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 2020  febbraio 02 Domenica calendario

Per le droghe sintetiche basta un clic

Mille molecole, altrettante sostanze spesso sconosciute. Allucinogeni, ipnotici, cannabinoidi, oppiodi, stimolanti: l’era delle vecchie droghe è al tramonto. Ci sono ora dosi millesimali e inodore. Per trasportarle non servono più cargo, ma una semplice busta. Per procurarsele non serve andare in strada, basta un click. È il mondo delle droghe sintetiche o Nuove sostanze psicoattive (Nps): un oceano incontrollato e incontrollabile. Per capire di cosa stiamo parlando, bisogna passare qualche ora nei padiglioni dell’aeroporto di Malpensa, la porta d’ingresso di questo nuovo tsunami sintetico.
Arrivo passeggeri, qualche settimana fa. Una donna sbarca allo scalo intercontinentale. Ore prima, era partita dall’aeroporto Murtala Muhammed di Lagos, in Nigeria. Una valigia imbarcata, nulla da dichiarare. Arrivata in Italia, ad attenderla un bus per Milano e da qui un treno per Lodi (la donna abita lì da anni, con regolare permesso di soggiorno e nessun precedente). Superati i primi controlli, lo sguardo della signora inizia a farsi meno sicuro, quando davanti a lei si stagliano alcuni finanzieri e un cane antidroga, un pastore belga di nome Rock. La donna inizia a sudare: così viene fermata, portata negli uffici della Guardia di finanza e controllata. Che la donna nigeriana di 44 anni con residenza nel Lodigiano fosse un corriere lo si è definitivamente capito in ospedale, dopo una visita radiologica. In pancia aveva mezzo chilo di ovuli di cocaina. Nel bagaglio della donna, però, c’era anche altro. Dentro un doppio fondo, 7,6 kg di metanfetamina, droga sintetica tra le più potenti e letali.
È la prima volta in cui, allo scalo passeggeri di Malpensa, viene sequestrata droga sintetica e in tali quantità. Che si trattasse sempre più di una nuova tendenza si era capito un anno fa, a febbraio, quando la polizia canadese aveva intercettato un traffico di Fentanyl – l’oppiode il cui uso negli Stati Uniti è diventato un vero allarme sociale – diretto verso il nostro Paese. Nel solo 2019 si sono registrati cinque sequestri di fentanili: tre dal Canada, due dalla Polonia e uno da un Paese a oggi ancora sconosciuto. La telefonata era arrivata ai carabinieri di via Moscova a Milano. Acquisita l’informazione, i militari erano stati a Malpensa, avevano preso il pacco con la sostanza destinata a un anonimo 53enne di Alba. E sempre i militari, travestiti da corriere, consegnarono la busta e arrestarono l’uomo, mentre firmava la ricevuta. In otto casi su dieci, le droghe sintetiche arrivano nel nostro Paese “occultate” attraverso il sistema postale. Secondo una stima della Direzione centrale servizi antidroga-Dcsa, in Italia, le spedizioni generali sono 150 milioni all’anno (Amazon, solo col metodo Prime, ne effettua 5 miliardi se guardiamo al mondo). E dall’aeroporto di Malpensa ogni anno transitano oltre 500mila tonnellate di merce, praticamente il 50% del totale nazionale.
In via Facchinetti a Somma Lombardo, Varese, ci sono gli uffici della Guardia di finanza. Qui, al secondo piano, il colonnello Luigi Pardi coordina il reparto e lo fa con il puntiglio di chi non vuole solo leggere le carte ma stare sul posto, vedere, toccare con mano. “Qui – spiega il colonnello – si è operativi h 24, tutti i giorni, perché ogni minuto è buono per sequestrare droga e scoprire nuove sostanze sintetiche non ancora censite, come è già capitato in quest’ultimo anno”. I numeri si fanno sempre più preoccupanti. “Nel solo 2019 – spiega Pardi – la Guardia di finanza qui ha sequestrato 27 kg di droghe sintetiche. Un anno prima, nel 2018, la cifra si fermava a 16 kg”. L’incremento è del 68%: un aumento che si registra anche a livello nazionale. Nel 2018, secondo i dati ufficiali della Dcsa, il totale delle droghe sintetiche e del Khat sequestrate era di 661 kg, a cui vanno aggiunte 26.969 dosi: nel 2019, la cifra è salita a 877 kg e le dosi a 57.527. Numeri senza precedenti.
Lo scalo internazionale di Malpensa è, oggi, la porta d’ingresso in Italia per queste nuove sostanze. Arrivati ai padiglioni delle merci, il colonnello Pardi spiega: “Abbiamo un mondo nuovo davanti e in continua evoluzione, le coordinate vanno ancora messe a fuoco”. I finanzieri lo sanno bene. Sanno che un chilo di droga sintetica, a livello economico e di spaccio al dettaglio, vale quanto una tonnellata di droghe tradizionali. “Le dosi singole di ketamina, metanfetamina, cannabinoidi e catinoni sintetici vanno misurate in milligrammi. Va da sé che i 27 chili del 2019 valgono moltissime dosi per i consumatori”, spiega Pardi. Uno tsunami che passa da Malpensa. Non dallo scalo passeggeri (l’unica eccezione è stata il caso della donna nigeriana), ma da quello delle merci: “Noi lo chiamiamo Cargo City”.
Arrivarci a piedi è impossibile. È un’area immensa di capannoni e hangar. “Per il contrasto al traffico di droga – dice Pardi – qui ogni giorno operano due squadre della Guardia di finanza. Sono loro le prime sentinelle, e si distribuiscono tra la zona merci e la zona della posta”. Al padiglione B arriva, infatti, la corrispondenza da ogni parte del mondo. Quotidianamente. Pacchi medi o grandi, buste, sacchi. Solo osservando i finanzieri al lavoro si comprende quanto sia complessa l’attività di contrasto. Eppure è qui che bisogna controllare, perché le nuove droghe sono leggere, inodore e spesso in buste con dosi da quantitativi minimi.
“Il primo filtro che utilizziamo – spiega il colonnello Pardi – è quello classico dei cani antidroga. Capita, infatti, che le sostanze sintetiche arrivino assieme a quelle tradizionali”. Un sacco viene preso di mira da un cane. Dentro ci sono diverse scatole grandi come cd. Sono almeno dieci, l’odore annuncia la sostanza: marijuana di grande qualità. Su tutti i pacchi il mittente è il medesimo, nel nostro caso si tratta di un indirizzo di Barcellona. Indirizzo fasullo. Le destinazioni in Italia sono diverse: da San Benedetto del Tronto a Lissone in provincia di Monza. Come si procede quindi? “Inizia l’analisi investigativa. Ci si accerta innanzitutto dell’esistenza degli indirizzi. Perché in molti casi – prosegue Pardi – sono falsi, oppure non corrispondono al destinatario reale. Spesso sono esercizi commerciali, a volte parenti ignari…”.
In alcuni casi poi, quando la sostanza identificata dai cani è molta e l’indirizzo è certo, si procede alla cosiddetta “consegna controllata”. I finanzieri si travestono da fattorini, portano la busta e nel momento in cui l’acquirente firma la consegna viene arrestato in flagranza. Nel frattempo, mentre siamo nella Cargo City col colonnello Pardi, un secondo cane azzanna un sacco con decine di filtri per le sigarette elettroniche. Dovranno essere analizzate, ma già si può ipotizzare che dentro vi sia un cannabinoide naturale con una percentuale di principio attivo (Thc) che supera il 60%, una bomba stupefacente se si pensa che una marijuana di ottima qualità presenta un Thc non oltre il 30%. Nei casi in cui il cane non ha successo, invece, si procede all’apertura dei pacchi che sono stati selezionati in base alla provenienza. In mano, infatti, la Finanza ha una lista di Paesi ritenuti critici. L’elenco rientra in una “analisi di rischio” che parte da un dato non confortante: le sostanze essendo di natura sintetica non hanno una precisa zona di origine e dunque una geo-localizzazione certa. Nel tempo, però, si sono osservate particolari rotte aeree e/o Paesi di provenienza con un alto profilo di rischio. I Paesi da bollino rosso sono Spagna, Olanda, alcuni Stati dell’Est Europa. Ci sono poi le Filippine per quanto riguarda lo Shaboo, e gli Stati Uniti e la Cina.
La Cina da sola produce circa il 90% di sostanze di base da cui i chimici ricavano poi le droghe sintetiche. Il colonnello Alessandro Cavalli, all’interno della Direzione centrale servizi antidroga del Viminale, dirige la divisione che si occupa del contrasto alle droghe sintetiche. Attualmente la Cina – spiega – è il primo produttore mondiale di prodotti chimici con un fatturato di 1.111 miliardi di euro. Un settore dove lavorano circa 150mila aziende. Per l’anno 2018, la Dcsa ha calcolato, solo per la Cina, una movimentazione di sostanza di base legale in entrata per 1.850.000 tonnellate e in uscita per 2.760.000 tonnellate. Secondo Cavalli, “avere una certezza sulle rotte è difficile”. Ma non del tutto impossibile. Se pensiamo alla Cina come luogo di origine e all’Europa come destinazione finale, possiamo tracciare un percorso sulla nostra mappa. “La sostanza chimica di base parte dalla Cina: e già è un problema capire da quale parte della Cina. Iniziato il percorso, la sostanza base poi arriva in Nord Europa, in Slovacchia e soprattutto nei Paesi Baltici”. In Estonia, ad esempio, è stato trovato un laboratorio che produceva Fentanyl: qui l’uso di questo oppioide micidiale è del 70%, ormai quasi nessuno utilizza l’eroina classica.
Attualmente, quali nuove “aree di produzione”, sono state identificate l’Inghilterra, la Germania, la Repubblica Ceca, l’Ungheria, la Bulgaria e le tre repubbliche baltiche, oltre all’Estonia, anche Lituania e Lettonia. Qui la sostanza viene presa in consegna e lavorata dai chimici. Dopodiché è pronta al consumo. I clienti possono andare a prenderla direttamente, magari in Olanda, oppure farsela spedire o meglio ancora acquistarla su internet entrando in uno dei tanti blog riservati che si trovano nel deep web. In Rete sono state censite circa 4.500 nuove sostanze, praticamente quattro volte il numero di quelle in qualche modo identificate dagli esperti e non ancora tabellate. “Una volta che queste droghe sono state europeizzate – spiega Cavalli – il più del lavoro è fatto”. L’ingresso in Europa resta il passaggio più delicato. “Per questo – prosegue il dirigente della Dcsa – si ritiene che le ultime rotte seguite passino per zone di guerra”. L’Ucraina, per esempio. Cambia la sostanza, e quindi cambia la rotta e cambia anche il trafficante.
“Al momento – dice Cavalli – non abbiamo indicazioni di un ingresso massiccio della criminalità organizzata italiana in questo nuovo mercato”. Una constatazione che, però, non è una certezza. Le indagini vanno avanti ed è difficile credere che le mafie non siano interessate a un affare che, pur nella sua complessità, appare più semplice e diretto rispetto al traffico delle droghe tradizionali. Alcune droghe come ad esempio la metanfetamina (Mdma) si producono a partire da sostanze definite “precursore” e che spesso si trovano sul mercato legale o addirittura sugli scaffali del supermercato. Prendiamo, ad esempio, il Ghb o anche droga dello stupro. “È una droga micidiale – spiega Cavalli – usata dai violentatori seriali. Chi la assume prima entra in uno stato di euforia, dopodiché continua con l’annullamento della volontà, e infine cancella totalmente la memoria”. Il Ghb è un liquido incolore e inodore che viene sciolto nei cocktail. Il suo precursore è il Gbl, un acido amaro che si trova, ad esempio, negli smacchiatori che utilizziamo tutti i giorni. Il passaggio al Ghb è semplicissimo e lo si fa con un’opera di idrazione e ionizzazione, roba da piccolo chimico o quasi. Altra sostanza base è il fosforo rosso, la cui lavorazione chimica crea la metanfetamina. Il fosforo rosso oggi in Italia viene prodotto da poche aziende e viene usato, per esempio, per i fiammiferi o per accendere i fuochi d’artificio. Al Mdma si arriva anche attraverso la lavorazione dell’efedrina che oggi costituisce la base di alcuni farmaci in commercio anche da banco.
Qui si entra anche nel mondo dei “drug designer”, cioé coloro che assemblano la pastiglia dal costo medio di sei euro introducendo sostanze differenti a secondo della richiesta del cliente. In altri casi l’oppioide viene mixato con l’alcol, come successo per i due ragazzi belgi trovati morti in una stanza di albergo a Firenze il 30 settembre 2019. In quel caso, verrà poi accertato, il decesso era dovuto all’assunzione di alcol e di sette pastiglie di Ossicodone. Nel 2018 in Veneto si sono registrate venti overdose letali di eroina gialla. Qui la base dell’eroina tradizionale era stata mixata con un derivato del metorfano, cioè levometorfano che ha effetti dissociativi. Produzione semplice e guadagno diretto quindi. Le difficoltà che ogni giorno si trovano davanti le forze dell’ordine, per esempio durante i controlli, sono moltissime. “Se ti trovo con una sostanza tradizionale ok – dice Cavalli – ma se in tasca hai un blister di pastiglie che faccio? Te lo sequestro?”. Queste sostanze, infatti, non vengono sempre trovate dai reagenti in dotazione alla polizia. Sono droghe, ma se non sono nelle tabelle non sono droghe: questo il paradosso. Basta considerare che si aggiungono ogni anno circa 100 nuove formule chimiche. Di queste, solo una cinquantina rientra nei tabellari ufficiali del ministero della Salute. Spiega Cavalli: “La mutevolezza della struttura e degli effetti derivanti provoca un’oggettiva difficoltà di identificare la sostanza tramite gli esami di routine e di conseguenza è difficile avere una chiara evidenza di illegalità”.
A ciò va aggiunto un vuoto normativo rispetto alla cosiddetta modica quantità, visto che anche solo pochi grammi, ad esempio di Fentanyl, equivalgono a migliaia di dosi singole. “Per questo è sempre più importante accelerare le analisi sulle sostanze”. Per inviarle al Sistema nazionale di allerta precoce contro le droghe (Snap), e farle entrare nelle tabelle ufficiali del ministero della Salute. Lavoro decisivo ma complesso, perché spesso “ci si trova davanti sostanze che hanno strutture analoghe a quelle già tabellate, avendo gli stessi effetti devastanti su corpo e cervello, ma sulle quali non si possono applicare gli strumenti giuridici offerti dalla normativa antidroga perché non elencate nel tabellario del ministero”. In quei 27 chili sequestrati nel 2019 a Malpensa, c’è anche una nuova sostanza trovata per la prima volta in Europa proprio dopo un controllo mirato allo scalo intercontinentale. Si tratta di un cannabinoide, la cui prima formula chimica era stato censita solo in Australia. La nuova molecole, certificata come tale dall’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze di Lisbona, si presentava sotto forma di aromi ed era sigillata dentro piccole bustine nere segnate con i simboli di una stella, di una ruota con i raggi e di un cancelletto. La scoperta fatta a Malpensa ci consegna un altro dato allarmante: il mondo di queste nuove sostanze è al momento incontrollabile, perché ogni giorno si modifica. Spiega Carlo Locatelli, tossicologo, e direttore del Centro nazionale di informazione tossicologica presso gli Istituti clinici scientifici Maugeri di Pavia: “Attualmente in circolazione ci sono circa mille molecole e sono quasi tutte al momento non illegali perché buona parte non è censita nel tabellario ufficiale”. Mille molecole, mille sostanze. Cercarle è un’impresa. “Di queste – prosegue Locatelli – solo una cinquantina stanno in tabella e ogni anno se ne aggiungono fino a cento nuove”. Ci troviamo di fronte quindi a un mondo quasi sconosciuto, scoperto solamente quindici anni fa.
Oggi analisi e investigazioni sono certamente più avanzate. “Su quelle mille molecole – dice Locatelli – il 45% è costituito da cannabinoidi sintetici”. Individuarli in tabella non è semplice. Esistono, infatti, ben quattordici famiglie chimiche di questi cannabinoidi che allo stato sono molto potenti rispetto alla cannabis naturale. Vengono trafficati in forma di essenze profumate e poi spruzzate su erbe da fumare. Le dosi vanno nell’ordine di milligrammi. Secondo le stime di Locatelli, poi, un altro 33% è costituito dai catinoni sintetitici. “Si tratta – spiega – di eccitanti molto forti e simili come effetto alla cocaina”. Questa sostanza è anche chiamata “droga del cannibale”. Tra i suoi effetti c’è anche quello di mordere e aggredire. Sono sostanze per lo più utilizzate durante le feste a base di sesso e servono anche a far durare l’eccitazione. Il rimanente della percentuale, circa il 12%, contiene diverse droghe: dall’ormai noto Fentanyl a sostanze amfetaminiche fino alla Ketamina che in realtà rappresenta la numero uno delle droghe sintetiche in quanto a uso. “È la regina delle intossicazioni”, spiega Locatelli. In Italia, infatti, il maggior numero di casi da intossicazione grave si ha con la ketamina, sostanza sintetica in forma liquida. “Si tratta di un anestetico – spiega Locatelli – ed è usato sia per le sedazioni sia, ad esempio, per gli anziani”. Tra gli effetti di questa droga c’è la dissociazione mentale e dal proprio corpo chiamata della “quasi morte”. La ketamina riduce, infatti, le capacità motorie e la sensibilità al dolore. Se il dosaggio aumenta si può arrivare a paralisi, crisi epilettiche e coma. I danni collaterali sono diversi. L’assunzione della Nps in generale provoca spasmi mascellari, dilatazione delle pupille, estrema irrequietezza, nervosismo, mal di testa, disturbi circolatori, palpitazioni, aumento della pressione sanguigna. L’ultima frontiera, poi, sono i nuovi derivati del Fentanyl che possono arrivare a essere 100 volte più forti della sostanza che a Milano, nel 2017, ha provocato la prima vittima di Fentanyl in Italia.
Conseguenze brutali, dunque, e intossicazioni in aumento che in certi casi portano al decesso del consumatore. La mortalità però è un dato poco affidabile. Secondo la nuova legge, infatti, l’autopsia su morti per overdose è disposta solo a discrezione del magistrato. Se la procura decide di procedere la palla passa ai tossicologi forensi che possono identificare le sostanze. “In dieci anni – prosegue Locatelli – abbiamo affrontato circa 18mila casi di intossicazioni, di questi 1.600 sono derivate dall’assunzione di droghe sintetiche”. C’è poi un numero veramente drammatico: nel 2013, stando ai dati ufficiali dell’Unione europea, sono state sequestrati 1,6 tonnellate di cannabinoidi sintetici. “Se prova a fare un calcolo sulle dosi – spiega Locatelli – può arrivare a circa 800 milioni dosi e se pensa che in Europa ci sono circa 300 milioni di abitanti…”. Non esiste poi l’assuntore tipo, i dati sul campo ricavati da Locatelli parlando di un profilo che va dai 16 ai 55 anni. “Secondo il Consiglio d’Europa – spiega Cavalli –, le droghe sintetiche rappresentano la sostanza stupefacente più diffusa tra i giovani fino a 27 anni dopo la cannabis. In realtà locali come la Svezia e l’Estonia hanno soppiantato, nelle varie forme, le droghe classiche: più di un ragazzo su due ne fa un consumo abituale”.
(1 – Continua)