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 2020  febbraio 02 Domenica calendario

Biografia di William Friedkin e Sherry Lansing

Poche coppie come William Friedkin e Sherry Lansing testimoniano in maniera lampante cos’è l’aristocrazia hollywoodiana: per il prestigio delle rispettive carriere, lo splendore della villa in cui vivono a Bel Air e la spontaneità con cui combinano glamour e calore. Se Billy è effervescente in ogni sua manifestazione, Sherry è calma, olimpica, regale. Provengono entrambi da Chicago, e secondo lo stile della metropoli vanno subito al cuore di ogni discussione, senza troppi fronzoli: Billy sceglie spesso la strada dell’ironia mentre Sherry quella del ragionamento pacato. Sono sposati da trenta anni e sembra inconcepibile immaginarli separati, ma Sherry è al secondo matrimonio e Billy al quarto: la seconda moglie è stata Jeanne Moreau, e oggi è difficile immaginarlo insieme alla musa della Nouvelle Vague.
Uno dei suoi aneddoti preferiti è relativo agli inizi della carriera, quando venne messo sotto contratto da Hitchcock per il suo programma televisivo. Intimidito dalla sua presenza gli chiese se avesse qualche suggerimento, e lui si limitò a dirgli: «Un regista sul set dovrebbe sempre indossare la cravatta». Venti anni dopo, scendendo dal palco dove aveva ricevuto l’Oscar per Il braccio violento della legge, passò accanto a Hitchcock e gli mostrò orgoglioso il papillon. Aveva appena sconfitto Stanley Kubrick, candidato con Arancia meccanica, ma la serata era iniziata male: la sua Rolls Royce si era fermata in panne, ed era arrivato alla cerimonia in autostop. 
Non è mai stato molto fortunato con i registi della generazione precedente, Billy: negli anni 70 ebbe uno scontro violento con George Cukor, al quale predisse che presto lui, Coppola, Scorsese e Spielberg avrebbero preso il loro posto. Aveva ragione, ma lo disse con un’arroganza di cui oggi si pente. Illuminante il rapporto con Howard Hawks, che conobbe grazie alla figlia, con la quale ebbe una relazione all’epoca di Festa per il compleanno del nostro caro amico Harold. Hawks ne ignorava completamente il lavoro e gli chiese di raccontare cosa trattasse quel film. «Una festa di omosessuali che cominciano a insultarsi a vicenda, tentando di convincere un eterosessuale, capitato lì per caso, che anche lui è gay: è tratto da un testo teatrale di Pinter», rispose Billy cercando di sedurre Hawks, sempre più perplesso. Ma lui si limitò a dire: «Ascoltami figliolo, se vuoi avere successo lascia perdere film del genere». Sul momento rimase male, ma poi scelse come progetto successivo Il braccio violento della legge, che trionfò sia al botteghino che agli Oscar, e quindi L’esorcista, un altro enorme successo.
In quello stesso periodo Sherry stava smettendo di fare l’attrice: aveva lavorato con registi del calibro di William Wyler e lo stesso Hawks, ma la sua vera passione era per progetti originati e controllati in prima persona. All’epoca l’ambiente di Hollywood era profondamente misogino e non le fu facile iniziare la carriera di produttrice, ma dimostrò subito una grande caparbietà e un fiuto sorprendente: fu lei a raccomandare ai dirigenti della MGM Sindrome cinese e Kramer contro Kramer, e poco dopo, a soli 35 anni, divenne la prima donna a guidare uno studio. Diresse la Columbia per dodici anni, producendo successi quali Attrazione fatale e Sotto accusa, ridefinendo in chiave femminile, e spesso femminista, alcuni dei film più importanti di quegli anni.
Ma è ancora più impressionante il curriculum come capo della Paramount, dove è rimasta per altri dodici anni: è stata Sherry a decidere di produrre film quali Forrest Gump, Braveheart e Titanic, enormi successi premiati tutti dall’Oscar come miglior film. Grazie a lei lo studio ebbe un periodo ininterrotto di successo che non conosceva dagli anni 30, ma l’orgoglio con cui ripensa oggi a quel periodo passa in secondo piano rispetto alla dedizione che mette in una istituzione di beneficenza creata per aiutare la ricerca contro il cancro: un impegno nato dopo la morte per tumore della madre.
Conobbe Billy quasi per caso, e lo detestava senza conoscerlo: non voleva neanche incontrare il responsabile di Cruising, che trova tuttora orribile e omofobo. Billy ne ride, e difende il film, che scatenò proteste comunità gay: «L’ambientazione è prevalsa sul tema dell’identità. Sappiamo veramente chi è chi ci siede accanto?». Sherry ama invece molto The people vs. Paul Crump, il documentario che portò alla scarcerazione di un uomo ingiustamente condannato a morte, o la magistrale intervista fatta dal marito a Fritz Lang.
Per evitare conflitti di interesse non hanno mai lavorato insieme, salvo nel caso di Jade, realizzato da Billy per la Paramount quando era Sherry a dirigerla: «È assurdo che non possa scritturare un regista premio Oscar per un film assolutamente nelle sue corde», disse all’epoca, e Billy aggiunse che quello che conta è sempre il risultato, ma a dire il vero Jade non è tra i suoi film migliori, tranne che per le sequenze di inseguimento, per le quali rimane un maestro indiscusso. Ancora oggi la scena del Braccio violento della legge in cui Gene Hackman insegue in macchina uno spacciatore che fugge in metropolitana è considerata la migliore mai realizzata nel genere, e lo stesso si può dire per le scene di Vivere e morire a Los Angeles: «L’inseguimento è qualcosa di prettamente cinematografico», spiega, «non è concepibile sul palcoscenico, alla radio o sulla pagina scritta: molti registi le snobbano, mentre io ci metto tutto l’entusiasmo, perché mi consente di esaltare il linguaggio del cinema».
Una volta gli chiesi se fosse la sua meticolosità a rendere L’esorcista terrorizzante. «C’è un altro elemento, più importante», mi disse, «io credo nel diavolo, e il film è stato realizzato con questa prospettiva. Lo spettatore se ne accorge, e inoltre la storia è ispirata a un episodio accaduto a Washington sul quale la scienza non è riuscita a dare alcuna spiegazione: l’unica differenza è che l’indemoniato era un ragazzo». Billy è ossessionato dalle «persone che incarnano il male assoluto, come Hitler, o il bene, come Cristo». Pochi anni fa ha voluto conoscere padre Amorth, il più famoso degli esorcisti, che gli ha consentito di riprenderlo all’opera in un suo documentario. Billy crede in Dio, e quando parla di bontà cita sempre la madre, «una santa». 
È sorprendente che questo regista squisitamente cinematografico si sia rivelato, sulla soglia dei 70 anni, eccellente anche nelle opere liriche («L’importante è ricordarsi della differenza dei linguaggi») e quando parla con competenza di musica, come anche degli argomenti più disparati, è difficile credere che fosse uno studente mediocre, destinato a fare il giocatore di baseball. Ha superato ormai gli 84 anni e non cede alla tentazione del rimpianto, nonostante ricordi con amarezza del Salario della paura: «È il mio film preferito, ma fu un disastro al botteghino, uscimmo insieme al primo Guerre stellari e fummo totalmente eclissati». Preferisce parlare dei nuovi progetti: «Voglio raccontare la storia di Mae West, una diva che ha rivoluzionato per sempre Hollywood e il modo in cui produttori e spettatori affrontano il sesso». Sherry lo guarda ammirata, e gli chiede se non è meglio dedicarsi a progetti che fanno concretamente del bene, come nel caso di Paul Crump. «Possiamo farlo anche divertendo», spiega lui, «siamo della materia di cui sono fatti i sogni, disse qualcuno prima di me, ma quello che facciamo continua a farci lottare, soffrire e sperare anche da svegli».