Avvenire, 4 febbraio 2020
A ruba le macchine di disinfezione
Anche l’imprenditoria italiana si mobilita nella controffensiva anti- Coronavirus. Le aziende del settore protezione/sanificazione, su input del Ministero della Salute, stanno verificando e quantificando le scorte non solo di mascherine, ma anche di guanti e tute. Una richiesta definita ’preventiva alla diffusione del Coronavirus’, pervenuta ancora prima che si scoprisse il caso dei due cinesi trovati positivi a Roma. Il problema è che molti magazzini, almeno per quanto riguarda i dispositivi facciali, si sono svuotati. La Bongiornowork di Curno, alle porte di Bergamo, ha visto volatilizzarsi una partita di 50 mila pezzi in pochi istanti. «La domanda in questi giorni è aumentata del 2-3 mila percento – spiega la titolare Marina Bongiorno – I cinesi hanno fatto incetta delle mascherine disponibili per spedirle in patria». Ma in negozio arrivano anche padri di famiglia italiani preoccupati. «Per difendersi dal virus serve il modello denominato Ffp2, ma visto che è esaurito c’è chi si accontenta anche di standard inferiori. Si sono visti clienti litigare per le ultime mascherine rimaste». L’azienda è corsa ai ripari contattando i vari fornitori: un incremento della produzione è già stato avviato ma ancora non si sa se sarà in grado di soddisfare tutte le richieste. «Gli industriali che hanno impianti in Cina ci stanno sommergendo di ordini, abbiamo centinaia di prenotazioni. D’ora in poi, però, vogliamo tenere il materiale a disposizione del mercato italiano per far fronte a un eventuale fabbisogno massiccio interno».
C’è un’altra azienda di provincia impegnata in prima linea contro il virus. La Infinity Biotech di Rivergaro (Piacenza) produce macchinari di disinfezione compatti che stanno andando letteralmente a ruba. «Oggi (ieri per chi legge, ndr) – dice l’ad Roberto Facchini – abbiamo ricevuto un ingegnere cinese in arrivo dalla Germania: ha acquistato un grande quantitativo di macchine da spedire in patria. I cinesi stanno setacciando l’Europa alla ricerca di dispositivi del genere. Ma piovono richieste anche da Canada, Indonesia e Australia». Un macchinario costa dai 5 ai 12 mila euro: il fatturato sta lievitando ma Facchini è più preoccupato che soddisfatto. «Mi dicono che in Cina la situazione sia peggiore di quello che appare. Noi italiani però possiamo dare una grossa mano, perché siamo all’avanguardia nella disinfezione». Il Coronavirus è solo l’ultima di una serie di emergenze internazionali: sull’onda delle ultime epidemie, dall’Ebola alla Sars, negli ultimi anni il mercato dei disinfettanti (dominato dalle multinazionali Usa) è in crescita costante. Secondo un report di MarketsandMarkets il business salirà dagli 837 milioni del 2019 a 1 miliardo e 252 milioni nel 2024. La stima, però, risale a luglio. Dopo il Coronavirus andrà rivista al rialzo.