Sette, 1 febbraio 2020
Carol Alt racconta l’amore con Ayrton Senna
Quando incontra per la prima volta Ayrton Senna — il grande amore della sua vita —, Carol Alt si sfila le scarpe. «Eravamo a Milano nel backstage della sfilata di Ferragamo e i fotografi continuavano a chiedermi di posare accanto a questo tizio dal nome strano». Altissima lei, un po’ di meno lui, con il physique du rôle perfetto del campione di Formula 1. « Non sapevo neppure chi fosse, poi quando finalmente l’ho visto ho capito che la cosa giusta da fare era scendere dai tacchi. E lui mi ha ringraziato». C’è tutta Carol Alt in quella foto: la bellezza, l’intelligenza. E la simpatia. «Sono una comedian nata: il mio fisico non corrisponde ai classici canoni dell’attore comico, ma far ridere mi riesce davvero bene». Non a caso il prossimo film che la vede protagonista è una commedia prodotta da Eagle Pictures in uscita nelle sale il 26 marzo: in Un figlio di nome Erasmus di Alberto Ferrari recita al fianco di Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu, Ricky Memphis e Daniele Liotti. Un ritorno al cinema e in Italia, dove immagina il futuro: «Nelle mie vene scorre sangue italiano».
Cosa ricorda del suo arrivo in Italia?
Tutto, come fosse ieri: sono atterrata a Roma il 20 luglio del 1979. In quel viaggio c’erano tante prime volte: la prima volta in aereo, in Italia, a Roma... Dal finestrino del bus cominciai a battere la mano contro il vetro: “guardate, il Colosseo!”».
Subito dopo finì sulla copertina di Harper’s Bazaar Collection.
« Mi ritrovai a lavorare dalle 6 di mattina alle 2 del pomeriggio, scattando con i più grandi fotografi, da Patrick Demarchelier ad Albert Watson: era tutto eccitante e strano, vivevo al Grand Hotel e mangiavo sul set panini di prosciutto di Parma imburrati e senza crosta. Qualcuno la toglieva».
Erano gli anni del film «Via Montenapoleone» di Carlo Vanzina: lei e Renée Simonsen (la supermodella danese co-protagonista) diventaste due icone nazionali.
«Un giorno mentre giravamo in via Montenapoleone lei sparì e Carlo Vanzina la cercava dappertutto. Dopo dieci minuti tornò con un sacchetto della Perla: aveva visto in vetrina un completo di lingerie ed era entrata a comperarlo perché era in arrivo John Taylor dei Duran Duran, il suo boyfriend».
Neanche un po’ di rivalità?
«No, perché era una gara persa: se eravamo insieme la gente si voltava a guardare lei, che era bionda e altissima. Sembravo la sorella bruttina».
La Milano da bere, le serate al Nepentha con le modelle: quanto c’è di vero di quella iconogra fia che è stata raccontata?
«Direi poco per quanto mi riguarda: lavoravo ogni santo giorno, mi svegliavo alle 4 del mattino per affrontare le due ore di trucco e capelli prima di posare. La verità è che se sei una top model non puoi uscire la sera. Quelle che vedi nei locali sono le modelline...».
Una vita un po’ noiosa.
«Se sei debole, fisicamente e psicologicamente, non puoi fare quel mestiere. Le agenzie erano pressanti, non sapevi mai se lo stilista di oggi ti avrebbe chiamato a sfilare anche domani: ho molti più amici nella moda oggi che allora. Non c’era tempo per le pubbliche relazioni: andavo a casa la sera e non volevo più vedere nessuno».
E il piatto dei playboy piangeva...
«Mi ricordo che uno di loro riuscì a convincere la portineria del mio hotel a organizzare una cena romantica per due in camera. Lo mandai via digiuno: ero troppo stanca. Neppure i diamanti funzionavano. Pensavo: posso comperarmeli da sola, ora mi riposo».
Poi ha incontrato Ayrton Senna.
«Ma è stato un caso: c’era mio marito a Milano (il giocatore di hockey su ghiaccio dei New York Rangers Ron Greschner), ma dopo una lite furiosa fece la valigia e ripartì. Il mio assistente per tirarmi su mi disse: “preparati che andiamo a una sfilata”. Lì i fotografi continuavano a urlare: “Carol fai una foto con blablabla ...”, un nome sconosciuto, credevo fosse un attore, e anche dopo la foto insieme continuavo a ignorare chi fosse Ayrton Senna».
Fu un colpo di fulmine?
«Sì. Lui mi invitò la sera stessa a cena, io rifiutai perché avevo già un impegno. Il mio assistente mi ordinò: “Carol sei matta, vai!”».
Cosa aveva di speciale?
«Era semplice, come nessun altro avessi conosciuto prima di allora. Quella sera siamo andati al ristorante e ho toccato le stelle. Non avevo idea di chi fosse, ma la chimica era fuori dal comune».
Vi sareste sposati prima o poi?
«Chi può dirlo, non ne parlavamo, ma era un tipo che faceva sul serio. Una volta mi disse: “Carol dobbiamo sbrigarci perché non abbiamo molto tempo”».
Cosa intendeva?
«Credo che fosse un presentimento, sapeva di fare un mestiere pericoloso. Era un modo per dirmi di stringere i tempi».
Siete stati gli amori delle vostre vite?
«Senza dubbio».
Senna era circondato da donne stupende, era gelosa?
«No, per nulla. Se sto insieme a una persona gli do tutta la mia fiducia. Neppure lui lo era: i brasiliani non sono come gli italiani».
Un ricordo insieme?
«Lui guidava la sua Ferrari in campagna, io accanto ridevo felice. Dopo quella corsa folle ci fermammo per fare benzina a Novara, ma Ayrton non sapeva come fare. Così bussò al finestrino del signore in fila dietro di noi, per farsi aiutare. Quel tipo cominciò a gridare: “Oddio ma tu sei Ayrton Senna!”. E la moglie accanto, gridando più forte: “E lei è Carol Alt!”: fu comico».
Lei era al colmo della sua popolarità, aveva girato «I Miei Primi 40 anni», il film biografia sulla vita di Marina Ripa di Meana.
«In Italia fu un successo incredibile: ma all’inizio Marina non voleva che fossi io la protagonista. Preferiva Rachel Welch, perchè aveva i capelli rossi e le tette grandi».
Come l’avete convinta?
«Mi invitò nel suo atelier e parlammo a lungo. Alla fine disse: “Sei tu quella giusta”. Anche Carlo Vanzina fece di tutto per persuaderla: dopo Via Montenapoleone voleva me a tutti i costi».
Quando vide il film cosa disse?
«Era felice. Il complimento più bello arrivò da suo marito Carlo: “Sei identica a lei, da oggi è come se avessi due mogli”».
Ha mai sognato di sposare un principe come Meghan Markle?
«Mai, amo troppo la mia libertà. Avrei fatto un’ eccezione con Ayrton: se fosse stato un principe gli avrei detto “prenditi la mia vita”».
Come giudica la scelta dei Duchi di Sussex di andarsene?
«Ridicola. Non riesco a immaginare come un reale possa smettere di essere quello che è solo cambiando Paese. Non potrà mai essere Harry il meccanico o Harry lo stilista. Non sarà credibile».
Ha votato Trump?
«Posso solo dire che è la prima volta che sento il futuro negli Stati Uniti incerto. Anche per questo vorrei vivere e lavorare in Italia».
Con chi vorrebbe lavorare?
«Con Christian De Sica e Lino Banfi. Persone che mi hanno sempre messo a mio agio. In Italia non mi è mai accaduto quello che negli Stati Uniti è successo con Weinstein. Tra gli uomini perbene che ho incontrato ci metto anche Dino Risi e Silvio Berlusconi».
Lei è stata mai a una sua cena?
«Sì certo. Berlusconi aveva visto tutti i miei film e invitò il cast di Due Vite Un Destino dove recitavo con Michael Nouri e Philippe Leroy. Ad un certo puntò alzando il calice disse: “Brindo al miglior attore del film: Carol Alt!”. Poi mi regalò una cornucopia in argento».
Oggi ha 59 anni e dice di essere felicemente single.
«Sono stata in coppia dai 13 ai 54 anni. Ora tutti vorrebbero vedermi fidanzata, ma è impossibile: sto troppo bene da sola».