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 2020  febbraio 02 Domenica calendario

Quale è la situazione delle suore nella Chiesa cattolica

Le religiose rappresentano ancora oggi, nonostante il calo sempre più netto delle vocazioni e il numero crescente di abbandoni dell’abito religioso, la maggior parte delle ‘truppe’ di cui dispone la Chiesa cattolica nel mondo. E tuttavia il declino va avanti da molti anni senza che vi siano segnali di una sostanziale inversione di tendenza. Il fenomeno ha ormai delle caratteristiche statisticamente abbastanza stabili: cala a vista d’occhio il numero delle suore in Europa, Oceania e America dove i conventi si vanno svuotando, cresce impetuosamente il numero di vocazioni in Asia e Africa, ma questa ondata, pure significativa, non è sufficiente a invertire la rotta.

Per altro, nello stesso mondo missionario c’è chi solleva qualche dubbio su vocazioni religiose che, in alcuni casi in particolare nei Paesi poveri, potrebbero essere dovute più a fattori concreti – la ricerca di stabilità e sicurezza, di un ambiente protetto, il desiderio di uscire da una condizione di povertà – che da una reale scelta di vita sentita fino in fondo. Sta di fatto che dal 2010 al 2017, secondo gli ultimi dati disponibili diffusi dal Vaticano, il numero di suore è calato globalmente di circa li 10%. Si consideri che oggi le religiose sono circa 648 mila, i sacerdoti 414 mila.

In ambito femminile, i dati indicano un calo di circa 10 mila religiose ogni anno nei tempi più recenti; nel 2017 l’andamento numerico nel dettaglio era il seguente: si registrava una crescita, come ormai avviene da tempo, in Africa (+1.489) e in Asia (+1.118), mentre in America (-4.893), Europa (-7.960) e Oceania (-289) si confermava un andamento fortemente negativo. Tuttavia emergeva anche un mutamento interessante: la componente delle religiose in Africa e in Asia sul totale mondiale passava dal 32,1% al 38,1%, a discapito dell’Europa e dell’America la cui incidenza si riduceva nell’insieme dal 66,7% al 60,8%. Dunque la crisi sta portando con sé anche un riequilibrio a favore delle chiese del Sud del mondo.

QUANDO A STUPRARE È LA MADRE SUPERIORA È in questo contesto, dal quale emerge per altro un calo sensibile della vita religiosa anche maschile con dinamiche geografiche simili a quella femminile, che il cardinale brasiliano Joao Braz de Aviz – capo della Congregazione vaticana per gli istituti di vita religiosa – è intervenuto di recente per sottolineare alcune questioni. In un’intervista al mensile femminile dell’Osservatore romano, Donne chiesa mondo, ha confermato una volta di più l’esistenza del fenomeno degli abusi sessuali e di potere da parte di sacerdoti sulle suore, e ha messo in luce anche un altro aspetto del fenomeno: quello degli abusi di religiose nei confronti di altre consorelle (per esempio fra la formatrice e la sua allieva).

Il cardinale Braz de Aviz ha sottolineato la necessità di costruire contesti in cui le suore assumano ruoli di responsabilità

Si tratta traumi anche gravi, innescano abbandoni, sono la spia di un quadro generale formativo e gerarchico a dir poco problematico. Allo stesso tempo va ricordato come proprio su questi temi si stia impegnando l’Uisg, l’Unione superiore generali, che sta cercando di affrontare apertamente e con un certo coraggio i cambiamenti e la crisi della vita religiosa femminile. Da parte sua, il cardinale Braz de Aviz ha sottolineato la necessità di costruire contesti in cui le suore assumano ruoli di responsabilità e non vivano in una perenne condizione di subalternità nei confronti degli uomini.

Suore al lavoro (foto Matteo Bovo/Lapresse). QUEI CONVENTI IN EUROPA PIENI DI SOLDI MA SENZA RELIGIOSE C’è poi una questione relativa al denaro. Vi sono realtà, in Europa e anche in Italia, in cui poche religiose rimangono proprietarie di patrimoni immensi frutto della lunga storia degli istituti un tempo ricchi di vocazioni e donazioni e oggi in declino. In questo caso il rischio, come ha detto il papa, è che una congregazione sempre più piccola si attacchi ai soldi, ma quei beni, ha osservato il cardinale , non appartengono a quella congregazione o alle singole religiose, «sono della Chiesa». Resta vero, allo stesso tempo il fatto che molte religiose in Asia, Africa e America Latina, in condizioni spesso estreme, reggono ospedali, scuole, centri di assistenza, orfanotrofi, ambulatori si battono contro la tratta, affrontano l’urto di conflitti e crisi economiche; nei Paesi sviluppati mandano avanti parrocchie, insegnano nelle università, aiutano le persone più emarginate e povere. Si tratta di impegni e attività che condividono con numerose laiche in ogni angolo del mondo.

Papa Francesco in Polonia con le suore della Presentazione (foto Osservatore Romano/LaPresse). L’OFFENSIVA DEI CONSERVATORI CONTRO LE RIFORME DI FRANCESCO Tuttavia anche con papa Francesco i segnali di cambiamento sotto questo profilo sono ancora pochi. Sull’istituzione delle donne diacono – laici che possono svolgere alcune funzioni del sacerdote, ma hanno una funzione propria – nessuna novità dalla Santa Sede a parte una commissione che dovrà portare a termine chissà quando i suoi lavori per suggerire a Bergoglio una soluzione; in ogni caso pure in questo caso le critiche preventive degli ultraconservatori al pontefice sono state insistenti, «vuole fare le donne prete» è stato l’allarme lanciato dai settori conservatori, ma la realtà è ben diversa. Per ora non c’è traccia neanche di diritto di voto per le religiose che partecipano al sinodo, nonostante le pressanti richieste arrivate in tal senso dalle congregazioni femminili. Si registra però un aumento delle donne che prendono parte ai vari sinodi, quello sull’Amazzonia (ottobre 2019) ha fatto registrare un record: 35 le delegate presenti (ma in totale i partecipanti erano oltre 250).

Un segno che va nella giusta direzione è la nomina di una donna ai vertici della segreteria di Stato, Francesca Di Giovanni

In quanto a ruoli di responsabilità qualcosa comincia a muoversi, anche se lentamente. È comunque un segno che va nella giusta direzione la nomina di una donna ai vertici della segreteria di Stato. Lo scorso 15 gennaio, infatti, il papa ha chiamato Francesca Di Giovanni, una lunga carriera diplomatica Oltretevere alle spalle, a ricoprire l’incarico di sottosegretario per i rapporti con gli Stati, seguirà il settore del multilaterale (cioè i rapporti che riguardano le organizzazioni inter-governative a livello internazionale compresa la rete dei trattati multilaterali), un incarico particolarmente significativo proprio per il tipo di azione che svolge la Santa Sede sul piano internazionale. Novità di rilievo potrebbero arrivare dall’esortazione post-sinodale sull’Amazzonia, l’atteso documento del papa che toccherà diversi punti delicati. Ma il tempo stringe perché lo scisma silenzioso delle donne dalla Chiesa cattolica prosegue e sta per diventare un‘emorragia inarrestabile.