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 2020  gennaio 29 Mercoledì calendario

La Babele tra umani e tecnologia

In un vecchio esperimento della Carnegie Mellon University dei ricercatori tentavano di insegnare ai robot il linguaggio dei gesti: il capitale semantico, in effetti, potrebbe essere ampliato fino a comprendere anche come usiamo il viso, le espressioni e, soprattutto, le mani, pur in una forte differenziazione culturale a seconda dei Paesi di origine. A che cosa può servire un tale esercizio che ricorda i tentativi di insegnare il linguaggio ai primati nel corso del Novecento? In effetti, oltre a favorire il dialogo multi-specie tra uomo e robot, il test serve a mostrare i limiti ancora forti dello sviluppo di queste tecnologie. Come raccontano gli esperti a un bambino in età evolutiva servono poche decine di bottiglie per archiviare e assorbire il concetto di bottiglia. Alle tecnologie dell’intelligenza artificiale è richiesto invece un lunghissimo allenamento con migliaia di analisi visive per categorizzare gli oggetti di uso comune. Ma qui viene il bello: è la forma che caratterizza un oggetto? No, l’uso. Ipotizziamo di costruire una bottiglia d’acqua a forma di telefono. Per un essere umano è facile comprendere al volo che si tratta, appunto, di una bottiglia d’acqua a forma di telefono e non di un telefono con le funzionalità di una bottiglia d’acqua. Da qui l’intuizione dei ricercatori della Carnegie Mellon: lo studio dei gesti permette anche di categorizzare le azioni, mettendo in secondo piano il dilemma della forma. Se un robot impara a riconoscere il gesto necessario e univoco che serve per fare un buco nel muro con un trapano a quel punto per «esso» (non usiamo il lui visto che è un robot) sarà più facile non cadere nei tranelli delle forme e anche un trapano a forma di telefono sarà svelato per ciò che è. L’esperimento mostra come il rapporto uomo-macchina sia, alla fine, una delle sfide più antiche delle civilità, la creazione di un linguaggio comune che permetta il trasferimento della conoscenza. Con una complicazione legata anche alle strane vie dell’apprendimento: noi esseri umani impariamo attraverso il linguaggio esplicito (quando ci spiegano qualcosa e noi lo apprendiamo e memorizziamo) ma anche attraverso il linguaggio implicito (un tipico esempio è imparare ad andare in bicicletta, non si spiega, si fa). Per ora sembra che siamo ancora in mezzo a una Babele umano- tecnologica.