Avvenire, 30 gennaio 2020
Un muro contro i migranti nel mar Egeo
Un muro galleggiante per fermare i profughi. Ecco l’ultima trovata della Grecia per arginare gli arrivi delle persone che fuggono dalla guerra, dalle torture e dalla violenza. Non bastano le frontiere chiuse e superblindate e i respingimenti nei boschi lungo i balcani o le Alpi italo-francesi, su terra. Non basta l’accordo e i fondi europei destinati alla Turchia per trattenere i profughi. Adesso c’è anche il “muro in mare”, la linea dura del governo conservatore del premier Kyriakos Mitsotakis. Una barriera galleggiante di 2,7 km nell’Egeo orientale per limitare gli arrivi dalla vicina costa turca. Secondo la pagina degli appalti dell’esecutivo, il ministero della Difesa ha lanciato una gara per la creazione della barriera le cui offerte devono giungere entro tre mesi. Non è chiaro quali siano i tempi per l’installazione. Lo sbarramento dovrebbe avere un’altezza complessiva di 110 cm ed ergersi 50 cm sul livello delle acque ed essere dotato di lampeggianti, si legge nell’annuncio. Il costo dell’opera si aggira intorno ai 500.000 euro, inclusi quattro anni di manutenzione. La descrizione parla di un sistema «costruito senza specifiche militari» e «caratteristiche specifiche per consentire l’attività di gestione della crisi» dei rifugiati da parte della Marina e delle agenzie delle Nazioni Unite.Nell’annuncio si sottolinea che la barriera «limiterà e, se sarà il caso, bloccherà l’ingresso sul territorio nazionale (delle imbarcazioni dei migranti), al fine di contrastare il sempre crescente flusso migratorio, e vista l’urgente necessità di limitare l’aumento dei flussi di rifugiati».