Corriere della Sera, 29 gennaio 2020
Nessuno può zittire McEnroe e Martina
Quando 25 titoli del Grande Slam (7 lui e 18 lei, limitandoci al singolare) aprono bocca, è buona norma ascoltare. È successo ieri a Melbourne: reduci dal doppio del torneo delle leggende, John McEnroe e Martina Navratilova hanno srotolato uno striscione (dipinto da Martina in albergo) per chiedere che la Margaret Court Arena (il secondo stadio più importante dell’Australian Open dopo la Rod Laver Arena) venga ribattezzata Evonne Goolagong Arena. «Serena ti prego: vinci altri due Slam, sali a quota 25 e lasciamo finalmente la vecchia zia (Court a 77 anni detiene il record di Major, 24, ndr) nel passato» ha detto lui. «Evonne è un’eroina australiana, Margaret una razzista omofoba» ha rincarato la dose lei, in polemica con la Court da quando è diventata pastore di una chiesa evangelica dal cui pulpito scaglia anatemi contro il mondo Lgtb. «Due ospiti di alto profilo hanno violato il protocollo» ha scritto Tennis Australia in un comunicato, minacciando di togliere l’accredito ai discoli. Giù le mani dai giganti, che con quella bocca (e 25 Slam in tasca) possono dire ciò che vogliono. Oltretutto, la verità.