la Repubblica, 1 febbraio 2020
Grecia, muro galleggiante per respingere i migranti
La casistica dei muri anti-migranti eretti in Europa si arricchisce di un nuovo stravagante “modello”: la barriera galleggiante per bloccare le barche che ogni giorno – e soprattutto ogni notte – fanno la spola tra la Turchia e l’isola greca di Lesbo, un braccio di mare di pochi chilometri dove lo scorso anno sono morte oltre 200 persone. Il nuovo governo di centrodestra di Atene guidato da Kyriakos Mitsotakis ha lanciato il bando di gara per la creazione e la posa di una rete lunga 2,7 chilometri, alta una cinquantina di centimetri sull’acqua e segnalata con apposite luci intermittenti da posizionare in questo angolo di Egeo «per contenere l’arrivo crescente di immigrati». Il costo stimato è di 500mila euro. In Grecia dal 2014 sono sbarcate più di un milione di persone, molte delle quali hanno cercato di raggiungere il nord-Europa attraverso la rotta balcanica blindata da Bruxelles nel 2015. Il flusso si è quasi interrotto dopo che Bruxelles ha versato 6 miliardi alla Turchia per trattenere i migranti sul suo territorio ma non è mai smesso. Anzi, negli ultimi mesi, complici le tante incomprensioni tra Ankara e la Ue, ha ripreso ad aumentare. Nel 2019 sono arrivati in Grecia altri 74mila migranti, contro gli 11mila sbarcati in Italia e i 50mila dell’anno precedente. I campi profughi sono largamente sovraffollati e l’Europa ha lasciato “parcheggiati” nel limbo del territorio ellenico 112mila stranieri. E i collocamenti promessi dall’Unione europea sono rimasti per ora in buona parte solo sulla carta. Al campo di Moria, sull’isola di Lesbo, sono presenti ben 20mila persone in condizioni molto difficili a fronte di una capacità di 3mila e anche giovedì è scattata una protesta spontanea chiedendo una gestione più “umana” della situazione. «La nuova rete è un passo nella giusta direzione – ha detto il ministro della Difesa Nikos Panagiatopoulos – e speriamo funzioni come la barriera di filo spinato che abbiamo installato dal 2012 al confine terrestre con la Turchia», lungo il fiume Evros. Molto critiche invece le organizzazioni umanitarie: «In Europa negli ultimi anni sono stati costruiti molti muri ma nessuno è riuscito a frenare gli arrivi di migranti – ha detto il portavoce in Grecia dell’Unhcr –. La Grecia dovrebbe piuttosto attivarsi per garantire a chi arriva tempi rapidi e certi sulla richiesta di asilo politico». «È stupido pensare che una rete come questa possa scoraggiare e fermare chi scappa dalla guerra e dalla fame», ha liquidato il progetto Dimitris Vitsas, ministro alla migrazione del governo Tsipras.