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 2020  gennaio 31 Venerdì calendario

Per il 15,6% degli italiani la Shoah non è esistita

Alessandra Arachi, Corriere della Sera
Per un italiano su sei la Shoah non è mai esistita. È scritto nel rapporto Eurispes 2020, e a scorrere questi dati vengono i brividi, e non soltanto perché il 15,6 per cento degli italiani nega che la Shoah sia mai avvenuta ma anche perché poi c’è un altro 16,1 per cento di italiani che ammette sì, la Shoah c’è stata ma non è stata un fenomeno così importante.
È un dato inquietante, soprattutto perché in crescita. Nel 2004, infatti, il negazionismo riguardava il 2,7 per cento degli italiani, con una crescita quindi negli ultimi quindici anni di tredici punti percentuali. «Queste cifre sono la prova che le nostre percezioni e le nostre denunce trovano fondamento concreto nel nostro Paese», commenta Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica di Roma. E aggiunge: «La diffusione delle tesi negazioniste testimoniano l’urgenza di una profonda riflessione da parte dell’intera società civile – istituzioni e mondo della cultura in testa – sullo stato di salute della nostra società con particolare riferimento ai giovani».
Il negazionismo degli italiani non guarda soltanto alle tragedie del passato. Secondo il rapporto dell’Eurispes c’è un altro fenomeno molto diffuso che riguarda i giorni nostri.
Ben il 61,7 per cento degli intervistati dall’istituto, infatti, dichiara candidamente che i recenti episodi di antisemitismo sono casi isolati e non sono indice di un reale problema.
Di più: il 37,2 per cento la butta sull’ironia, sostenendo che gli episodi attuali di antisemitismo altro non sono che «bravate che sono state messe in atto per provocazione o per scherzo».
Ma non è finita. Nelle pagine dell’Eurispes si legge che un italiano su cinque rivaluta la figura di Benito Mussolini. Per il 19,8 per cento, infatti «Mussolini è stato un grande leader che ha solo commesso qualche sbaglio», omettendo – in linea con le altre affermazioni negazioniste contenute nel rapporto – che fu proprio Benito Mussolini che nel 1938 emanò le leggi razziali che condussero gli ebrei italiani nei campi di sterminio. «Sono dati allarmanti che non dobbiamo sottovalutare», dice Matteo Mauri, vice ministro dell’Interno del Pd, aggiungendo: «Il negazionismo sta continuando ad infangare la memoria di questa tragedia».
E Vito Crimi, capo politico reggente del M5s, rincalza: «Il rapporto Eurispes ci consegna un dato inaccettabile. Il Paese e le istituzioni devono affrontare questa battaglia sotto un’unica bandiera: la cultura della memoria».


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Francesca Paci, La Stampa
I social network non hanno ancora smesso di moltiplicare l’immagine della farfalla in volo sopra al filo spinato evocata dalla senatrice Liliana Segre a Bruxelles, che l’Eurispes rilascia un nuovo sinistro studio sulla vocazione del nostro Paese a disconoscere l’Olocausto. 
Secondo il "Rapporto Italia 2020", il 32° della categoria, il 15,6% degli italiani è convinto che la Shoah sia propaganda, una percentuale cresciuta di 7 volte in 15 anni (era il 2,7% nel 2004). Il 16,1% ridimensiona la portata dello sterminio, il 22,2% pensa che gli ebrei controllino i mezzi di informazione, il 26,4% li ritiene l’ago della bilancia della politica americana. Uno ogni tre infine (37,2%), considera delle "bravate" fatte "per provocazione" o "per scherzo" gli episodi di antisemitismo verificatisi negli ultimi tempi, a partire dalla scritta "Juden hier" (qui ci sono ebrei) comparsa sulla porta di casa della partigiana Lidia Beccaria Rolfi, in provincia di Cuneo. Per gli altri, per fortuna la maggioranza, sono casi isolati (61,7%) o delle conseguenze di un linguaggio avvelenato di odio e razzismo (60,6%): una condanna dunque, sebbene segnata, ed è questo l’aspetto veramente grave, da una certa distanza, quasi indifferenza. 
Ci risiamo, viene da dire. Pochi giorni fa un altro rapporto, di Euromedia Research per l’osservatorio Solomon, rilevava come 1 ogni 100 italiani reputasse lo sterminio degli ebrei "una leggenda". Eppure nei dati Eurispes ci sono anche spunti di riflessione a più ampio raggio. Quasi la metà degli italiani infatti, teme che il fenomeno (negazionismo, antisemitismo) si inasprisca e suggerisce in questo modo di prendere la cosa meno sotto gamba di come appaia a una prima lettura. Inoltre, con buona pace dell’audace Alessandra Mussolini che chiede impudicamente alla senatrice Segre di non fomentare l’odio contro il fascismo, gli intervistati nostalgici del Ventennio non sono gran cosa. Per il 19,8% vale l’affermazione secondo cui "molti pensano che Mussolini sia stato un grande leader che ha solo commesso qualche sbaglio", il 14,1% pensa che "siamo un popolo prevalentemente di destra" e il 12,7% afferma che "ordine e disciplina sono valori molto amati dagli italiani". Dichiarazioni generiche insomma, vaghissime.
L’impressione generale è che l’antisemitismo e la minimizzazione dell’Olocausto vadano di pari passo con l’aumento dell’indifferenza "sociale" degli italiani, quella zona grigia in cui domina la proiezione dei propri problemi e la paura mangia l’anima. Non a caso il "Rapporto Italia 2020" indaga anche la diffidenza verso gli stranieri e la risposta è in linea: sebbene nel 2019 gli sbarchi siano calati del 50,4% rispetto all’anno precedente i sostenitori dello Ius soli sono scesi dal 60,3% al 50%. Un bisogno esiziale di barriere. 



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Lorenzo Mottola, Libero
Era tutto un bluff. Per mesi, ovvero dal famoso pasticcio sulla creazione della commissione Segre, in Italia è circolata una leggenda metropolitana: quella del centrodestra - e soprattutto di Matteo Salvini - pericoloso fautore di teorie antisemite. Ogni marginalissima stupidaggine pronunciata da consiglieri di municipio di Canicattì o militanti di qualche sperduto paesello delle valli molisane è stata montata ad arte, spacciata come prova del fatto che la svastica stava rientrando in Italia a bordo del Carroccio. Una chiara e banale strumentalizzazione, cui tanti hanno abboccato come sardine. Ieri, però, da un’indagine realizzata dall’Eurispes sono emersi un paio di dati interessanti. Il primo: è vero, in Italia abbiamo un problema con i dementi convinti che la Shoah sia un falso storico. Sono illetterati, ma sono tanti e continuano ad aumentare: erano appena il 2,7% nel 2004, oggi sono il 15,6%. Secondo punto: questa platea di analfabeti è composta soprattutto da persone che sostengono l’attuale maggioranza di governo. Pochissimi cretini a destra. Ben il 23,3% di chi vota Pd e soci ha dichiarato che «l’Olocausto degli ebrei è avvenuto realmente, ma ha prodotto meno vittime di quanto si afferma di solito». Al centro la percentuale è simile (23%), crolla tra i seguaci leghisti, forzisti e della Meloni (8,8%). Dice l’Eurispes: «La credenza che la Shoah non abbia mai avuto luogo vede il picco di intervistati “molto” d’accordo tra chi si riconosce politicamente nel Movimento 5 Stelle, concordi complessivamente nel 18,2% dei casi; la più alta percentuale di soggetti concordi si registra però tra gli elettori di centrosinistra (23,5%)». Cifre che, guarda caso, nessuno ha pensato di sottolinare, a parte il sito di Mentana, Open. LA STORIA In fin dei conti, era facile prevederlo. È una vita che la sinistra italiana guarda a Israele con sospetto e strizza l’occhio a chi vorrebbe cancellare i sionisti dalla faccia della terra. Storicamente, i compagni si sono schierati su queste posizioni più o meno dal 1967, ovvero quando l’Unione Sovietica, dopo la Guerra dei Sei giorni ruppe i rapporti diplomatici con la stella di David e si accordò definitivamente con gli Stati confinanti. Prima di allora, in realtà, era stata tutta un’altra storia. Il Pci nel dopoguerra considerava la nascita di uno Stato ebraico indispensabile e un giusto risarcimento. Lo stesso Pasolini ancora alla fine degli anni ‘60 paragonava gli attacchi dei paesi arabi alle persecuzioni di Hitler. Poi tutto è stato ribaltato. I buoni sono diventati i palestinesi, i cattivi gli israeliani. Qualcuno, ogni tanto, ha ancora il coraggio di definirli nazisti. Le teorie negazioniste, questo è vero, nascono in Europa, ma negli ultimi decenni sono proliferate soprattutto in Medio Oriente, per chiarissime ragioni politiche. Questo marciume è poi rientrato in Occidente, trasportato oltre che dalla politica anche da tanti musulmani antisemiti convinti che si sono trasferiti in Italia. Le manifestazioni di ostilità sono continue, dai tradizionali fischi alla brigata ebraica alla marcia del 25 Aprile fino al Comune di Napoli, che recentemente ha concesso la cittadinanza onoraria al presidente dell’Anp Abu Mazen. Poi, come detto, è scoppiato il caso della commissione Segre. E improvvisamente i leoni si sono travestiti da agnelli. Il centrodestra ha votato contro la sua creazione non certo perché contrario al tema di fondo (combattere razzismo e antisemitismo) per una precisa ragione politica. Il rischio era quello di dare a un gruppo di parlamentari la possibilità di censurare arbitrariamente il dibattito politico. Chi decide cosa è odio e cosa è lecito? Basti vedere ciò che è successo alla commissione anti-mafia, chiamata a presentare prima di ogni elezione una lista di “impresentabili”. Pensare che un simile mezzo messo in mano a un parlamentare non rischi di tradursi in un bastone da usare contro l’avversario è pura illusione. E infatti la sinistra ha iniziato a picchiare, senza preoccuparsi troppo di usare l’Olocausto come mazza. E soprattutto senza guardare in casa propria.