la Repubblica, 3 febbraio 2020
La partita Genoa-Nacional in un filmato del 1925
«Stadio di Marassi, 1925. Il film restaurato ha 95 anni, ma sembra girato l’altro ieri: sono le più antiche immagini digitalizzate, con la più alta risoluzione possibile, della storia del calcio italiano. La collina di Quezzi mostra contorni nitidi. Sotto gli orti, sovrasta il campo da gioco Villa Piantelli, la “villa degli spiriti”. Incastrata tra la futura Gradinata Nord e il carcere, s’intravede la Caienna, la leggendaria tana dell’Andrea Doria. Sul greto del Bisagno si scorge un cavallo: una volta lì era tutta campagna. La folla in paltò sventola i cappelli per salutare l’ingresso delle squadre. I giocatori del Nacional, in larga parte freschi campioni olimpici, ascoltano l’inno nazionale, sorreggendo le bandiere di Italia e Uruguay. I colleghi del Genoa campione d’Italia stanno sull’attenti per la marcia reale. L’arbitro in giacchetta chiara è l’avvocato Giovanni Mauro, presidente dell’Aia, i due capitani Renzo De Vecchi “Il Figlio di Dio”, strappato al Milan per 24 mila lire e un posto in banca a Genova ad avallare il trasferimento, e col basco in testa Alfredo Zibechi da Montevideo, “El Pelado”, già avvolto dal mito: Abdón Porte, cui ha tolto il posto, si è ucciso nel 1918 con un colpo di pistola al Parque, lo stadio del Nacional. Il difensore Ramón Bucetta fa il pronostico col gesto delle tre dita. «Non sono trascorsi due minuti di giuoco che l’Uruguaj ha già segnato due goals», annota la successiva didascalia, corredo classico del cinema muto. I marcatori sono Pedro Petrone e Hector Scarone, goleador di antenati savonesi, che al 28’ del primo tempo scriverà il 3-0 finale su rigore, “in seguito a un evidente sgambetto”, come rileva il Var ante litteram. Chiosa definitiva: “Sfolla melanconicamente il pubblico, ma convinto che i vincitori, non a torto, si vantano del titolo di Campioni del Mondo”.
Il documento è di portata storica. Sarebbe l’unica copia esistente. Catalogata dal Museo del Cinema di Torino, ritrovata e restaurata in Uruguay, è una sintesi della sfida a Marassi tra il Genoa e il Nacional, che conserva nella sua sede di Montevideo la Copa Banco de Italia, il trofeo in palio. Quella del 5 aprile 1925 fu l’unica tappa italiana della famosa “Gira Europea” della squadra uruguaiana, che in 5 mesi, 159 giorni dall’8 marzo all’8 agosto, visitò 9 Paesi (Francia, Italia, Spagna, Paesi Bassi, Cecoslovacchia, Belgio, Svizzera, Austria e Portogallo) e 23 città. Con battesimo a Parigi e chiusura a La Coruña, giocò 38 partite (26 vinte, 7 pareggiate e 5 perse), segnando 130 reti (30 subite). Finora visibile solo su Youtube a bassa definizione, il filmato di 11 minuti – scoperto a Montevideo e digitalizzato in qualità assai superiore ai rari girati sportivi dello stesso periodo – regala uno spaccato anche sociale del calcio di 95 anni fa: restituisce i particolari dei volti, del paesaggio cittadino, del pubblico e del gioco stesso. Il merito è di un archivista audiovisivo di Montevideo, Felipe Bellocq. Lavorando dal 2017 al film ufficiale sulla storia del Nacional, presentato lo scorso dicembre, Bellocq scovò nell a cassaforte del club il 35 millimetri originale: «Secondo il database della Fiaf, la federazione internazionale degli archivi cinematografici, è l’unica copia esistente. Era fortunatamente preservata dal deterioramento, che per le pellicole di allora, in nitrato di cellulosa, è fisiologico: la maggior parte è andata distrutta o si è incendiata. Ho deciso di digitalizzarla in risoluzione 2k e il risultato è eccezionale. Mi è sembrato giusto mettere al corrente della scoperta il Genoa e la città di Genova».
La risposta non è tardata. Giovanna Liconti, curatrice del Museo del Genoa, non nasconde l’entusiasmo: «Si tratta del più antico filmato della squadra: a giudicare dai primi frame, è un documento preziosissimo ». Negli archivi del Museo del Cinema, è catalogato in un manoscritto. Lo produsse Stefano Pittaluga, genovese di Campomorone e re del cinema muto italiano (suo il ciclo di Maciste), come pure il secondo film rimasto della squadra più antica d’Italia, sempre del 1925: l’interminabile e scabrosa serie di spareggi col Bologna per il primato della Lega Nord, propedeutico allo scudetto, del quale il Genoa si sente tuttora defraudato. Il 5 aprile 1925 lo scudetto, nono e ultimo della sua storia iniziata nel 1893, lo portava sulla maglia: fu la prima squadra italiana a farlo, così come era stata la prima in tournée oltreoceano in nave nel 1923 a bordo della Principessa Mafalda, in Argentina e proprio in Uruguay, terre di forte emigrazione genovese. Quando la nazionale uruguaiana vinse l’Olimpiade del 1924 a Parigi (il ciclo sarebbe proseguito con i Giochi del 1928 ad Amsterdam e soprattutto col primo Mondiale della storia, nel 1930 in casa), venne appunto organizzata dal Nacional la “Gira de Europa”, con molti tra i campioni del mondo, come venivano allora definiti i campioni olimpici. E fu naturale fare tappa a Genova, sfoggiando in particolare José Leandro Andrade (la Maravilla negra "sbalordirà pei suoi virtuosismi foot-ballistici”, commenta la didascalia) e Héctor Scarone ("un mezzo destro spettacoloso”, avrebbe giocato con Meazza all’Inter), italianizzato in Ettore. Il legame tra Genova e l’Uruguay sarebbe rimasto forte: il nonno di Pepe Schiaffino, simbolo con Alcides Ghiggia della Celeste campione del mondo nel 1950, era un macellaio di Camogli, emigrato in Sudamerica. Il legame tra il Genoa e Montevideo si sarebbe rafforzato col mercato, per lo più dal Peñarol, il rivale del Nacional: con Juan Carlos Abbadie e Carlos Aguilera su tutti. Il film di quasi un secolo fa rappresenta anche un documento di storia della tattica calcistica: alcune riprese a campo lungo, per quanto confuse, erano già servite per decifrare il controverso assetto difensivo di William Garbutt, il tecnico inglese dal quale deriva l’appellativo mister, attribuito in Italia agli allenatori. Adesso, grazie alle immagini restaurate, potrebbe cadere qualche altro segreto sui moduli del calcio d’anteguerra.
(ha collaborato Luca Faccio)