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 2020  febbraio 05 Mercoledì calendario

Le punizioni dei genitori ai figli somari

C’era una volta – e nemmeno tanto tempo fa, solo qualche decennio, ma sembra un’epoca preistorica – uno scolaro infelice, tremante di paura, che tornava a casa mogio mogio, con la pagella chiusa nella cartella – non c’erano ancora gli zaini o le borse con le rotelle – tormentato dal pensiero di quel che gli sarebbe capitato dopo aver mostrato ai genitori quel temibile documento, idea che lo rendeva pavido e stordito, senza contare l’umiliazione di sapere di aver mancato al proprio dovere. Cose di un altro mondo. Oggi i ragazzi non hanno quasi mai paura di mostrare le loro pagelle, sempre più problematiche, e i genitori si mostrano indifferenti, o molto comprensivi, oppure pensano che la colpa sia prevalentemente dei professori, comunque della scuola. Le punizioni, se ci sono, mirano a colpire gli “interessi” dei figli, l’uso degli smartphone e dei videogiochi, la paghetta. Il senso del dovere e il riconoscimento delle proprie lacune non sembra toccarli se non in minima parte. Questo è quanto si può sperimentare nella vita quotidiana, ma che viene confermato anche da indagini e statistiche, come quella presentata dal sito Skuola.net. Nel momento in cui si chiude il primo quadrimestre scolastico, con scrutini e pagelle in campo, si sono voluti esaminare i comportamenti di 1500 genitori di ragazzi che frequentano le scuole medie e superiori, alle prese con le pagelle di metà anno. Di quanti si sono visti presentare una pagella con più insufficienze che sufficienze – una media che va dall’8 al 13 per cento, a seconda che si tratti di licei, istituti tecnici e professionali – il 46 per cento si è definito arrabbiato, mentre il 10 per cento si è dichiarato indifferente. Genitori in buona parte capaci di reagire, allora.

Sì, ma quel dieci per cento di indifferenti ai problemi scolastici dei figli non è un dato di poco conto, è un dato che fa riflettere.Se poi si esaminano le reazioni davanti ad una pagella disastrosa, senza quasi sufficienze – e non si deve pensare che siano eccezioni, anche in questo caso si va da un 8 per cento dei licei ai picchi del 22 per cento dei professionali e del 15 per cento dei tecnici – sale la quota dei genitori non curanti, forse per disperazione o per rassegnazione: sono il 36 per cento, persino di più di quelli che l’hanno presa male, ossia il 35 per cento. Tra i genitori arrabbiati per le dubbie performance dei figlioli la maggior parte (55 per cento) le attribuisce allo scarso impegno di questi ultimi. E fra costoro la via battuta è più quella della “morbidezza” e della comprensione. Però la tradizionale punizione non è stata del tutto cancellata, si è adattata ai tempi. Circa un genitore su tre, quindi, ha voluto mettere in castigo i figli svogliati e disattenti. E li colpiscono nelle loro abitudini più comuni e amate: il 60 per cento di questi genitori “severi” impedisce loro di utilizzare smartphone, videogiochi, computer. Il 20 per cento ha vietato di uscire con gli amici, il 5 per cento ha tolto o diminuito la paghetta. Ma c’è anche una percentuale di genitori che non vuole sentire ragioni e punta il dito contro la scuola, a fronte dei voti disastrosi dei figlioli. Uno su cinque ammette di aver protestato in modo ufficiale, ossia scrivendo lettere formali o parlando con i docenti. I genitori, d’altronde, sono andati in massa ai colloqui con i professori (laddove erano previsti, ci è andato l’81 per cento) e non si è trattato di un bello spettacolo: in un caso su quattro il colloquio non ha avuto toni che possiamo definire civili. Urla, insulti e persino aggressioni fisiche. Come si sottolinea nell’articolo del sito, i numeri non sono elevati alla massima potenza, ma le percentuali, se riportate su larga scala, fanno di certo impressione. Del resto, ancora una volta i dati parlano chiaro: durante l’anno scolastico 2017-2018 si sono verificati 81 casi stimati di violenze fisiche contro gli insegnanti e 33 accertati, in pratica 4 episodi ogni settimana. Senza contare le aggressioni verbali.
D’altro canto, si moltiplicano anche i casi di professori, maestri, insegnanti di sostegno che aggrediscono, picchiano e “bullizzano” i loro allievi. Un disagio psichico crescente minaccia una delle categorie professionali più importanti ma anche sottovalutate, sottopagate, demotivate e stremate dal costante stato di precariato. La scuola, insomma, versa in condizioni difficili, e certo non da oggi mentre ancora si continua a discutere se sia opportuno usare severità, punire, richiedere disciplina, oppure continuare sulla via del dialogo, della mediazione, della partecipazione. Intanto, l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, in un rapporto del 2017 ha rilevato come nei luoghi nei quali viene applicato un certo grado di disciplina e si percepisce un forte coinvolgimento dei docenti, gli studenti italiani sono più sereni, i risultati migliori e gli insegnanti meno stressati.