Libero, 2 febbraio 2020
Pesci e rettili discriminati allo zoo
Il razzismo esiste anche negli zoo. Naturalmente, non tra gli animali che se avessero la libertà di scegliere non scenderebbero mai a simili bassezze. Sono degli esseri superiori. Ma per opera dell’uomo, ovviamente, che ci mette sempre lo «zampino» per raggiugere i più bassi livelli della sua pseudo evoluzione. E dimostrare così la sua piccolezza. Diego Abatantuono avrebbe detto: «Devi avere paura degli uomini, non dei mostri». Sante parole. L’ultima conferma arriva dai ricercatori dell’Università di Exeter e dell’Università di Winchester che hanno condotto uno studio, pubblicato su Journal of Zoo e Aquarium Research, volto a verificare l’efficacia degli sforzi compiuti dai direttori di zoo e bioparchi per incoraggiare il comportamento naturale e migliorare il benessere degli animali. La conclusione è che c’è disparità di trattamento verso le diverse specie, nel senso che si privilegiano quelle più popolari e si trascurano pesci, rettili, uccelli e invertebrati. Come se avessero meno diritti di stare al mondo. E quindi di essere accuditi. Sono pur sempre creature di Dio. Le migliorie e i progressi apportati all’interno dello zoo dovrebbero andare a vantaggio di tutti gli animali e includere una vasta gamma di tecniche di «arricchimento». Lo confermano perfino gli scienziati che invece hanno scoperto dai loro studi, come riporta Il Secolo XIX, un forte squilibrio nelle attenzioni dedicate alle creature più amate e vezzeggiate dai visitatori quali le tigri, i leoni, le giraffe, le zebre, gli orsi e tanti altri.
La ricerca, che si è basata su interviste e colloqui con direttori e personale dello zoo, ha rivelato purtroppo che «esistono diversi tipi di “ristrutturazioni”, ma sembra che solo alcuni vengano utilizzati per determinate specie», spiega Paul Rose dell’Università di Exeter. «Ad esempio per quanto riguarda i grandi predatori l’attenzione si rivolge principalmente alla loro alimentazione, che è però soltanto una delle cinque categorie di arricchimento, insieme ad ambiente fisico, stimolazione sensoriale, attività e struttura sociale», prosegue il ricercatore. «Volevamo indagare sui cambiamenti rivolti a tutte le specie che fanno parte di uno zoo. Invertebrati, uccelli, rettili e pesci che sono tutti esseri complessi, i quali hanno subìto un cambiamento del loro habitat naturale. Ed era interessante studiarne le strutture sociali», aggiunge Rose, giudicando comunque fondamentale l’impegno del personale dello zoo, consapevole dell’importanza del comportamento degli animali. «La chiave è far sentire gli abitanti di queste strutture a loro agio. Più incoraggiamo le persone a fare ricerca negli zoo, più avremo informazioni sui livelli di apprezzamento degli animali», concludono gli studiosi. Diciamo che più entriamo in queste strutture per verificare il modo nel quale vengono trattati, denunciando eventuali anomalie e maltrattamenti, più siamo sicuri di fare un buona azione per il benessere delle bestiole. Che non hanno la parola, non si possono lamentare. Ma agli osservatori più attenti basta uno sguardo per intuire un loro malessere: occhi tristi, insolita magrezza fino, pelo «appassito». Lo zoo non deve essere una sorta di circo per rendere felici i visitatori, bensì un luogo di conservazione e di ricerca, dove è possibile analizzare il comportamento di animali che altrimenti sarebbe difficilissimo osservare in natura. «Uno scrigno di possibilità, delle quali tuttavia l’uomo sfrutta solamente una minima parte». La denuncia arriva dagli scienziati dell’Università dell’Exeter. Che svelano come pure gli studi condotti negli zoo di tutto il mondo si concentrano prevalentemente sui grandi mammiferi. Anche perché sembra più facile farsi finanziare una ricerca su di loro. Come dire, il razzismo parte dall’alto. Infatti si sa molto di più sul comportamento riproduttivo del rarissimo rinoceronte di Sumatra (Dicerorhinus sumatrensis) e pochissimo su quello della rana dell’Amazzonia Phyllomedusa sauvagii. Gli zoo si stanno lasciando sfuggire opportunità uniche, e con loro tutti gli istituti di ricerca.