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 2020  febbraio 02 Domenica calendario

Gli spot di Bloomberg e di Trump al Super Bowl

WASHINGTON La prima sfida tra Michael Bloomberg e Donald Trump sarà virtuale. Tutti e due hanno comprato uno spot nell’evento televisivo più atteso dell’anno: il Super Bowl, la finalissima del football americano. Si stima che stasera circa 100 milioni di spettatori seguiranno la partita tra i San Francisco 49ers e i Kansas City Chiefs, in diretta dal Hard Rock Stadium di Miami. Sport, spettacolo, con Jennifer Lopez nell’intervallo, marketing, con le inserzioni pubblicitarie più creative. Ma quest’anno c’è anche la politica, uno spezzone della corsa alla Casa Bianca, lo scontro a distanza tra il presidente in carica e il suo avversario più atipico. 
Bloomberg, 77 anni, imprenditore dei media, ex sindaco di New York ha speso 10 milioni per una clip da 60 secondi. Non compare mai nel filmato, si sente solo la sua voce alla fine per la liberatoria prevista dalla legge: «Sono Mike Bloomberg e approvo questo messaggio». La telecamera, invece, inquadra le foto di George Kemp, con la divisa della sua squadra di football. Era uno studente di Ingegneria meccanica a Houston. È rimasto ucciso nel 2013, da un colpo di pistola, in una rissa con altri ragazzi. Aveva 20 anni. È sua madre, Calandrian, a raccontare questa storia, su una sedia a dondolo nel portico di una casa coloniale texana, da afroamericani benestanti. La donna ha trasformato il dolore in impegno per chiedere regole più severe sul possesso e la libera circolazione delle armi. Da qui l’incontro con Bloomberg, fondatore dell’associazione «Everytown for gun safety», da anni in prima linea su questa battaglia, una delle più difficili nella società americana. «Mi fido di Bloomberg – conclude Calandrian Kemp – perché non ha paura della lobby delle armi». 
Il presidente degli Stati Uniti risponderà con un commercial di mezzo minuto, in puro stile trumpiano. Il leader emerge dalla penombra e si presenta sul palco della Convention repubblicana a Cleveland del 2016. «L’America chiedeva il cambiamento e il cambiamento c’è stato», annuncia la voce fuori campo: «L’America è più forte, più sicura, più prospera». Poi, in rapida sequenza, le immagini di Trump che parla a grandi folle, che giura sulla Bibbia nelle mani di Melania, mentre lo speaker magnifica i risultati economici: «La più grande crescita dei salari negli ultimi dieci anni; il più basso tasso di disoccupazione degli ultimi 49 anni; il minor tasso di disoccupazione tra gli afroamericani e i latinos». Qui è lo stesso Trump a tirare le fila: «The best is yet to come», il meglio deve ancora arrivare. 

Vedremo quali saranno le reazioni dell’opinione pubblica americana. In particolare è ancora difficile pesare l’impatto di Bloomberg nella campagna elettorale. Finora il miliardario è apparso come un ologramma su una nuvola gigantesca di soldi. Solo per gli annunci a pagamento ha già speso la cifra record di 210 milioni. In questo fine settimana si limiterà a comparire dal faraonico finestrino del Super Bowl, mentre i concorrenti per la nomination democratica sono impegnati nel debutto delle primarie in Iowa, domani 3 febbraio. 
Bloomberg dovrebbe «atterrare» nella competizione nella tornata elettorale del Super martedì, il 3 marzo. Ma è naturale chiedersi se non sia troppo tardi. Nel partito democratico si è acceso lo scontro tra i moderati e radicali. Il «socialista democratico» Bernie Sanders si presenta da favorito sia in Iowa che nel New Hampshire (la prossima settimana). Bloomberg si troverà costretto a un inseguimento complicato. La media dei sondaggi lo dà all’8%, staccatissimo da Joe Biden (27,2%), Sanders (23.5%) ed Elizabeth Warren (15%).