ItaliaOggi, 5 febbraio 2020
Periscopio
Chi le tira di qua, chi di là; si teme un «ratto delle sardine». Dino Basili. Uffa news.
Pietro è una forza della natura... bè, no, vedrai, secondo me ti diverti come un pazzo... di un cattivo gusto e di una simpatia totali, altro che Briatore o Trimalcione. Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli, 2014.
Bisogna avere la consapevolezza che al tavolo della pace relativa, in questo caso, alla Libia, non siedono solo galantuomini e hai titolo per pesare solo se puoi poggiarvi una pistola (talvolta metaforicamente). Questa regola è estranea alla tradizione diplomatica italiana, per la quale è essenziale esserci. Tuttora resto viene dopo, se viene. Risultato. Rendiamo più visibile la nostra scarsa influenza. Però offriamo un attimo di buon umore a chi ci siede accanto. Lucio Caracciolo. Repubblica.
Il figlio Alessandro di Giampaolo Pansa era ancora single, anche se aveva fissato le nozze per il luglio 1990. Si prospettava un bel pasticcio. Ma non ci fu niente da fare. Ha presente quando apri le finestre, fuori c’è un gran vento, tira la tramontana, e non riesci più a chiuderle? Tu provi, insisti, ma il vento è troppo forte, tiene tutto spalancato, anche contro la tua volontà. Ecco, per entrambi fu impossibile chiudere le finestre. Adele Grisendi, seconda moglie di Giampaolo Pansa (Aldo Cazzullo). Corsera.
La sinistra, manovrata dai suoi esponenti al Quirinale, Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella, si assunse il compito spavaldo di guidare il Paese malato verso qualcosa. Sono passati 8 anni e 6 governi, tecnici o piddini, salvo il legastellato Conte I. Unica costante tra tutti: obbedire all’Ue, affannandosi sullo zero virgola del rapporto, deficit-pil. L’Italia, da malata, è in rianimazione. La sinistra è alla canna del gas. Ha vergogna di sé e si nasconde dietro le sardine. Conte si è rivelato più ciuffo che testa. Sola speranza: elezioni e passaggio del testimone a Matteo Salvini & soci. Ma è solo una speranza. Neanche da quelle parti, mi pare, ci sono una visione e un leader chiari e certi. Giancarlo Perna. la Verità.
L’influencer anticipa un futuro in cui il lavoro, almeno quello del terziario avanzato che conosciamo oggi, sparirà. L’influencer è un tizio totalmente occupato e nello stesso tempo totalmente ozioso. Che cosa fa Chiara Ferragni? Lavora mentre viaggia in prima classe, mentre prova un vestito griffato, mentre degusta uno champagne. La pagano per essere sé stessa, al contrario delle modelle che hanno un contratto. Oggi le case di moda, le compagnie aeree, gli hotel di lusso, i ristoranti, i brand della gioielleria sono disposti a pagare da 5 mila a 50 mila euro per un post in cui un influencer indossa un capo, si fotografa nel letto di una camera d’albergo o davanti a un piatto, sfoggia un orologio, taggando i relativi marchi. Paolo Landi, comunicatore e esperto di Instagram (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Sono nato a Udine. Passaporto inglese fino al 1972 quando ho preso la cittadinanza italiana. Mio padre era un ufficiale inglese. Sposò mia madre nel 1947. Divorziarono nel 1953. Ho vissuto a lungo con lei e mia nonna, la quale prediligeva i luoghi di villeggiatura. Ho vissuto quattro anni a Cortina, ho fatto la maturità a Desenzano, università a Pavia e specializzazione a Firenze. A Pavia conobbi Mario Galizia e a Firenze Giuliano Amato. Entrambi importanti per la mia formazione. Concorso nel 1978 a Scienze politiche. Moro stava per essere rapito e Vittorio Bachelet sarebbe stato assassinato un paio di anni dopo dalle Br, sulla scalinata della facoltà, mentre conversava con la sua assistente Rosy Bindi. Anche il giuslavorista Massimo D’Antona, che era poche stanze più avanti della mia, fu ucciso alla fine degli anni 90 dalle Br. Questa catena di morti è stata la parte più efferata e tragica della nostra storia: una scia di sangue che ha reso opaca la nostra democrazia. Fulco Lanchester, costituzionalista (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Guardo i corpi delle ragazze, le schiene lisce e dure, il bagliore dei denti candidi, i seni alti, i ventri incavati sopra il pube rigonfio, i capelli i cui problemi (dei veri drammi) sono le doppie punte o se devono essere lisci o ricci. Non ci andrei mai a letto. Mi parrebbe un incesto. Preferisco corpi un po’ più sfatti, più dolci, più maturi. Semplicemente rimpiango, in loro, il Tempo Perduto. Massimo Fini, Ragazzo. Marsilio, 2007.
Moltissimi fuggivano verso occidente, lontano dal Piave. Più nel mezzo (con la lentezza imposta dai fardelli, dalle masserizie stipate sui carri, dall’età dei vecchi e dei bambini) andavano i profughi. Ai bordi, speditamente, come morsi da una spavalda e frettolosa ambascia, i disertori. Avevano gettato le armi e quanto possibile della divisa. Si facevano largo a gomitate, a bestemmie, tra i civili che, nella marcia, invece conservavano una compostezza biblica. I più impazienti sorpassavano tutti quanti di corsa fuori dalla carreggiata, guizzando nell’acquitrino dei prati; qualcuno faceva, ai lenti marciatori del convoglio, gesti di beffa. Luigi Santucci, Orfeo in Paradiso. Mondadori, 1964.
Sappia dunque che il 28 giugno di tutti gli anni che finiscono in 2: 1902, 1912, 1922, 1932, alle 10 del mattino, mi è successo di spaccarmi una gamba, la testa, un braccio, il malleolo. E quelli volevano che proprio il 28 giugno 1942 io salissi sopra un buon S 81, lento e maturo, destinato a sorvolare mille chilometri di Mediterraneo tra sciami di cacciatori della Air Force? Un cavolo, signori miei. Tanto Tobruk era già presa. Mi do ammalato, resto due giorni a letto e il 30 mi presento a Lecce. Due ore dopo sono in volo. Atterriamo sopra Derna, a Fatheya, e chi è la prima persona che vedo a terra? Il caro Caputi, vestito da capitano pilota. «Che cosa fai qui?». «Niente di male, comando il campo». «Senti un po’», gli dico, «chi è arrivato con l’aereo di domenica 28?». «Non è arrivato nessuno perché l’aereo, quello giornaliero, degli ufficiali isolati, che aveva regolarmente decollato a Lecce, è scomparso in mare». «A che ora era decollato?». «Alla solita ora, alle dieci del mattino». Paolo Caccia Dominioni, Alamein. Longanesi, 1966.
Avevo difficoltà a parlare con mio padre. Un uomo all’antica poco avvezzo alla comunicazione; per noi figli sarebbe stato importante avere una figura di riferimento. A volte, per dirgli le cose, gli lasciavo dei biglietti. Comunque, nel bene e nel male, è stato una figura importante per me. Andrea Vitali, romanziere (Luca Pavanel). il Giornale.
Scoppiare di salute è un modo di morire rumorosamente. Roberto Gervaso. Il Giornale.