la Repubblica, 29 gennaio 2020
A colloquio con Elly Schlein, la più votata in Emilia
Elly Schlein ha radici solide, perciò non ha paura. Quando non si trova bene a casa, la cambia e ne cerca un’altra. Ora ne ha costruita una che si chiama “Coraggiosa”, il nome ha qualcosa di garibaldino o di società di mutuo soccorso di inizio Novecento, o di osteria di campagna. C’è un po’ di tutto questo in quello che fa, non fosse che per l’entusiasmo e la passione, e una storia famigliare che arriva da un secolo tragico, e per le province di Emilia e Romagna che ha battuto come neanche Salvini, collina e montagna, non solo le città che già votano a sinistra. In questo andare e seminare ha fatto un raccolto che stupisce, 22mila preferenze, nessuno come lei. Perciò la fermano per strada, «oh, io ti ho votata», e l’oste di Estravagario, a Porta Mascarella, esce e la abbraccia, poi rientra nel suo caffè equosolidale e bio, un posto pieno di studenti e gente come Elly, che di anni ne ha trentaquattro.
Lei dice «è incredibile», intendendo i complimenti. In realtà sapeva che la sua lista, nella coalizione di Bonaccini, avrebbe pescato «in quell’area di sinistra che voleva votare Bonaccini però non voleva votare Pd». Perché? «Perché siamo con Minniti o con Bartolo? Cosa facciamo sull’accoglienza dei migranti? Da che parte stiamo? La gente vuole saperlo con chiarezza. Il Pd deve avere più coraggio, e smetterla di guardare solo al centro», e questo è solo un esempio del suo porsi rispetto al partito dal quale comunque arriva. Ci tornerebbe? Si candiderebbe alle primarie? «Per ora sto bene dove sto. Ma guardo con interesse al processo annunciato nel partito. In attesa di capire di cosa si tratta».
Schlein si è laureata in Giurisprudenza a Bologna, e subito dopo si è messa in saccoccia un’esperienza non piccola: «Campagna per Barack Obama nel 2008, a Chicago, da volontaria semplice. In quella del 2012 ho coordinato un team di volontari. Lì ho imparato come si fa una campagna non per chiedere un voto, ma un impegno alla mobilitazione», e qui bisogna dire che Elly è italiana, «ma svizzera di nascita, e americana per parte di padre», docente universitario come la madre. Tornata a Bologna l’anno dopo, si è iscritta al Pd e in quel 2013 successe una cosa enorme, e lei c’era. Bersani propose Prodi per la presidenza della Repubblica, 101 franchi tiratori lo impallinarono, è storia. Elly promosse la campagna OccupyPd, alcune sedi del partito vennero occupate, una contestazione nata dall’interno e dal basso, un bello scandalo. Quel Pd le stava più che stretto, infatti sostenne Civati alle primarie, quindi venne candidata nel Pd alle Europee, ed ecco la ragazza Schlein a Bruxelles.
Ma quando Civati lascia il Pd, se ne va anche lei, la casa nuova si chiama Possibile. E quando nell’aprile 2019 chiede un’unica lista, progressista e ecologista, e questa non si realizza, non si ricandida e lascia Possibile, torna a Bologna, dove c’è una nuova casa, Emilia Romagna Coraggiosa, nata da forze civiche e politiche, tra cui Articolo 1, Sinistra Italiana, È viva, e Diem25 di Varoufakis. Pochi ci hanno creduto e invece ecco le 22mila preferenze, 15.975 a Bologna, 3.896 a Reggio, e 2.227 a Ferrara, che ormai è roba della Lega, «e sono molto soddisfatta perché lì ho preso più voti del vicesindaco Naomo Lodi», un colpaccio.
Il telefono ronza sul tavolo, «abbiamo vinto solo mezz’ora fa…», quanti la stanno ringraziando, il primo è stato Bonaccini, alla festa di Modena l’ha abbracciata. «Abbiamo due consiglieri, siamo in grado di condizionare le politiche future della Regione». Schlein ha il boccino in mano, «22 consiglieri del Pd, tre della lista del presidente. La maggioranza è 26, quindi…». Quindi «porteremo a casa con Bonaccini le cose su cui gli abbiamo chiesto un impegno: il patto per il clima, il trasporto pubblico gratis per i giovani fino ai 25 anni, lui si è impegnato fino ai 19». Ha una doppia ambizione, e la dice chiara: «Contribuire a fermare la destra, che è pericolosa, inefficace e bugiarda», infatti ha affrontato a mani nude Salvini e gli ha detto «ma perché per 22 volte non ti sei presentato alle riunioni sui negoziati di Dublino?» E l’altro, zitto a guardare il telefono. Quel video ha fatto 4 milioni di visualizzazioni, va detto che in altre occasioni (al Papeete, ad esempio) Salvini ha reagito peggio di quel giorno a San Giovanni in Persiceto, a Elly non manca l’audacia. E la seconda ambizione è di «fare un ricongiungimento famigliare con una parte del nostro mondo di riferimento», che il Pd l’ha lasciato da mo’. Sui perché, l’elenco è lungo, ma lei cita «tre elementi di rottura». La scuola, «dopo la ‘buona scuola’ di Renzi», e il Jobs Act, «nessuno ha ancora chiesto scusa per quella scelta». «L’accoglienza, con le politiche di Minniti. E anche adesso, non c’è un segnale di discontinuità. Bisogna cancellare subito i decreti sicurezza», e basta girare una piazza di sardine, contigue per età e talvolta per esperienze alla Schlein, per capire che questo è un ostacolo enorme, il primo nodo.
C’è dell’altro. «Su cosa si sono mobilitate le persone in questo 2019? Intendo fuori dal circuito dei partiti… La lotta alle diseguaglianze. L’emergenza climatica. Lì sono emerse le sardine e le loro piazze straordinarie. E i ragazzi di Fridays for Future». Cita Alex Langer, «la transizione ecologica avverrà quando sarà socialmente desiderabile», è un peccato che Langer non lo legga quasi più nessuno. «Ci vuole una sinistra nuova, ecologista e femminista», parola antica e desueta «ma è vero che le donne sono sottorappresentate, e c’è troppo sessismo anche a sinistra». Poi, bisogna tornare un attimo alle radici, per capire Schlein. Elly, ma si chiama Elena Ethel, in ricordo di due nonne molto forti. «Ethel, emigrata in America dalla Lituania, ebrea. Suo marito veniva da Leopoli, si era salvato dai pogrom ma perse il resto della famiglia durante l’Olocausto. A Ellis Island gli cambiarono nome, da Schleyen a Schlein». La nonna materna, che «ha fatto molta fatica a dar da mangiare a mia madre e a mio zio, durante la guerra. Vivevano a Siena, suo padre era l’unico laureato senza la camicia nera. Era un laico di famiglia molto cattolica, un avvocato che non tollerava le ingiustizie e in tribunale difendeva gli ebrei, perciò per strada gli sputavano dietro. Poi diventò senatore, era socialista, si chiamava Agostino Viviani». Quindi, molti faranno la corte, alla nipote di Ethel e di Elena.