Il Messaggero, 30 gennaio 2020
Disegno di Mantegna venduto per 12 milioni di dollari
Era arrivato all’asta con una stima di 12 milioni di dollari e ieri sera l’ha quasi sfiorata. Con un piccolo scarto, il Trionfo di Alessandria, il raro disegno di Andrea Mantegna, preparatorio per una delle tele del famoso, quasi leggendario, ciclo dei Trionfi di Cesare, è stato battuto all’asta newyorkese di Sotheby’s per oltre 11,6 milioni di dollari. Solo altri due disegni di Mantegna sono apparsi all’asta dalla seconda metà del 900 ad oggi. L’opera aveva negli ultimi mesi calamitato l’attenzione mediatica. È considerato dagli expertise, infatti, uno dei due disegni del maestro del Rinascimento (datato alla fine del 1480), su 20 esistenti, ancora in mani private. Il disegno a penna e inchiostro è considerato oggi l’unico studio superstite dei Trionfi di Cesare, la famosa serie di nove dipinti monumentali dedicati alla processione di Giulio Cesare con il suo esercito attraverso l’antica Roma, custoditi alla Royal Collection dell’Hampton Court Palace di Londra (li comprò dai Gonzaga il re Carlo I nel 1629). Il disegno in questione, invece, tramandato come opera autografa di Mantegna nel 1885, è passato in varie collezioni private fino ad accendere i riflettori degli studiosi in occasione della grande mostra sul Mantegna tenutasi alla National Gallery di Londra nel 1992.
LA SCOPERTAEd ecco che gli specialisti del Dipartimento di ricerca scientifica di Sotheby’s, hanno annunciato una scoperta, sulla base di analisi con fotografia a infrarossi. La figura principale sul lato sinistro della composizione è stata modificata durante il processo di creazione del disegno. Sotto la figura di Esculapio, il dio greco della medicina, che appare nel disegno finito e nella versione finale dipinta, c’è in realtà un’altra figura completamente diversa, identificata come Helios, il dio romano del Sole. Per gli esperti di Sotheby’s è la prova che questo è l’unico studio preparatorio sopravvissuto noto per i Trionfi. «I Trionfi di Mantegna sono tra i più grandi capolavori del Rinascimento italiano», commenta la storica dell’arte, ricercatrice e scrittrice Irene Baldriga. «Poco conosciuti dal grande pubblico, perché entrarono presto a far parte delle collezioni inglesi, rappresentano una impressionante testimonianza della cultura antiquaria che circolava nelle corti italiane durante il 400.
Per questo ciclo monumentale, che davvero si impone sull’osservatore con una potenza travolgente, Mantegna attinse ad una quantità di fonti antiche, da Svetonio a Plutarco. Ciò che stupisce - spiega Baldriga - è la sua capacità di reinventare, in modo del tutto credibile, lo scenario dell’antica Roma, traendo spunto dai monumenti che aveva ammirato nella città eterna ma anche dal vastissimo repertorio di disegni e di incisioni di soggetto antiquario che circolavano nelle botteghe degli artisti. L’enorme successo delle sue invenzioni è testimoniato dalla quantità di disegni e di incisioni che ne furono tratti».