Corriere della Sera, 5 febbraio 2020
Liceale francese insulta l’Islam: sotto scorta
«Non mi pento per niente delle mie parole, era davvero quel che penso», ha detto ieri sera in tv Mila, 16 anni, la liceale di Villefontaine (vicino a Grenoble) che dal 19 gennaio riceve centinaia di minacce di stupro e di morte, ha lasciato la scuola, ed «è sottoposta assieme alla sua famiglia a una protezione particolare da parte della polizia nazionale», ha detto ieri pomeriggio in Parlamento il ministro dell’Interno Christophe Castaner.
Cominciata come un litigio su Instagram, la vicenda di Mila è diventata un affare di Stato che rimette in discussione la nozione di laicità in Francia, l’abrogazione del delitto di blasfemia che risale al 1881, e infine la stessa convivenza tra francesi di origini e convinzioni diverse. Cinque anni dopo la strage di Charlie Hebdo per le caricature di Maometto, oggi una ragazzina rischia la vita per avere osato reagire alle offese omofobe insultando la religione musulmana.
«Mi scuso un po’ per le persone che posso avere ferito e che praticano la loro religione in pace», ha detto ieri sera Mila durante la trasmissione Quotidien. «Ma io non ce l’ho mai avuta con le persone, ho voluto praticare la blasfemia, dire quello che pensavo della religione».
Sabato 19 gennaio, Mila posta uno dei suoi video su Instagram. Sogna di fare la cantante, e pubblica spesso le sue canzoni online. L’account ha il simbolo dell’arcobaleno della comunità LGBT e capita che la ragazza evochi la propria omosessualità. Quel pomeriggio un ragazzo scrive commenti sul video e cerca di agganciarla, lei resta educata ma respinge le avances, e a qual punto partono gli insulti omofobi. Il ragazzo e i suoi amici islamici la chiamano «sporca lesbica» e «francese di m...», ed è solo l’inizio.
Lei perde la calma, non risponde alle offese personali e non rivolge frasi razziste a nessuno ma posta un altro video nel quale dice di detestare tutte le religioni, e in particolare parla del Corano come di una «religione dell’odio» e aggiunge: «La vostra religione è solo m..., il vostro Dio? Gli metto un dito nel... Grazie e arrivederci». A questo punto lo scontro online prende un’altra dimensione. Da quel giorno le arrivano in continuazione messaggi di gente che vuole difendere l’onore di Allah promettendo a Mila le torture e le morti più atroci.
La magistratura apre due inchieste: una contro chi minaccia, l’altra – poi archiviata – contro la ragazza per «incitamento all’odio». E Nicole Belloubet, ministra della Giustizia del Paese dove nel 2015 quattro milioni di persone scesero in piazza per difendere il diritto di criticare, prendere in giro e magari insultare le religioni, se la prende con Mila che«ha recato offesa alla libertà di coscienza». Dopo le proteste – «Siamo in Francia, non in Arabia Saudita» – la ministra ha chiesto scusa, ma la solidarietà alla ragazza è incerta e pochi dicono «Je suis Mila». Il ministro dell’Istruzione Jean-Michel Blanquer cerca una soluzione: la liceale non può ancora tornare a scuola perché nessun istituto oggi è in grado di garantirle la sicurezza.