Corriere della Sera, 30 gennaio 2020
Intervista a Chiara Gambera, candidata presidente del Pd
«Si dice che il Pd non ha fantasia. Ma se è il mio nome che circola, vuol dire che qualcosa sta cambiando. L’apertura del partito alla società civile può sembrare una pazzia, invece è vitalità, proiezione verso il nuovo». Chiara Gamberale, 42 anni, scrittrice da quando ne aveva 19, è stata evocata in questi giorni al Nazareno come possibile prossima presidente.
Sorpresa?
«È da un paio di mesi che mi arriva questa voce. Sono molto onorata di essere presa in considerazione anche se di contatti ufficiali non ne ho avuti, nessuno mi ha chiesto niente. Certo mi lusinga. Ci rifletterò se davvero verrò chiamata. Comunque, un po’ sorpresa sì. Devo dire che sono reduce da una notte quasi insonne perché mia figlia Vita di due anni ha avuto problemi di stomaco, e ho bisogno di recuperare per pensare meglio».
Che rapporti ha con il Pd?
«Non frequento il partito. Ho conosciuto Zingaretti nel gennaio 2019, per le primarie del Pd del marzo successivo, durante un’intervista dove usciva il suo volto più umano e personale. Nessun contatto con altri dirigenti. Conosco solo Carlo Guarino, consulente digitale che si occupa di comunicazione social per il segretario. Io sono un outsider rispetto al Pd».
Perché hanno pensato a lei?
«Io sono una outsider anche della politica, non mi sono esposta mai più di tanto e sono innamorata pazza del mio lavoro di scrittrice. Emotivamente sono tagliata per questo e non per la politica. Non partecipo ai talk show televisivi perché non mi piace parlare d’altro se non dei libri. Non sono nemmeno una che utilizza i social network: ho un vecchio Nokia per telefonare e inviare messaggi, stop».
Sono molto onorata di essere presa in conside-razione Ho conosciuto Zingaretti per le primarie ma non frequento il partito
E allora perché?
«Se qualcuno ha fatto il mio nome nel Pd credo si debba a come vivo la mia attività di autrice di narrativa. Non c’è soltanto la produzione letteraria in quanto tale. Per me è importante il contatto con la gente. Racconto storie sulla complessità delle relazioni degli esseri umani. Poi ci sono i momenti collettivi, molto emozionanti, con tante persone, durante le presentazioni. Sotto questo profilo, ho acquisito la capacità di comunicare anche per aver fatto molta radio».
Che cosa si aspetta dalla politica?
«Che sappia aiutare questo Paese a tirarsi su, ad avere uno scatto di reni. Se il Pd ha la vitalità di prendere maggiormente in considerazione la società civile e magari arrivare a interpellare una persona come me estranea ai partiti, significa che si vuole cambiare. Anch’io mi sono chiesta se è un bene o un male puntare su una outsider».
Quali temi la interessano di più?
«Non tanto politici, quanto sociali. Faccio da sempre volontariato, soprattutto nel campo dell’infanzia. Collaboro con CasaOz di Torino e con l’associazione Volontariamente in aiuto a chi ha disagi psichici».