ItaliaOggi, 1 febbraio 2020
Periscopio
Crescono barbe di ogni foggia. Frutto del cambia-mento? Dino Basili. Uffa news.
Me la sto facendo sotto. Per fortuna ho la mascherina. Altan. la Repubblica.
Sanremo anche quest’anno si trova in Liguria. Ernesto Montale.
La televisione è come una spugna, raccoglie tutto ciò che c’è sul pavimento e quando vai a spremerla esce fuori il succo della società. Pippo Baudo.
Psicosi – Io ormai, quando incontro un cinese, lo guardo con sospetto, mi allontano e mi faccio schifo. Jena. La Stampa.
Abbiamo sconfitto Napoleone e Hitler, non potevamo farci comandare da Junker e von der Leyen. Boris Johnson, primo ministro del Regno Unito in occasione dell’uscita dalla Ue. The Times.
Non capisco perché i vincitori in Emilia-Romagna (e solo lì) nelle ultime elezioni regionali debbano esultare. Non si sono mica aggiudicati il Giro d’Italia, si sono limitati di arrivare prima in una tappa. In una regione rossa in cui, da sempre, prevalgono i rossi benché incalzati dai nordisti e dai seguaci dell’eccellente Meloni. Vittorio Feltri. Libero.
Il voto in Emilia-Romagna è molto chiaro: ha vinto il buon governo contro le urla e gli strepiti. Ha vinto una coalizione senza i 5 stelle, tutta improntata al riformismo. Dopo questo voto speravamo di recuperare il Pd ma temo che sia irrecuperabile. Il Pd ha capito quel messaggio all’incontrario: dal giorno dopo i suoi leader stanno dicendo che nasce una nuova stagione di bipolarismo basato su Pd e M5s, da una parte, e da Lega, Fi e Pdl dall’altra. Tradotto: populisti contro sovranisti. Tutto quello che è più lontano da ciò che serve a questo paese. Carlo Calenda ex Pd, +Europa. Corsera.
Vito Crimi, l’autoreggente temporaneo del M5s, voleva uccidere i giornali quando era sottosegretario per l’editoria. Se la prese soprattutto con Libero, esigendo che fosse messo al bando e privato immediatamente delle provvidenze di legge così da morire di fame. Invece di ammazzare noi, deve avere sbagliato mira, e per il momento è riuscito ad ammazzare solo il suo partito. Renato Farina. Libero.
Stiamo toccando il punto culminante dell’onda lunga della crisi dell’ istituto parlamentare. O entra in gioco un disegno radicale di riforma, o celebriamone pure il funerale – funerale che potrebbe durare anche cento anni. Le correnti demagogico-populistiche che tutti hanno inseguito negli ultimi decenni non potevano portare altrove, ma mai così drammaticamente come in questa fase è emersa l’ impotenza del Parlamento rispetto a logiche privatistiche di gestione del potere. Massimo Cacciari, filosofo. L’Espresso.
Nel mio ultimo romanzo, Il tunnel, pubblicato in Italia da Einaudi, il protagonista perde la memoria e si tatua sul braccio i numeri dell’antifurto della macchina. È una dissacrazione. Noi ebrei dobbiamo diminuire l’intensità della memoria. Che non significa dimenticare; significa guardare le cose che abbiamo intorno. Uscire dalla trappola dell’identità. Oltretutto non esiste un’identità ebraica. Ne esistono molte. Gli askenaziti e i sefarditi, i religiosi e i laici, gli ortodossi e gli ultraortodossi. Abraham Yehoshua, scrittore israeliano (Aldo Cazzullo). Corsera.
Mario Segni rimpiange solo, degli antichi comizi, i rapporti umani: Giravi come una trottola per i paesi ma incontravi persone di tutti i tipi. Una varietà umana straordinaria. Churchill diceva: «Per ogni campagna elettorale avrò perso un anno di vita. Troppa fatica. Ma le rifarei tutte». Lo dico anch’io. Arrivavo alla fine fisicamente distrutto. Ma certi ricordi restano indimenticabili. Mario Segni, ex deputato (Enrico Stella). 7.
Io sono venuto su con un’avversione per le armi, anche perché da bambino a ogni boccone che rifiutavo mi dicevano: «L’avessimo avuta noi questa roba in tempo di guerra». Ho un rapporto problematico con il cibo. Penso di poter vivere con un pomodoro al giorno e per questo mi sento libero Antonio Ricci, inventore di Striscia la notizia (Aldo Cazzullo). Corsera.
La mia conversazione con Ingrao è durata più di un anno. Mi interessava discutere sul massimo evento del secolo: la fine del Comunismo, speranza dell’umanità. Io sostenevo: il Comunismo è morto. Ingrao sosteneva il Comunismo è immortale. Lo incalzavo e volevo incastrarlo, portarlo sulle mie posizioni. Ma è stato impossibile: lui era convinto che il Comunismo cambia sempre, ma non muore mai. Più che un politico, era un uomo di fede. E la fede gli sconsigliò di pubblicare allora il nostro dialogo. Lo accontentai. Un quarto di secolo dopo nell’archivio Ingrao sono state ritrovate queste conversazioni e Alberto Olivetti e Maria Luisa Boccia, che ne curano l’organizzazione, hanno pensato valesse la pena rendere pubblica questa testimonianza. Ferdinando Camon, scrittore (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Durante l’intervista, l’ex direttore dell’Ansa, Lepri, scattava di qua e di là nella casa in cui, ormai vedovo, viveva solo, provvedendo a tutto. Dal giornalismo d’oggi, prese le distanze: «Raccontiamo un sacco di palle». «Cioè?». «Scriviamo, “meteorite ha sfiorato la Terra” mentre era distante migliaia di chilometri o “Italia spaccata in due” per un incidente che ha solo interrotto l’autostrada del Sole». Ridimensionò il grande Indro: «Ci sono vari Montanelli. Quello amato dalla destra e quello osannato dalla sinistra. Bravo ma variegato». Giancarlo Perna. LaVerità.
DOMENICO GIANI, 1 – Papa Francesco costringe alle dimissioni il capo della Gendarmeria perché è finita sui giornali la disposizione, con foto segnaletiche, che vieta l’ingresso nello Stato a cinque dipendenti sospesi dal servizio. Leggendola, si scopre che il principale indagato «continuerà a risiedere presso la Domus Sanctae Marthae», dove abita il Pontefice. Ma è il Vaticano o Paperopoli? Stefano Lorenzetto. Arbiter.
Decide di rifugiarsi in un caffè, a leggere il giornale, ma a Milano i bei locali con i tavolini e le seggiole che invitano il passeggero a sostare e ristorarsi sembrano sconosciuti. Bar, tantissimi, uno ogni cinque metri, ma costruiti per scoraggiare l’ozio: la gente vi entra a scottarsi la gola con un espresso, al massimo un cappuccio con molta schiuma e brioche o a dissetarsi con un aperitivo frettoloso, e via. Guglielmo Zucconi, Il cherubino. Camunia, 1991.
Se dovessi rinascere, chiederei l’aspettativa. Roberto Gervaso. Il Giornale.