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 2020  gennaio 30 Giovedì calendario

Antonella Clerici contro il #metoo. Intervista

È un po’ come con gli Oscar: «Talvolta li vinci come attore protagonista, talvolta come attore non protagonista e altre ancora sali sul palco solo per premiare gli altri». Alla vigilia del suo terzo Sanremo, Antonella Clerici si sente un po’ così: «Nel 2005 avevo vinto come attrice non protagonista al fianco di Bonolis, nel 2010 come protagonista con il mio Festival e ora torno a premiare gli altri».
Come la fa sentire questa prospettiva?
«Benissimo, l’Ariston mi ha sempre portato fortuna. Oltre al Festival, ho condotto lì Sanremo Young, Ti lascio una canzone... forse per questo non mi fa paura».
Ha delle aspettative?
«Zero, nessuna. Vado serena, non ho responsabilità... Amadeus mi ha chiamata e lo spirito era chiaro: far parte degli amici che gli davano una mano. Lo scopo è divertirsi».
Ricordi del «suo» Festival?
«Il 60esimo, dieci anni fa. Ero completamente sola: ricevevo solo dei no da chi chiedevo di affiancarmi».
E perché?
«Perché non ci credeva nessuno. Dopo i numeri di Bonolis si pensava che il mio sarebbe stato un Festival di passaggio. Ce l’ho messa tutta: è stato un successo. Non l’ho rifatto l’anno dopo perché non sono una presentatrice classica: faccio tutto male, tipo quando ho improvvisato un can can con le ballerine del Moulin rouge. Ma mi butto».
Sanremo arriva dopo un periodo di pausa...
«Io mi sento molto gratificata: ho già fatto molto più di quello che sognavo. Però, certo, sono stata tenuta in panchina. Questo stacco, dopo 18 anni di lavoro sfrenato, mi ha permesso di coltivare di più il mio rapporto con la gente: essere famosi non significa per forza essere amati. Ecco, io sento tutto l’amore del mio pubblico... famoso può esserlo anche un serial killer».
Aveva detto che si sentiva più sopportata che supportata dalla Rai. È ancora così?
«È tutto risolto. Dopo Pasqua ci vedremo con il direttore di Rai1 Coletta: il mio contratto scade a giugno e non ho mai ricevuto così tante offerte come nell’ultimo anno. La mia priorità resta la Rai: vedremo. Non ho più smanie: se tutto finisse domani, va bene così».
Intanto tra otto giorni sarà all’Ariston. Era al fianco di Amadeus nella conferenza delle donne bellissime e dei passi indietro. Che ne pensa?
«Che dovremmo abbassare i toni. Amadeus, dopo due ore di conferenza, sarà stato pure stanco e ha sbagliato dei termini, si è un po’ incartato ma sinceramente tutto quello che ne è nato mi ha fatto dispiacere per lui e per noi donne: non possiamo mettere tutto dentro un calderone. Bisogna fare dei distinguo perché le battaglie abbiano davvero valore».
Non crede che quelle frasi siano figlie di un certo modo di intendere le donne?
«Non si può fare di tutta l’erba un fascio: va bene il #metoo, ma stiamo andando troppo oltre. Sulle giuste battaglie bisogna massacrare, ma non si può essere così barricaderi e aggressivi anche di fronte a una parola sbagliata. Un po’ di ironia... di questo passo inibiremo anche uomini di qualità che magari vogliono solo farci un complimento».
Anche i complimenti vanno contestualizzati, no?
«Sì, ma se io vedo Carlo Conti e gli dico: come sei bello in smoking, non posso credere che qualcuno creda che abbia delle mire sul mio amico. Amadeus voleva fare un complimento alle donne che aveva scelto parlando della loro bellezza, un po’ come il kalòs kagathòs dei greci, bella e brava. Forse lo avrei fatto anche io. E se non lo avessi fatto avrebbero detto che ero invidiosa... ma tanto avrei scelto dieci uomini...».
Il suo messaggio è: sdrammatizziamo.
«Se si scatta per tutto, se si taglia il capello in quattro per ogni cosa, perdono valore le giuste battaglie. Diventa un “al lupo, al lupo”. Se capita un’uscita infelice, dopo un po’ basta. Senza contare poi che ci sono donne che hanno scavalcato le altre puntando proprio su chi aveva secondi fini: quante ne ho viste?».
E poi c’è il caso Junior Cally: cosa ne pensa?
«Mi chiedo cosa accadrebbe oggi di fronte a una canzone che dice: chi non lavora non fa l’amore, questo mi ha detto ieri mia moglie. Ho anche proposto di rifarla a Sanremo, ma mi hanno detto che nella sera del venerdì ci sono già troppe canzoni... Ripeto: diamoci tutti una calmata e usiamo un po’ più di ironia».