La Lettura, 2 febbraio 2020
I punti esclamativi di una femminista
Isa Ortona, lettrice forte, scrive su Facebook: «E mentre, presieduto da Antonio D’Orrico, è in corso lo scrutinio per La vita bugiarda degli adulti di Elena Ferrante, questa supplente stagionata chiede al consiglio di dire la sua. E fa presente che il romanzo è scritto bene, si legge d’un fiato e che basta quel personaggio della zia, procace, sensuale e dalla personalità esagerata, la splendida ragazzina protagonista e le descrizioni dei quartieri di Napoli, per meritargli un voto positivo. La supplente è un po’ di parte: ha troppo amato la tetralogia, ma dice anche una grande verità chiedendo che il romanzo superi l’esame se non con il massimo dei voti, almeno con una media decorosa». Non ho problemi a dare un voto decoroso. Però Ferrante non manchi più di rispetto all’intelligenza scrivendo dialoghi come il seguente. Ida: «Che schifo». Giovanna: «Sì, tutto fa un po’ schifo». Angela: «Tutto che?». Giovanna: «I maschi, sembra di stare nel cesso di un treno». Questo è sessismo, sciovinismo di genere. Aborro (mughiniana-mente) l’ideologa (femminista e veteromarxista napoletana), adoro (da tempi non sospetti) la scrittrice di viscere, pelle, naso, occhi, lingua. Ferrante cade di brutto quando pensa, quando scrive (sul «Guardian») con eccezionale umorismo involontario di non amare il punto esclamativo perché è fallico. Mai avuta la curiosità di sapere chi sia all’anagrafe Elena Ferrante ma leggendo cose così nasce la curiosità di sapere chi è suo marito. Elena, lei è una scrittrice con tanti punti esclamativi, lei ha saputo raccontarci che la vita è un terremoto, che questa è la verità sconvolgente che solo a Napoli conoscono e custodiscono. Una verità che mette paura e costrinse un’altra grande scrittrice, Anna Maria Ortese, a scapparsene a Rapallo a scrivere di iguane. Lei ha invece registrato, col cuore in gola, ogni devastante scossa in romanzi che sono sismografie del mondo, come quelli di Mimì Rea.