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 2020  gennaio 29 Mercoledì calendario

Guerra del cioccolato tra Modica e Palermo

«Cioccolato di inarrivabile sapore, sicché a chi lo gusta sembra di essere arrivato all’archetipo, all’assoluto», lo definiva Leonardo Sciascia. Ma adesso, su questa delizia che ha appena ricevuto – primo e unico cioccolato in Europa - il prezioso bollino Igp, l’indicazione geografica protetta, è scoppiata una guerra che infiamma la splendida città di Modica, nel cuore del barocco siciliano consacrato dall’Unesco e reso celebre dal commissario Montalbano. A dare fuoco alle polveri è uno storico locale esperto di araldica, quel Carmelo Cataldi che già due anni fa rovinò la festa di accoglienza al principe Alberto di Monaco, dimostrando che il Casato monegasco niente o quasi ha a che fare con i Grimaldi di Modica, la famiglia aristocratica più prestigiosa di questi luoghi. 
Adesso il suo zelo da studioso (che da queste parti chiamano variamente mania, ossessione o fissazione) si è concentrato sull’oro nero che vale 13 milioni di barrette e 25 milioni di euro all’anno. Oggetto della sua ricerca, i «Libri di casa» con i registri di contabilità del Fondo Grimaldi, custoditi nell’Archivio di Stato di Ragusa: «La storia che questo cioccolato si produca a Modica fin dal 1700 è una bufala. I documenti dicono che a quei tempi veniva prodotto a Palermo e importato qui, per rifornire le famiglie aristocratiche. Solo in tempi molto più recenti, alla fine dell’Ottocento, alcuni imprenditori locali si sono messi a produrre il cioccolato qui». Sarebbe una polemica di campanile se non ci fossero in mezzo un business milionario, un Consorzio che raduna i produttori di cioccolato, un accordo con il Ghana che punta alla gestione di tutta la filiera sin dal prodotto grezzo, - la pasta di cacao - oggi solidamente in mano ai grossisti internazionali. Fatto sta che la presentazione del libro di Grazia Dormiente, il direttore culturale del Consorzio di tutela, che ha fissato la data di nascita del cioccolato modicano al 1746, l’altro giorno stava per finire in rissa. Perché Cataldi si è presentato confutando i documenti su cui si basa l’ormai consolidata tradizione: il primo, datato 30 gennaio 1746, in cui si pagano 3 onze e 6 tarì per un carico di frasche, legni e carbone a tale Gi. Scivoletto, e il secondo del 14 dicembre 1746, che consiste in una ricevuta per la fornitura di 8 rotoli di cacao e dieci onze di cannella. «Macché cioccolatiere – sbotta Cataldi – quel Giuseppe Scivoletto era solo un carbonaio. Basta un’occhiata più attenta alle carte per trovare le ricevute di tutti gli altri servizi da lui resi alla famiglia Grimaldi per carichi di legna, di canne e di carbone. Nel 1746 non esisteva alcun cioccolatiere o attività d’impresa di cioccolato a Modica perché questo arrivava da Palermo e già dal 1731, come attesta una lettera del 10 aprile 1731 di tale fra’ Germano di San Michele, carmelitano di Palermo». 
Tutto questo Cataldi ha raccontato al funzionario del ministero delle Politiche agricole che, forse stremato dalla valanga di date, nomi e riferimenti bibliografici, gli ha detto candidamente che bastano 25 anni per ricevere la certificazione Igp e che quindi, in ogni caso, il "bollino" è salvo. E con il bollino, il sapore inconfondibile, chiunque l’abbia inventato.