ItaliaOggi, 30 gennaio 2020
L’esercito tedesco va a pezzi
Sempre equivoci linguistici tra Germania e Italia. I tedeschi si offesero a morte quando i giornali sportivi italiani scrissero che Steffi Graf, la bionda e invincibile tennista, aveva conquistato Wimbledon come un panzer. Per loro un’allusione al passato nazista, per noi un complimento. Che c’è di meglio di un panzer teutonico? Nella realtà oggi sono quasi dei ferrivecchi che cadono a pezzi. I pregiudizi, nel bene e nel male, non muoiono mai.
Ci sono diversi blog o magazin online dedicati ai rapporti tra Germania e Italia, curati da giovani e da vecchie guardie del giornalismo. Nelle intenzioni, dovrebbero cercare una migliore reciproca comprensione, ma tutti prima o poi si fanno prendere dal furore antitedesco. Tranne uno, per la verità, ma il direttore, il romano Andrea D’Addio, è anche l’unico che sia riuscito ad affermarsi a Berlino. Merito suo. Per gli altri, se non ce la fanno, è sempre colpa della Merkel.
Per mestiere, seguo tutti, e in un magazin di recente ho letto un articolo indignato: Berlino aumenta le spese militari del 3,5%, stiamo in guardia, non dimentichiamo che nel secolo scorso ben due guerre mondiali sono partite dalla Germania. Per la verità, la prima sarebbe iniziata da Vienna, anche se dopo l’ultimo Kaiser collaborò con entusiasmo. Lasciamo perdere il rispetto per la storia. Dobbiamo veramente temere che Frau Angela voglia di nuovo invadere la Polonia, o passeggiare sotto l’Arco di Trionfo a Parigi con il Pickelhaube, l’elmo chiodato, sui biondi capelli? Nonostante quell’aumento, destinato in gran parte agli stipendi, e alla biancheria della truppa, Berlino per le spese militari non giunge neanche al 2% del Pil, come dovrebbe secondo gli impegni Nato. E l’esercito va letteralmente a pezzi, come risulta dal rapporto annuale presentato martedì sera da Doktor Hans-Peter Bartels, responsabile al Bundestag per i problemi militari.
«La situazione per gli uomini e il materiale è disastrosa», denuncia. Il governo ha perso anni. In sintesi: «Le forze armate sono una Riesenbaustelle», un gigantesco cantiere. Dopo l’ultima riforma, tutti i mezzi militari, camion, cannoni, e carri armati erano da eliminare perché non abbastanza moderni ed efficienti. Ma si attendono ancora i nuovi, dai panzer alle fregate. Manca il denaro necessario per la modernizzazione.
A proposito di Steffi Graf, il Leopard 3, è in effetti il miglior panzer del mondo, il migliore di tutti i tempi, ma appena il 20% è in grado di scendere in campo, il resto è fermo in attesa di revisione. Il vecchio modello, il Leopard 2, costava da 3 a 7 milioni di euro, a seconda degli optional, l’ultima versione parte da 10 milioni. Una supermacchina da guerra ma molto delicata, ha bisogno di continue attenzioni per non finire in panne. E mancano i meccanici esperti e i pezzi di ricambio.
Le forze armate, denuncia Bartels, sono vittime della mancanza di fondi e della burocrazia, che è überorganisiert, super organizzata, antico vizio teutonico. Gli investimenti militari? Il miliardo e 100 milioni in bilancio per il 2019 non è stato speso, sempre per questioni burocratiche: «Non si è in grado di dare un ordine d’acquisto urgente senza essere sommersi dalle scartoffie». I militari sono costretti a comprarsi a spese loro quel che serve. «Dovrebbero attendere», spiega, «quattro anni e mezzo in media per avere un nuovo paio di stivali o uno zaino». E per questo i giovani non sono invogliati ad arruolarsi. Agli effettivi mancano almeno 21 mila ufficiali e sottufficiali, anche se gli stipendi per i graduati non sono male. Un tenente di prima nomina arriva a 3.600 euro lordi, un capitano quasi a 5 mila. A parte il vitto e l’alloggio.
In particolare è grave la mancanza di giovani leve in marina, non si trovano piloti di elicottero, e i medici appena laureati non si arruolano, i dottori con le stellette sono in maggioranza al limite della pensione. «È difficile far fronte ai nostri impegni internazionali», conclude sconsolato Bartels, «i militari non possono restare in missione oltre i sei mesi, ma non si trovano colleghi addestrati pronti a prendere il loro posto».
In caso di necessità, domani, le forze armate possono contare su non più di 10 mila uomini pronti a entrare in azione. Spero che il rapporto dello sconsolato herr Doktor Bartels abbia rassicurato quanti temono che le divisioni prussiane vogliano conquistare l’Europa per la terza volta.