Corriere della Sera, 5 febbraio 2020
L’oblio scientifico parte dalle vie delle città italiane
La pronipote di Nikola Tesla, Desanka Mandic, ha chiesto recentemente di dedicare più vie o piazze italiane al suo celebre e geniale avo. In effetti non sono molte le strade intitolate a Tesla: Google Maps ne segnala una a Roma, una a Padova e una terza ad Olbia. Oltre a questo c’è poco d’altro. Se è comprensibile l’orgoglio parentale di Desanka Mandic, meno sensata appare l’assenza di una medesima aspirazione per i tanti scienziati e geni nazionali quasi dimenticati dalla memoria collettiva, dalle istituzioni, dall’opinione pubblica e anche dai libri. Certo, non è così per tutti. Galileo Galilei, Leonardo da Vinci ed Enrico Fermi sono ben rappresentati. Ma lo stesso non si può dire di tanti altri. Così mentre si discute di improbabili e onestamente improponibili vie ad Almirante varrebbe la pena fare un giro su Google Maps per vedere come sono posizionati i nostri «Tesla». Vittima iconica di questa dimenticanza è il povero Antonio Meucci che un aspro contrappasso dantesco ha reso famoso come dimenticato. Via Meucci nel milanese compare solo come anonima viuzza a Bresso. E senza nessun riferimento alla paternità del telefono. Ma anche a Firenze a cui il Meucci deve i natali lo ricorda solo in periferia, anche qui in pochi metri. La lista è lunga e può essere accresciuta a piacere. Bartolomeo Cristofori a cui si deve l’invenzione del fortepiano, al secolo il pianoforte, a Roma occupa meno di duecento metri di una traversa di via Portuense. A Padova è oscurato dalla possente via Savonarola. A Milano non sanno chi sia. Non lamentiamoci poi se anche gli studenti dei conservatori sono convinti che il pianoforte sia nato in Germania. Evangelista Torricelli, sempre a Milano, è uno stradello in fondo all’Alzaia Naviglio Pavese. Aver scoperto il vuoto lo ha confinato in un altro vuoto, quello della conoscenza. A Roma è relegato al Lungotevere Testaccio, ma almeno in compagnia con un altro genio come Galileo Ferraris che proprio con Tesla si scontrò sul motore elettrico. Non c’è da meravigliarsi troppo visto che in molte altre città questi grandi personaggi non godono nemmeno di un vicolo, con un riflesso evidente nella nostra cultura scientifica e con una chiara simmetria con il trattamento che ancora oggi riserviamo alla scienza, alla ricerca e alla tecnologia.