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 2020  febbraio 03 Lunedì calendario

L’ultimo circo degli animali a Milano

I tendoni del Circo Mario Orfei svettano solitari alla periferia di una città senza traffico. Nonostante la domenica a piedi di Milano i bambini sono tutti in fila per vedere il leone, ma nessuno ha il coraggio di dirgli che sarà l’ultima volta. Oggi infatti viene votato in consiglio comunale un nuovo regolamento sugli animali, che comprende il patentino per i cani pericolosi, il divieto del collare a strozzo, del dare da mangiare ai piccioni, il via libero ai pet in ufficio, ma lo stop a cetacei, lupi, orsi, pinnipedi, rinoceronti, ippopotami, giraffe, delfini, elefanti, tigri, leoni e pantere nei circhi. Se non si tratta della fine della tradizione circense poco ci manca, anche perché in molti comuni del Belpaese si discutono provvedimenti simili.
«A forza di difenderli questi animali li butteremo via. Se tutti facessero così dove li metteremmo?» commenta ironico Attilio Bellucci, direttore del circo, che però non sembra troppo preoccupato: «È la solita storia, gli animalisti si lamentano e i politici gli vanno dietro per ragioni elettorali. La nuova legge di Milano va contro tutti i ricorsi al Tar di ogni regione che abbiamo sempre vinto. Sarebbe una discriminazione impedirci di tenere gli animali, che tra l’altro amiamo. Usiamo meno certe specie anche per questione di costo e rispettiamo scrupolosamente normative e controlli». Nessun divieto su tendoni e su professionisti, ha spiegato l’assessore competente Roberta Guaineri, ma solo sugli animali: «Sul tema non esiste una norma nazionale e quindi abbiamo cercato di anticipare questo divieto, in attesa della legge italiana, che recepiamo, per così dire, in anticipo».
Il Mario Orfei è uno dei marchi storici con Moira Orfei, Togni e Medrano di un settore da anni in difficoltà. «Non solo per le critiche degli animalisti, ma anche perché videogiochi e telefonini penalizzano gli spettacoli dal vivo – spiega Bellucci –. Guadagneremmo di più a cambiare mestiere, ma chi cresce in questo ambiente non può farne a meno».
Attorno al tendone del circo vivono settanta persone, una piccola comunità nomade, con mogli e figli, di tante nazionalità e religioni. Italiani, americani, cileni, venezuelani, indiani, bulgari, romeni, pakistani e cattolici, musulmani, buddisti e atei. «Siamo un modello di convivenza pacifica – rivela Bellucci –. I miei figli ogni mese cambiano scuola, grazie alle facilitazioni per i membri di spettacoli viaggianti. Fellini diceva che il teatro noi ce lo mettiamo in spalla e lo portiamo in giro. È un lavoro bello, ma duro e sempre più difficile». 
A proposito degli animali, ogni famiglia del circo ha la roulotte vicino alla sua specialità. Bellucci dorme accanto ai cavalli, il domatore a fianco alla gabbia della tigre e così via. «Di grandi felini al Mario Orfei ne abbiamo sei e stanno benissimo. Certo, lo sappiamo che una tigre vivrebbe meglio nel Bengala, ma durerebbe anche di meno. Lo stesso vale per il leone e per i cavalli. Questi animali fanno parte della nostra famiglia e il nostro ultimo interesse è che stiano male o addirittura muoiano. Quando ci chiamano in Russia, un Paese dove il circo è molto considerato, facciamo molte tappe per strada, appoggiandoci su circhi amici, per farli riposare».
Molti spettacoli negli anni sono stati abbandonati. La tigre non salta più nel cerchio di fuoco, le scimmie sono scomparse e pure l’orso con la trombetta. Al loro posto ci sono l’uomo proiettile, il mago e perfino il robot Transformer per venire incontro ai nuovi gusti dei bambini. Non perdono fascino invece la clowneria e i giochi di prestigio. Né le discipline aeree, come il trapezio, la corda, i tessuti e i cerchi, dove equilibristi, funamboli, trapezisti e contorsionisti danno il meglio di loro. È il caso del Cirque du soleil, che a maggio sarà a Milano e che a mimo, acrobazie e giocoleria deve tutto il suo successo. Per Bellucci anche quella è una formula che segna il passo: «Noi prendiamo 40 euro a spettacolo dallo Stato, loro invece hanno avuto finanziamenti importanti per partire, ma da 3 anni sono in crisi. La verità è che oggi vivere con sei tigri e un leone è un lusso, ma lo sa quanto mangiano?».