Corriere della Sera, 5 febbraio 2020
La super-trivella lunare
«Ora possiamo realizzare la trivella che, imbarcata sulla sonda russa Luna 27, permetterà di esplorare il sottosuolo della Luna». Con queste parole David Parker, direttore dell’esplorazione umana e robotica dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea, ha dato il via alla prima operazione che l’Europa effettuerà sul nostro satellite naturale. La protagonista sarà appunto una trivella, in realtà un complesso sistema robotico che dalla perforazione arriverà ad analizzare i contenuti del suolo. Il sistema, battezzato Prospect, nasce in Italia nei laboratori di Leonardo a Nerviano, vicino a Milano, dove Parker ha firmato il contratto di 31,5 milioni di euro per avviarne la realizzazione. L’Esa collabora con l’agenzia spaziale russa Roscosmos alla missione Luna 27 prevista tra il 2024 e 2025 che sbarcherà nel polo sud lunare con l’obiettivo di indagare le risorse naturali utili a una futura colonia e, prima di tutto, la quantità d’acqua la cui presenza è confermata in forma di ghiaccio nel suolo.
Per questo è nato il progetto della trivella e dal 2016 si sta lavorando per definirne le caratteristiche provando la sua efficacia su un materiale analogo al suolo lunare. Il buon esito di questa fase ha portato al contratto per la costruzione del sistema da imbarcare sulla sonda.
La trivella è lunga 1,5 metri e scaverà per un metro, dove la temperatura potrà essere di 150 gradi sotto lo zero centigrado. Il corpo centrale di 5 centimetri è un tubo d’alluminio con all’interno i motori e attorno le spirali per la perforazione. La punta in acciaio e carburo di tungsteno ha al centro una mini-trappola per catturare e liberare il campione il quale viene fatto cadere in un imbuto. Quindi è scaricato in 25 minuscoli forni, contenenti ciascuno circa tre millimetri cubi di materiale dove è riscaldato, mentre i gas vengono analizzati per identificare le componenti.
«Abbiamo compiuto i test nei nostri laboratori e al Cisas dell’Università di Padova, sia sulla regolite (il materiale superficiale della Luna), sia sulla più dura roccia magmatica anortosite per avere conferma di diverse situazioni» spiega Guido Sangiovanni, alla guida del programma in Leonardo.
Qui nascono trivella, forni, sistema di posizionamento e di gestione elettronica dell’operazione, mentre l’analisi dei gas è compiuta da un apparato della Open University inglese. «Con questo programma, l’Asi garantisce il 28 per cento della partecipazione al progetto europeo e rappresenta il terzo passo di un impegno nella robotica per l’esplorazione interplanetaria sviluppato dagli anni Novanta», sottolinea Raffaele Mugnuolo, responsabile del settore all’agenzia spaziale. Infatti la trivella robotizzata è un’innovazione tutta italiana, unica a livello internazionale.
La prima, concepita al Politecnico di Milano, ha volato sulla sonda Rosetta/Philae dell’Esa per studiare la cometa Churiumov-Gerasimenko e la seconda, più grande, partirà in luglio con Exomars per cercare la vita su Marte. Tutte sono state realizzate dagli ingegneri di Leonardo immaginando la sfida di altri mondi.