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 2020  gennaio 31 Venerdì calendario

Periscopio

Giuseppe Conte era l’Uomo invisibile e ora ha sviluppato il potere dello sdoppiamento, Giuseppe 1 e Giuseppe 2. Enrico Bertolino, comico. Circo Minimo.
Mentre l’Italia esclude di inviare militari in Libia, trascura che li ha già mandati. Otre trecento soldati tra cui soldati di èlite, paracadutisti della Folgore, impegnati alla protezione di se stessi. Lucio Caracciolo. la Repubblica.

Nella parossistica crescita di Netflix c’è la chiave del suo successo. Mille dollari di azioni del 2007, quando partì lo streaming, oggi ne varrebbero oltre centomila. Riccardo Staglianò. il venerdì.

Ci sono voluti vent’anni dalla morte di Craxi, per cominciare a liberare la storia dalle meschinerie, dalle scorie, dai calcoli della cronaca di parte. Come avviene per ogni verità che si dimostri scomoda. Perché dare la parola a Craxi, al capro espiatorio, al criminale, equivaleva fare venir meno la retorica di Tangentopoli, ridurre l`epopea giustizialista, a quello che nei fatti è stata: un mero scontro di potere, in cui fu scelto con cura chi doveva salire sul patibolo e chi, invece, doveva essere salvato, nel dopo Yalta. Augusto Minzolini. il Giornale.

Quando un milione di giovani, tanto per sparare una cifra, ha come controparte gli algoritmi e non le idee, allora sei diventato irrilevante. Luciana Castellina, fra i fondatori de il Manifesto (Antonio Gnoli). la Repubblica.

I soldatini del M5s e del Pd non mollerebbero la cadreghe nemmeno nel caso in cui a Montecitorio e dintorni si scatenasse un allarme atomico. Meglio morti che affamati. Il mio è un discorso volgare però, proprio per questo, è veritiero, fondato sull’esperienza decennale maturata come cronista politico. Vittorio Feltri. Libero.

Sono anni che proviamo a contare le vittime del comunismo in Romania. Ma siamo stati sempre ostacolati, in mille modi, dalle autorità e soprattutto da tutti coloro che avevano ruoli importanti nel vecchio regime. Sul numero delle vittime vorrei precisare che nei primi dieci anni del regime si sono registrate oltre diecimila morti. Si trattava di cittadini che non condividevano le politiche economiche del governo, che criticavano le confische delle terre ai contadini, la nazionalizzazione dell’industria nel 1948, e in generale di chi dissentiva pubblicamente dalle decisioni del Comitato centrale del partito comunista e del governo. Marius Oprea, presidente dell’Istituto per la ricerca dei crimini del comunismo (Aldo Forbice). LaVerità.

Per certi versi, Flaiano fu rovinato dal fascismo, un po’ come quel personaggio interpretato da Alberto Sordi che era stato «rovinato da la guera». Nato nel 1910, aveva 12 anni al tempo della marcia su Roma, più di trenta all’epoca della Liberazione, riteneva di appartenere a una generazione di uomini «che avevano passato tutto l`arco della giovinezza nella mortificazione più assoluta, senza poter scrivere». Non era esattamente così, perché da Montanelli, un anno più vecchio, a Vittorini e Pavese, classe 1908, per fare soltanto tre nomi emblematici nel loro rappresentare percorsi diversi fascisti e post-fascisti, la scrittura aveva rappresentato una professione, rivelato un talento, costretto a un’assunzione di responsabilità. Stenio Solinas. il Giornale.

Non ho sottovalutato l’importanza dell’inutile. So di aver vissuto per arrampicarmi sul niente, mi capita di chiedermi cosa cazzo ho fatto per così tanto tempo. La realtà è che siamo stati figli della guerra, cresciuti tra problemi grandi. Il più grosso, assieme alla fame, era la retorica. Nessuno è stato risparmiato, pensiamo alla cosiddetta letteratura di montagna, o a quelle che chiamiamo vette. L’unica cosa importante che ho fatto, lo ammetto, è restare libero. Cesare Maestri, alpinista (Giampaolo Visetti). la Repubblica.

Qual è il momento di redigere i necrologi letterari per i media? In primis, quando un personaggio pubblico è in preda a un brutto malanno. Oppure, se un illustre vegliardo, magari sanissimo, supera, poniamo, i 90 anni. Indro Montanelli, che prediligeva i coccodrilli sui giornalisti, usava anche un criterio intermedio. Se un collega sugli 80 anni, prendeva anche un semplice raffreddore, lui si metteva alla macchina per scrivere. Ovviamente, sceglieva un’ora morta, in genere le 15, dopo il parco pranzo a base di fagioli all’uccelletto, per buttare giù il necrologio riponendolo poi nel cassetto, a volte per anni. Pare, infatti, che il coccodrillo sia elisir di lunga vita per chi lo ispira. Giancarlo Perna. LaVerità.

A scuola ero un somaro, bocciato due volte alle medie. I miei genitori non sapevano cosa fare di me. Poi uno zio ebbe un’intuizione. Gavino, suggerì, è il nipote di uno dei pittori più importanti della Sardegna tra ’800 e ’900, Mario Paglietti: mandatelo all’istituto d’arte Filippo Figari di Sassari. È stata la mia fortuna. Sono stato l’unico allievo dell’istituto promosso con 10 in disegno dal vero. Gavino Sanna, pubblicitario (Paolo Baldini). Corsera.

Da giovane rischiavo di saltare i pasti. Ma oggi la tecnica ha come unica finalità il proprio autopotenziamento e viaggia a una velocità tale che la psiche proprio non ce la fa a tenerle dietro. È lenta, la psiche. Umberto Galimberti (Stefano Lorenzetto). Corsera.

Celebrare messa gli era sempre piaciuto Celebrarla, non dirla. Le omelie lo annoiavano. Per essere bravo, era bravo: sapeva far piangere, ridere, pensare; e spaventare, se veniva. Ma l’essenza della messa è il gesto, il paramento, la schiena rivolta ai fedeli inginocchiati. Meglio ancora le fedeli che adoravano quel principe della Chiesa alto, potente, sprezzante. Aldo Cazzullo e Fabrizio Roncone, Peccati immortali. Mondadori, 2019.

Il posto, a Villamarinque, in Spagna (di notevole suggestione) ci parve disabitato finché non udimmo parlottare dentro un’abitazione in rovina. Scostata una tenda di plastica, scoprimmo una scena degna del Brutti, sporchi e cattivi di Scola: una nutrita famiglia di gente scalza e seminuda, riunita intorno alla tavola del pranzo. Ci guardarono con occhi sgranati e fauneschi, premoderni. Richiudemmo prima di riuscire importuni. Marco Cicala, Eterna Spagna. Neri Pozza, 2017.

Ridere del dramma serve a sdrammatizzarlo e in un libro è più facile farlo che nella realtà. Vorremmo essere tutti Stanlio e Ollio, cadere dalle scale, ma ritrovarci sani. Luca Crovi, giallista (Annarita Briganti). la Repubblica.

L’ascensore, vecchio, si arresta con un sussulto. Guglielmo Zucconi, Il cherubino. Camunia, 1991.

Le bugie possono avere le gambe corte, ma devono avere la memoria lunga. Roberto Gervaso. il Giornale.