Corriere della Sera, 4 febbraio 2020
Virus, le 1.600 chiamate (folli) al ministero
Chiamano anche per sapere se «è un rischio aver tenuto un serpente a casa» o «aver acquistato magliette made in China». Sono le domande più strambe raccolte dal 1500, numero verde istituito dal ministero della Salute con una doppia funzione. Rispondere alle domande sull’epidemia ed eseguire un primo screening sulle segnalazioni di casi sospetti. Una sorta di triage telefonico, per evitare le corse al pronto soccorso degli ospedali. Tra il 27 e il 29 gennaio, smistate circa 1600 chiamate, soprattutto da italiani e cinesi residenti in Italia, dirigenti scolastici e albergatori. I dubbi espressi con maggiore frequenza riguardano le precauzioni da adottare per proteggersi, le modalità di trasmissione del virus, il periodo di incubazione, i sintomi Numerose le richieste sulla possibilità di infettarsi maneggiando oggetti e alimenti di provenienza cinese. Il traffico di telefonate dipende dal clamore delle notizie. Quando si è saputo della coppia cinese con diagnosi positiva da ricoverata allo Spallanzani, il flusso ha avuto una impennata: 1200 contatti in 24 ore. La curva si è alzata in particolare dopo la conferenza stampa del premier Conte e del ministro della Salute Roberto Speranza. Il giorno successivo, sono arrivate altre 1500 chiamate. Fenomeno atteso per Giuseppe Ruocco, coordinatore al ministero Salute delle attività legate all’emergenza, tecnico della task force anti coronavirus. C’era lui nel 2003 quando il 1500 venne creato dall’allora ministro Girolamo Sirchia per affrontare l’emergenza SARS, la sindrome respiratoria grave simile alla nuova. Ora l’organico è stato rimpolpato anche con l’inserimento di mediatori di lingua cinese e psicologi che devono gestire 15 linee di risposta.