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 2020  febbraio 02 Domenica calendario

Quanto sono davvero i contagiati?

«A Wuhan c’erano 76 mila infettati già il 25 gennaio» scrive la rivista medica The Lancet. «L’epidemia crescerà ancora e i contagiati raggiungeranno i 190 mila il 4 febbraio» prevede l’università di Lancaster. Come si conciliano questi numeri – frutto di studi scientifici, non fake news – con i dati ufficiali sui contagi, che ieri citavano 12 mila malati? «I test di laboratorio per fare la diagnosi non bastano per tutti. Vengono usati solo per i pazienti più gravi. Per stimare il numero dei contagiati si ricorre allora a modelli matematici, elaborati dai computer, che possono dare dati diversi» spiega Giovanni Maga, virologo e direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr.
I pazienti testati e quelli stimati
A differenza della Sars, il coronavirus di Wuhan provoca nella maggior parte dei casi sintomi blandi, simili all’influenza stagionale. Il test che distingue chi si è buscato un malanno di stagione da chi è vittima della nuova epidemia non è banale: richiede l’analisi genetica del virus e circa 24 ore. «In Cina è applicato a chi mostra segni di polmonite: a un quinto circa dei contagiati» spiega Maga. E già così, i laboratori degli ospedali scricchiolano per la mole di lavoro. Sono solo loro, i pazienti gravi e positivi al test, a rientrare nel gruppo dei 12 mila. Ipotizzando quanti sono i malati lievi, con quanta efficienza il virus si propaga e quante persone hanno viaggiato da Wuhan prima che fosse imposto il cordone sanitario, i modelli matematici stimano i contagiati. Con tante variabili e dati incerti, non è strano che le stime divergano.
Problemi anche allo stomaco
Né è ancora del tutto chiaro il quadro dei sintomi. Oltre a quelli respiratori, si affacciano ora quelli gastrointestinali, che in un primo momento non erano stati riferiti. Soffre di nausea e vomito la donna cinese ricoverata allo Spallanzani di Roma. Ne ha sofferto per quattro giorni anche il primo paziente americano, arrivato a Washington da Wuhan. Il suo caso viene descritto oggi sul New England Journal of Medicine, che aggiunge un dettaglio nuovo al profilo del coronavirus che ha messo il mondo in “emergenza sanitaria”. La sua presenza non è limitata alle vie respiratorie. I test lo hanno trovato anche nel sangue e nelle feci del paziente di Washington.
I portatori sani
Si tratterebbe di una via di contagio in più, che si aggiunge alla possibilità di trasmissione da pazienti senza sintomi. È accaduto in una famiglia di malati di Shenzhen, dove il figlio di 10 anni è risultato positivo al test (quindi contagioso) pur non mostrando disturbi, ha scritto The Lancet.
Ed è stato notato nel focolaio di pazienti in Germania, infettati da una donna cinese che si è ammalata una settimana dopo, mentre tornava a casa in aereo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede la sia pur rara possibilità di contagio da persone asintomatiche. «Avviene in molte malattie infettive» conferma Maga. «L’influenza è contagiosa dal giorno prima della comparsa dei sintomi». Tuttavia, fa notare Giuseppe Ippolito, direttore dello Spallanzani di Roma, «il maggior rischio di trasmissione si ha quando le persone tossiscono e starnutiscono, emettendo le goccioline con il virus».