Avvenire, 5 febbraio 2020
La prima partita di calcio trasmessa in tv
I sette gol inflitti dall’Atalanta al Torino, la goleada della Lazio contro la Spal, parecchie partite che si concludono con risultati molto larghi. La fase difensiva non è più quella di una volta o, probabilmente, le nuove regole e il Var contribuiscono a creare maggiori vantaggi a chi attacca. Una delle goleade storiche del nostro campionato compie 70 anni. Il 5 febbraio 1950, allo stadio Comunale di Torino, lo scontro scudetto tra Juventus e Milan si concluse con un clamoroso successo dei rossoneri per 7 a 1. Era il primo campionato post Grande Torino. Quella partita passò alla storia anche per essere stato il primo incontro di calcio trasmesso in televisione. Si trattò di un esperimento. A quei tempi, la Tv di Stato non aveva ancora avviato le trasmissioni. Per la sola zona di Torino, l’Eiar, antesignana della Rai, stabilì la ripresa televisiva per dar modo, a quanti non avevano trovato posto allo stadio, di non perdere la partitissima. La gente si ammassò nei bar o nei pressi delle vetrine dei negozi. Poche famiglie possedevano allora un apparecchio televisivo. A trasportare le telecamere nello stadio furono i Vigili del Fuoco in una giornata molto fredda. L’unico trasmettitore disponibile era quello di Torino-Eremo. La telecronaca venne affidata al toscano Carlo Bacarelli, pioniere dei giornalisti radiotelevisivi. «La partita si giocò in un pomeriggio di nebbia, – ricordava Bacarelli – vedevo figure vaghe, allora andai avanti guardando il monitor e mi accorsi che l’occhio elettronico era più sensibile di quello umano». Tre anni dopo, Bacarelli commentò Italia-Cecoslovacchia, il primo incontro della Nazionale trasmesso in diretta dalla televisione italiana. Quello Juve-Milan non ebbe storia. I rossoneri demolirono la squadra bianconera, guidata dal britannico Carver, che schierava Carlo Parola in difesa e in avanti i “magnifici cinque”: Muccinelli, Martino, Boniperti, Hansen e Praest. Un attacco da brividi. L’ungherese Czeizler, allenatore milanista, rispose con il trio svedese Gre-No-Li: il professor Gren, il pompiere Nordhal e il barone Liedholm. Tra i pali stazionava il ventenne friulano Lorenzo Buffon, lanciato titolare tre settimane prima dopo l’infortunio di Bardelli. Il gol dello juventino Hansen, imbeccato da Praest, fu la quiete prima della tempesta. In meno di un quarto d’ora, il Milan andò a segno quattro volte con i tre svedesi. In avvio di ripresa, dopo la tripletta di Nordhal, il passivo bianconero crebbe ulteriormente grazie alle reti di Burini e Candiani che fissarono il risultato sul 7-1. E pensare che l’attaccante svedese, un anno prima, era stato regalato dalla Juve al Milan, per volontà di Gianni Agnelli, dopo lo sgarbo di mercato riguardante l’ingaggio del danese Praest, soffiato astutamente ai rossoneri. Nordhal in quella partita fu un vero uragano. Per la Juventus lo scontro scudetto si trasformò in un’ecatombe. L’arbitro Galeati, un ex ferroviere della sezione Aia di Bologna, faticò a trovare spazi nel suo taccuino per annotare gli ultimi marcatori dell’incontro. Il bianconero Parola perse la calma, rifilando un calcione a Nordhal: espulso. Nello stadio torinese calò un silenzio irreale. Il diavolo annichilì la vecchia signora davanti alle telecamere. Non solo i 47 mila dello stadio ma anche i telespettatori ammirarono le giocate irresistibili dei rossoneri che in classifica si portarono ad un solo punto dalla capolista. Dopo il crollo epocale della Juventus, le cronache giornalistiche di Torino riportarono la notizia di un manovale impazzito. Acceso sostenitore juventino, fortissima fu la sua costernazione nell’assistere al crollo della sua squadra del cuore. Pronunciando il nome di Nordhal, la collera lo scuoteva tutto. Ripeteva ossessivamente ad alta voce di volere andare a Milano per bruciare vivo Nordhal. Finì ricoverato al reparto psichiatrico dell’ospedale di Collegno. Nella macchina che lo portava al nosocomio, il manovale non cessava di parlare della partita, ripetendo e maledicendo i giocatori del Milan, autori delle sette reti alla Juventus. Quella domenica di febbraio, l’unico vincitore al Totocalcio si portò a casa la somma altissima di 77 milioni di lire. Il fortunato, il sardo Giovanni Mannu, classe 1912, era un ex minatore originario de La Maddalena, tifoso della Carbosarda. A suggerirgli il 2 in Juve-Milan fu la moglie che di calcio non capiva nulla. Passarono alcune ore prima della conferma della sua vincita milionaria. Pochi giorni dopo gli venne proposto l’ingresso in una società per l’acquisto di un terreno nel cui sottosuolo scorreva il petrolio. Persa la battaglia, la Juve vinse comunque lo scudetto. Quella partita ricca di gol sancì l’inizio della storia che avrebbe legato il calcio alla televisione.