, è una verità asettica e sterile, che non suscita né consensi, né moti di sdegno, nè simpatie, nè ripugnanze. È una verità senza echi. L’amore sviscerato per questa verità astrale è un difetto largamente diffuso nei giornalisti anglosassoni, da cui i migliori e i più avvertiti, da qualche tempo, stanno emendandosi. Mino Monicelli, Il giornalista. Vallecchi, 1964.
Negli ultimi giorni di ottobre e nei primi giorni di novembre del 1956, dal momento cioè io cui scoppiò la rivoluzione a Budapest al giorno in cui i russi tornarono in forze e spensero nel sangue l’insurrezione anticomunista, la frontiera tra l’Austria e l’Ungheria era diventata un colabrodo. Per passare non occorrevano né visti, né documenti. I giornalisti e i fotografi erano fitti come le mosche. Il Corriere aveva mandato quattro inviati: Montanelli, Cavallari, Corradi e il sottoscritto. Ci eravamo sistemati a Vienna perché dall’Ungheria era impossibile telefonare. Guglielmo Zucconi, La divisa da Balilla. Edizioni Paoline, 1987.
A tu per tu, quando non debbono recitare la parte, i vecchi sono più sinceri. Ho chiesto a Bocca: «Giorgio, hai paura della morte?». «Sì», è stata l’onesta risposta. E non potrebbe essere diversamente. Non si tratta di una paura fisica ma metafisica. È l’orrore del Nulla. Lo spaventoso Nulla. L’Inesistenza. Tutto ciò che hai vissuto, amato, conosciuto, visto, ascoltato, letto, pensato, è cancellato di colpo, immerso in un buio senza tempo e senza risveglio. Massimo Fini, Ragazzo. Marsilio, 2007.
Come nasce la mia pettinatura a caschetto? Da bambino avevo un taglio alla tedesca. Ma, per eredità di famiglia, ho le orecchie come Dumbo, perciò le copro con i capelli. In Usa li tenevo fino a mezza schiena. Mi scambiavano per un apache: di che tribù sei, Gavino? Gavino Sanna, pubblicitario (Paolo Baldini). Corsera.
L’elicottero, con la coppia Ceausescu partito da Bucarest senza una destinazione precisa, si sposta in varie località, poi i piloti abbandonano il Conducator senza scorta in un campo di orzo. Un medico, un certo Degan, si offre di accompagnare i due fuggitivi sino alla caserma di Targoviste, da dove scompare portandosi anche il tesoro dei Ceausescu: un pesante pacco con lingotti o una forma di oro massiccia. Questo strano medico, racconta Cartianu, fugge il giorno dopo, con tutta la famiglia, per New York: nessuno avrà più sue notizie. Aldo Forbice. LaVerità.
Gentile Laura Torrisi vi scrivo dopo averci a lungo pensato. Non vorrei esser preso in giro per un sentimento. Infatti vi amo (almeno penso). Non sono mai stato fidanzato pur avendo 25 anni. Come lavoro faccio il cretino alle aste degli oggetti che vengono abbandonati nei depositi del comune di Chieti. All’asta, alzo la mano come per essere interessato all’acquisto poi subito cambio idea e confondo chi compra con chi vende. Come lavoro mi piace, anche se guadagno poco. In pratica solo le mance per mandarmi via. Siete molto bella per cui domani vi scrivo ancora a questo indirizzo: Sig.na Laura Torrisi Colline di Firenze. Il mio indirizzo è Milani Maurizio Colline di Firenze. Sì, Laura, sono il vostro vicino di casa. Si fa per dire! Dalla mia villa alla vostra ci sono 5 chilometri. Sono quello con l’Alfa Romeo del 1970 con portiere saldate per cui entro dal finestrino. Ieri ho letto su Chi che eravate in vacanza a Patrasso. Arrivo oggi in auto. Non per vantarmi ma il bar più bello che c’è a Patrasso è mio. Un caro saluto. Maurizio Milani, scrittore satirico. Il Foglio.
Mah. Sono come quel bullo di Trastevere: Ar malocchio io mica ce credo, ma la jella c’è. Paolo Caccia Dominioni, Alamein. Longanesi, 1966.
Ho una tale fame di gloria che mi accontento delle adulazioni. Roberto Gervaso. Il Giornale.