Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  gennaio 30 Giovedì calendario

Intervista a Fiona May

Fiona May, 50 anni, 2 titoli iridati e 2 argenti olimpici nel salto in lungo, è stata una fuoriclasse assoluta, ma per molti sua figlia Larissa ha le doti per fare anche meglio. Un segnale potrebbe arrivare già domani a Karlsruhe, in Germania, nel World Indoor Tour che vedrà l’esordio fra i grandi di questa giovane promessa azzurra, campionessa europea Under 20 nel lungo a soli 17 anni e con un record di 6,64 metri, 8ª prestazione italiana assoluta di sempre.
Fiona, come vive l’esordio di Larissa fra i big mondiali?
«Sono tranquilla, ma come può esserlo una mamma. Non voglio aggiungere stress a quello che Larissa starà già sentendo. Sono felice, certo, ma perché lo è anche lei, senza creare tante aspettative».
Anche lei fu oro europeo juniores, ma sua figlia c’è riuscita 8 mesi prima: è più brava anche della mamma?
«Lo spero. Certe cose le fa meglio di me, in altre deve ancora crescere. Ha talento, ma dopo 30 anni i paragoni tra noi due non servono perché sono cambiati i materiali, le pedane, gli allenamenti...».
Larissa rispetto a lei fa anche velocità, ostacoli e pentathlon: non è dispersivo?
«Non credo, tante altre atlete lo fanno. E poi lei ci tiene molto, così si completa tecnicamente e si diverte di più».
Ha mai avuto il desiderio di allenarla personalmente?
«È molto ben seguita dai suoi allenatori (Gianni Cecconi e Ilaria Ceccarelli, ndr) e forse ci metterei troppo pathos».
Almeno qualche consiglio a sua figlia lo dà, o no?
«Larissa sa che io ci sono e spesso mi cerca, ma più per un supporto psicologico, affettivo, emotivo. Per la tecnica ha già chi la segue e bene».
Un po’ si rivede in sua figlia?
«Sì, soprattutto nel carattere, nella grinta con cui fa le cose, nell’approccio alle gare. Lì c’è tanto di me».
A luglio ci saranno i Mondiali U20, poi i Giochi per i quali il pass è 6,82. Troppo? 
«Non parliamo di Olimpiadi! Un passo per volta, senza aumentare la tensione. Cominciamo con questa gara a Karlsruhe, poi Larissa ai Mondiali dovrà presentarsi al top e dare tutto per cercare di vincerli. Se farà bene, il resto verrà di conseguenza».
Lei pensa che presto o tardi sua figlia sceglierà solo il lungo lasciando da parte la corsa e gli ostacoli?
«Non so, comunque non nell’immediato futuro. A lei piacciono molto, così si svaga di più. E pensare che da bambina dell’atletica non ne voleva proprio sapere».
Larissa già da piccolina diventò famosa suo malgrado grazie a uno spot televisivo con la sua mamma per una nota merendina. Ricorda?
«Come no! Una pubblicità ben fatta e divertente. Allora Larissa era solo una bimba e non sapeva nemmeno che cosa fosse l’atletica».
Poi cominciò con la ginnastica artistica, vero?
«Sì, e la fece per 7-8 anni. Credo che non partì subito con l’atletica perché sarebbe stata una figlia d’arte (anche il padre Gianni Iapichino fu azzurro, ex campione italiano di salto con l’asta, ndr) e forse temeva di non reggere poi il confronto con i genitori».
Come nacque in Larissa l’amore per l’atletica leggera?
«Andammo a vedere un meeting a Montecarlo e lei ne fu impressionata favorevolmente. Un mese dopo ci disse che le sarebbe piaciuto provare. Io e suo padre pensavamo scherzasse e invece cominciò con le gare veloci. Solo più avanti, e quasi per caso, si dedicò anche al lungo».
Dal 2011 lei non vive più insieme con il suo ex marito e padre di Larissa: come reagì sua figlia di fronte alla vostra separazione?
«Il divorzio credo che sia una cosa normalissima, ma Larissa all’inizio ci rimase male, non se l’aspettava e naturalmente un po’ lo patì. Adesso però mi sembra che tutti insieme abbiamo trovato i giusti equilibri».
Per Larissa è stato un vantaggio o un handicap essere figlia di due campioni?
«Per certi versi può aver patito l’aspettativa che si è creata intorno a lei, il dover a tutti i costi raccogliere l’eredità di mamma o papà. Ma penso che alla fine le abbia anche giovato, perché aveva vicino qualcuno che le voleva bene e poteva trasmetterle l’esperienza vissuta nel perseguire gli stessi obiettivi sportivi».
Larissa fa il 4º anno del liceo scientifico: è dura conciliare la scuola e lo sport praticato ad alti livelli?
«In Italia non è sempre facile conciliare le due cose, ma devo dire che al Liceo Leonardo da Vinci di Firenze sono molto comprensivi e Larissa riesce a cavarsela bene».
E allora che cosa farà da grande sua figlia?
«Dipenderà molto da che cosa succederà in questa stagione. Sarà lei a decidere e so che sta già pensando a che cosa scegliere all’Università, magari trovando intanto un gruppo sportivo militare per continuare con l’atletica. E se continuerà a migliorare come ha fatto in quest’ultimo anno...».