Corriere della Sera, 29 gennaio 2020
Pam Bondi, nuovo avvocato di Trump
Nella squadra legale che difende Donald Trump nel procedimento di impeachment si sta facendo largo Pam Bondi, ex procuratrice generale della Florida dal 2011 al 2019 e alleata della prima ora del presidente, che lunedì ha spostato l’attenzione sugli affari di Hunter Biden in Ucraina.
Citando il caso degli avvocati Alan Dershowitz, 81 anni, e Kenneth Starr, 73, nei giorni scorsi la rivista The Atlantic sosteneva che l’amministrazione Trump fosse la rivincita dei politici finiti. «Nessun repubblicano nel pieno della carriera vuole sporcarsi le mani lavorando per lui», scriveva il magazine, spiegando che questa situazione offre ad arzilli ultrasettantenni assetati di fama la possibilità di tornare politicamente rilevanti.
In realtà, Trump ha dato spazio anche a un’altra categoria: le seconde file ultraconservatrici del partito, di cui Bondi, 54 anni, è ambiziosa rappresentante. La scintilla con il presidente è scoccata nel 2013, mentre Bondi era in corsa per il suo secondo mandato: quattro giorni dopo aver annunciato che stava valutando di unirsi all’inchiesta per frode sulla Trump University, il suo comitato elettorale ricevette una donazione di 25 mila dollari dalla fondazione dell’allora tycoon newyorkese e lei fece un’improvvisa marcia indietro.
Quei soldi finirono a loro volta al centro di un’inchiesta nel 2016, durante la campagna elettorale di Trump: la donazione fu dichiarata illegale a settembre e il futuro presidente costretto a pagare una multa per aver usato i soldi della fondazione con fini politici.
Bondi, nel frattempo, aveva già appoggiato Trump alle primarie della Florida in marzo, era diventata ospite fissa su Fox News e aveva guidato i canti «Lock Her Up» – arrestiamola – contro Hillary Clinton dal palco della convention di partito.
Quella della Fondazione Trump non è stata tuttavia l’unica donazione ad aver attirato l’attenzione dei media: già a partire dalla campagna elettorale del 2010, Bondi è stata sostenuta economicamente dall’organizzazione Scientology, molto presente in Florida, che le ha organizzato numerosi eventi di raccolta fondi. «Mi finanziano per il mio impegno contro il traffico di esseri umani», si è giustificata lei, senza essere troppo convincente. Quello che è certo è che, scaduto il suo secondo mandato, Bondi è stata assunta dalla società di lobbying Ballard Partners, che curava gli interessi del presidente ai tempi dell’intreccio con la fondazione, per la quale ha lavorato in Qatar. Poi, a novembre, è stata chiamata prima alla Casa Bianca e infine nella squadra legale di Trump, soprattutto per rappresentarlo in televisione.
Bondi, d’altronde, ha un curriculum perfetto per il partito repubblicano di questi anni. «I suoi otto anni da procuratore generale sono stati caratterizzati dal tentativo di invischiare il suo ufficio in gran parte delle questioni politicamente e culturalmente più divisive di questo periodo», ha scritto tempo fa il Tampa Bay Times. Fra le altre cose, ha guidato le crociate legali degli Stati conservatori contro la riforma sanitaria di Barack Obama, si è schierata contro i matrimoni fra persone dello stesso sesso, ha contribuito a togliere il diritto di voto per cinque anni agli ex detenuti che hanno scontato la pena, ed è stato necessario un referendum per restituirglielo. L’ex procuratrice, però, ha soprattutto un’altra qualità: ha giurato fedeltà assoluta a Donald Trump.