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 2020  febbraio 05 Mercoledì calendario

Parla Keta che duetterà con la Lamborghini

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
SANREMO Nell’epoca in cui conta apparire su Instagram e tutti sono a caccia di 15 minuti di celebrità, lei fa la scelta opposta: si mimetizza in una donna senza volto, occhiali da sole e mascherina (pre Coronavirus). Nessuna ma anche centomila perché «non avendo volto, c’è un po’ di Myss Keta in ognuno di noi». Sedicente musa di Dalí e Andy Warhol, Myss Keta dice di aver trascorso estati in compagnia dell’avvocato Agnelli ed Edwige Fenech negli anni ’80. Nei ’90 invece sostiene di aver flirtato in barca a vela con D’Alema al largo della Costa Smeralda, e con Sophia Loren a Courmayeur. Origini tedesche non verificate, «milanese con Venezia nel cuore», età indefinita – né pochi né troppi —, il nome d’arte «è nato giocando con mia cugina, la dj Miss Kittin, cambiando qualche lettera qua e là». Ovviamente non si sa se la cugina è davvero sua cugina.
Perché la maschera?
«Volevo dare una voce piuttosto che un volto condiviso così tutti si possono riconoscere. E poi la maschera ha un fascino che viene dal teatro greco, ma anche dai giullari di corte, gli unici che potevano scherzare sul re».
Nell’epoca della fama per tutti, lei va controcorrente.
«Sono sempre stata ribelle, faccio il contrario di quello che fanno tutti. Non la tolgo mai, l’ho fatto solo una volta con il mio ex marito e ho sbagliato».
Il suo genere musicale è il rap, canta con il volto mascherato e anche i suoi testi (come quelli di Junior Cally) sono stati criticati. La musica deve essere un modello?
Controcorrente
Io come Celentano, lei nei panni di Claudia Mori: oltre il cliché dell’amore tra uomo e donna
«Sono convinta che l’arte debba avere la massima libertà di espressione. Come non si chiede a uno scrittore di censurare il suo flusso di coscienza, così deve essere per la musica. Non è nascondendo le cose nelle scatole che aiutiamo i giovani a capire la realtà».
Farà alcune incursioni su Radio2 e sarà protagonista dell’Altro Festival su Rai Play dove commenterà i look e le esibizioni dei cantanti in gara. Domani invece duetterà con Elettra Lamborghini in uno dei brani che hanno fatto la storia del Festival: «Non succederà più» di Claudia Mori. A cosa avete pensato?
«L’idea è quella di giocare sui ruoli: Elettra è perfetta nei panni di Claudia Mori, io in quelli di Celentano: usciamo dal cliché del duetto d’amore tra uomo e donna; l’abbinata amorosa donna-donna è uno schiaffo all’eteronormatività».
Ecco appunto, è un Festival sessista?
«C’è ancora tanta strada da fare per arrivare a far capire a tutti che uomini e donne sono uguali e che quella che conta è la qualità – non estetica – delle persone. Il Festival – che è supericonico e parte dell’immaginario pop – ha comunque acceso una luce su questo tema e mi sembra importante far sì che non si spenga».