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 2020  febbraio 04 Martedì calendario

Potenziare i riflessi, la F1 insegna

Non tutti siamo piloti da Formula 1, ma possiamo ispirarci alle loro regole e trarre alcuni insegnamenti di salute e sicurezza dalla loro esperienza. Lo assicura Fred Fernando, responsabile sanitario di Scuderie Ferrari e fondatore di Medex, che sta per «Medicine exercise», con cui, a partire dalle pratiche dei gran premi, aiuta i dipendenti di molte aziende lontane dal mondo dello sport a diventare più prestanti.
E’ il caso di Generali: nella torre progettata da Zaha Hadid a Citylife, a Milano, Fernando ha installato un simulatore di F1. «Le aziende - racconta - si prendono sempre più cura dei dipendenti. Da un lato perché si rendono conto che l’assistenza sanitaria tradizionale non riesce a sopperire alle loro esigenze quotidiane, provocando una perdita di tempo e di energia, e dall’altro perché un personale in forma è garanzia di maggiori risultati».
La Ferrari è un’antesignana nella motivazione dei dipendenti proprio perché azienda sportiva e di prestazioni. Con l’Energy Hub, ora, Generali vuole coinvolgere su base volontaria il suo personale con una serie di attività. «Tanto per cominciare - spiega Fernando - visitiamo una popolazione di apparentemente sani, scoprendo, però, piccoli fattori di rischio che, se monitorati nel tempo, possono dare risultati positivi. Tutto sta nell’individuare e correggere le abitudini sbagliate. Dopo una valutazione funzionale, il dipendente può cominciare a usufruire, al mattino, in pausa pranzo o alla sera, della palestra con attrezzi, del circuito cardio e della sala yoga e pilates».
Un allenamento completo, studiato per arrivare al massimo risultato nel minimo tempo senza dimenticare lo stretching, visto che il mal di schiena è la seconda causa di assenza dal lavoro dopo l’influenza. «Il simulatore di F1 è un vero strumento medico - rivela Fernando - con l’esame di una serie di parametri vitali tipo elettrocardiogramma, consumo calorico, tempi di reazione e respirazione. Ed è molto utile anche per allenare la mente e imparare a gestire lo stress. Capacità che sono importanti al volante così come sul lavoro. In F1 viene preferito, in particolare, per stimolare i riflessi: molti piloti ce l’hanno anche a casa e la nuova frontiera è collegarlo alle ricerche delle neuroscienze in modo da studiare gli alimenti che migliorano le prestazioni».
I simulatori di All in sports, società con sede a Miami e a Maranello, sono una versione un po’ semplificata degli apparecchi utilizzati dalla Nasa per gli astronauti: sembrano dei mega-videogiochi, utili per simulare una serie di test, nello spazio come nei circuiti. «Utilizzare un’auto da corsa costa e, quindi, spesso ci si allena con il simulatore - spiega Fernando -. Una volta il mestiere del pilota era più fisico: al traguardo, spesso, non si riusciva neanche a alzare la coppa, ora è molto mentale. Si fa allenamento soprattutto per la parte superiore del corpo, attività cardio tipo bici e poca corsa, perché la schiena subisce già molti impatti dal telaio. Ma la maggiore attenzione va nel coltivare i riflessi. Il volante di oggi è molto complesso e l’auto stessa è più difficile da guidare. Si va sempre più veloce, il pericolo è maggiore e la squadra analizza i dati della vettura e del percorso in tempo reale, comunicando con chi guida. E il pilota dev’essere in grado di reagire tempestivamente. Il tutto a oltre 300 all’ora».
Ma l’attenzione del medico va anche all’alimentazione e al sonno. «Spesso le gare si disputano due domeniche di seguito, in genere in fusi lontani che comportano il "jet lag". E quindi si parte qualche giorno prima con l’adattamento all’orario di destinazione, la riduzione dell’esposizione alla luce e una dieta leggera: soprattutto verdure, pasta e tanta idratazione». Certo - conclude Fernando - «l’atleta non si crea solo in laboratorio, dove è utile allenarsi e conoscere il proprio corpo e i suoi limiti. Ognuno è diverso e molta della resa dipende dal momento, dall’emotività, dalle condizioni esterne e, come succede nel calcio, un campione, anche se un po’ imbolsito, può sempre fare goal».