Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  gennaio 31 Venerdì calendario

Inquinamento acustico, danni a delfini e pesci

L’ambiente sottomarino evoca silenzi profondi che nella realtà si rivelano del tutto immaginari, perché i suoni nell’acqua si propagano a velocità cinque volte superiore rispetto all’aria, arrivano molto più distante e soprattutto sono generati da fonti di rumore in continuo aumento. Allo stesso tempo, pesci e cetacei comunicano fra loro attraverso emissioni sonore, dunque si può facilmente intuire come il baccano di navi e motoscafi possa danneggiarli nei tratti di mare più battuti dalle imbarcazioni. Studi specifici hanno dimostrato impatti negativi del rumore sul comportamento degli organismi marini, ecco perché l’Ue ha finanziato un progetto da 1,8 milioni di euro per misurare i livelli d’inquinamento acustico nell’Alto Adriatico, una delle zone più esposte del Mediterraneo, ma anche una delle più ricche di fauna ittica. 
Entro un paio di settimane, tecnici ed esperti del team di studio italo-croato «Soundscape» dislocheranno nove idrofoni al largo delle coste marchigiana, romagnola, veneziana, triestina e di quattro località della Croazia. Le rilevazioni andranno avanti un anno, poi gli scienziati avranno a disposizione la prima mappa del rumore che sia mai stata realizzata nei nostri mari. I relativi modelli potranno essere utilizzati a tutela delle specie minacciate e delle aree protette. 
Marta Picciulin, biologa marina del Blue World Institute di Lussino (Croazia), spiega come il chiasso subacqueo influisca negativamente sulla vita di pesci, delfini e balene: «I pesci utilizzano i suoni e le informazioni insiti nel paesaggio sonoro per comunicare, ma anche per migrare, evitare i predatori e, quando si tratta di individuare una preda, per cacciare, oltre che per riprodursi. Orata e branzino, quando sono esposti a rumore, subiscono variazioni delle componenti ematiche. Il rumore genera stress e riduzione della sensibilità uditiva nei pesci, così come la musica troppo alta in discoteca fa con la razza umana». E cita l’esempio delle corvine, «rese temporaneamente sorde» dal fracasso marino delle imbarcazioni, oppure i cetacei, su cui sono stati osservati «cambiamenti ormonali, del battito cardiaco e sordità temporanea, in conseguenza di rumori molto forti. Quelli dei rilevamenti sismici possono provocare sordità permanente».
Problemi anche per il biosonar dei delfini, per i quali, se l’eco viene coperta da fonti sonore di origine umana, l’effetto è del tutto simile all’accecamento. «Su alimentazione, rapporti sociali, relazioni madre-piccolo, gli effetti negativi del rumore sui comportamenti dei tursiopi (delfini, ndr) sono dimostrati – aggiunge la biologa –. Sull’arcipelago di Lussino, in Croazia, uno dei punti in cui sarà piazzato un idrofono, nel periodo estivo c’è un turismo intenso con un aumento del rumore diffuso: queste aree vengono evitate dai delfini proprio per questo motivo». L’Alto Adriatico è stato individuato come teatro dello studio Soundscape in quanto zona ad alto rischio inquinamento acustico nel Mediterraneo, insieme al Golfo di Napoli e alla Costa Azzurra, a causa della presenza massiccia di sorgenti di rumore. 
Micol Ghezzo, esperta di scienze ambientali e di modellistica numerica del Cnr (fra i partner del progetto oltre a Regione Marche, Arpa Friuli Venezia Giulia, Fondazione cetacea di Riccione e vari enti croati), sottolinea come i suoni molesti «possano compromettere gli ecosistemi, perché causano stress fisiologici che influiscono sulla riproduzione delle specie e sui flussi migratori». Ci sono i rumori continui di navi e barche a motore lungo le cosiddette autostrade del mare, oppure quelli fortissimi e improvvisi degli scoppi degli «airgun» impiegati per sondare la stratigrafia dei fondali. Una volta che il fracasso marino fra Ancona, Rimini, Venezia, Trieste e la Croazia sarà stato rilevato dagli idrofoni ancorati sott’acqua ad apposite boe, e che i dati saranno elaborati, sarà disegnata una mappa del rumore: «Questi dati potranno essere usati per elaborare un sistema che suggerisca azioni di tutela sulle aree ambientali a rischio – aggiunge Ghezzo –. Offriremo ai decisori uno strumento per ottimizzare l’utilizzo del mare alla luce dell’intensificazione del traffico di barche. Il continuo stress da rumore provoca danni né più né meno di quanto avviene all’aria aperta».