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 2020  gennaio 28 Martedì calendario

Nicola Magrini, nuovo zar dei farmaci

Ci sono nomine che hanno un’enorme importanza per la nostra vita. Ma che passano inosservate. Come quella del direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), il signore che governa una spesa di oltre 29 miliardi l’anno e dalle cui scelte dipendono i farmaci che avremo a disposizione per curarci.
Il governo, dopo aver silurato l’ex DG Luca Li Bassi (nominato da Giulia Grillo, e che non rimpiangeremo), ha scelto Nicola Magrini che, prima di arrivare in via del Tritone in Roma (lussuosa sede dell’Agenzia), era segretario del comitato Oms per la selezione dei farmaci essenziali. Culturalmente: è un paladino della evidence based medicine, per fortuna, senza se e senza ma. Nasce filosofo (università di Bologna), poi studia Medicina e fa carriera nel ventre grasso e rigoroso della sanità emiliano-romagnola. E da Bologna dà il via al caso Aventis-Lucentis (chi non si ricorda i dettagli può cercarli surepubblica.it) che non vediamo l’ora di dimenticare, perché negli anni è stato ampiamente manipolato, ha alimentato carriere e nutrito generosamente troppi avvocati, ma che partiva da un presupposto chiaro: pagare meno un farmaco è sempre una buona cosa, a prescindere dai dettagli.
Uno rigoroso in via del Tritone ci voleva. Ma serve anche un capo che abbia la creatività tecnica di inventare meccanismi di trattativa e di rimborso capaci di assicurare i farmaci e tenere i costi al minimo; per farlo spesso bisogna elaborare soluzioni fantasiose facendole tracannare alle aziende con pugno fermo con anche la consapevolezza che i farmaci li hanno in mano loro (come hanno fatto bene Nello Martini e Mario Melazzini). Mettere le aziende alle corde è un compito ineludibile del DG dell’Aifa, che deve garantire il nostro diritto a curarci con medicine utili pagandole il meno possibile; non possiamo dubitare della loro qualità ed efficacia così come non possiamo permetterci sprechi e regalie; ma al tempo stesso la nostra salute dipende dalla rapidità delle negoziazioni e dalla capacità dell’Aifa di darci tutte, ma proprio tutte, le medicine utili. Un approccio punitivo, che selezioni al ribasso i farmaci lasciandone molti fuori dal prontuario non è accettabile in un paese ricco e moderno come il nostro. La medicina moderna e i nuovi farmaci b iotech impongono una nuova definizione di cosa siano le “prove di efficacia”. Efficacia per i singoli, e non più di popolazione: salta l’intero sistema di validazione di un nuovo farmaco. Bisogna comprendere a fondo la rivoluzione che stiamo vivendo. Peraltro, con 29 miliardi l’anno si può fare molto.