il Fatto Quotidiano, 5 febbraio 2020
Droghe sintetiche, la Cina la nuova Colombia
Dimenticatevi la geografia della droga come la conoscete. La coca dalla Colombia, con boss iconici alla Pablo Escobar. L’oppio in Afghanistan e nel Triangolo d’oro fra Thailandia, Laos, Myanmar. Il fumo “marocchino” o “pachistano”. Dimenticatevi pure le classiche rotte del traffico e annessi escamotage per sfuggire ai controlli, dai sottomarini agli imboschi fra merci insospettabili. Perché, entrando nel mondo delle droghe sintetiche e delle “nuove sostanze psicoattive”, cambia tutto. Amfetamine, metamfetamine, Mdma, per restare sul classico. Fentanyl, cannabinoidi sintetici, medicinali contraffatti e centinaia di molecole dai potenti effetti allucinogeni e dissociativi. In questo nuovo mondo, l’Europa è per la prima volta nella sua storia una produttrice, e persino esportatrice, di sostanze da sballo. A fare da protagoniste, nazioni che non siamo abituati a definire “canaglia”: soprattutto Paesi Bassi e Belgio. E la Cina, e l’India, a cui di solito pensiamo per altre brillanti performance nell’economia globale.
L’Europa, sulle droghe sintetiche classiche, è largamente autosufficiente. I Paesi Bassi sono il maggiore produttore di Mdma e metanfetamine, sotto il controllo di gruppi della criminalità organizzata olandese e belga – sancisce un recente rapporto di Europol – insieme a bande di motociclisti (fenomeno tutt’altro che folcloristico in Nord Europa). Gli olandesi, inoltre, scambiano Mdma con organizzazioni turche in cambio di eroina e morfina. Per una volta, insomma, non sono le mafie italiane a farla da padrone. Il cliente finale – lo abbiamo raccontato anche nelle puntate precedenti di Sherlock – si serve spesso sul dark web: tre marketplace fanno il 99% dell’offerta online di Mdma (uno di questi si chiama “Berlusconi Market”). La mecca delle metanfetamine è invece la Repubblica Ceca, dove si è ritagliata un ruolo crescente la criminalità organizzata vietnamita. In questo mondo alla rovescia, siamo diventati persino esportatori di droga verso il Medio Oriente. È il caso del Captagon, uno stimolante che prende il nome da un farmaco ufficiale. Prodotto principalmente in Bulgaria, prende la via della penisola arabica e in alcuni casi è stato utilizzato da jihadisti suicidi.
E la Cina? Fornisce i precursori, sostanze necessarie a sintetizzare le amfetamine. Ma è nel ramo delle nuove sostanze psicoattive che assume un ruolo paragonabile a quello della Colombia per la cocaina. “La Cina resta l’origine principale di questo tipo di droghe – scrive Europol – vendute ed esportate alla luce del sole da aziende farmaceutiche locali in grado di produrre su scala industriale”, anche se piccoli laboratori sono stati individuati in Europa (Paesi Bassi e Polonia). Le sostanze, confezionate in buste che vanno dai pochi milligrammi a centinaia di chili, sono commercializzate via internet e inviate via aereo o nave tramite i comuni corrieri e servizi postali, magari etichettate come alimenti, cosmetici, integratori.
L’India ha un ruolo meno pesante, ma con una particolarità: fornisce prodotti finiti, sotto forma di farmaci. Magari ammessi dalla legislazione locale e non dalla nostra. Oppure falsificati. Difficile fermare questa industria, in cui fanno profitti sia aziende chimiche regolari sia piccoli laboratori nascosti nelle zone rurali. “Da noi l’industria chimica è strettamente regolata e composta da pochi grandi gruppi”, chiarisce a Sherlock Andrew Cunningham, responsabile del settore Mercato, crimine e offerta dell’European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction. “In Cina e in India le maglie sono molto più larghe, con una miriade di piccoli produttori indipendenti”. È difficile persino sapere se e quanto le forze dell’ordine locali facciano il loro lavoro. “Con la Cina non abbiamo alcun canale di comunicazione aperto, nessun interlocutore. L’India afferma ufficialmente di contrastare il fenomeno, ma non abbiamo i mezzi per verificare”, continua Cunningham. “Eppure l’unica possibilità che abbiamo è lo scambio di informazioni investigative”.
Intanto il mercato vola. Secondo Europol, i consumatori di amfetamine nel nostro continente sono 1,7 milioni (di cui 1,25 milioni giovani fino ai 34 anni), mentre assumono Mdma ben 2,6 milioni (oltre due milioni di giovani). Il fatturato: un miliardo e mezzo di euro l’anno.