I pazienti zero
Ma è solo il 31 dicembre che le autorità di Wuhan si preoccupano davvero. Lanciano un allarme che raggiunge l’Oms il giorno stesso. Il 1° gennaio il mercato viene chiuso. Il giorno seguente tutti i pazienti colpiti dalla misteriosa malattia vengono riuniti in un unico ospedale della città, lo Jin Yin-Tan. Sono 41 e sorprendentemente, rivela uno studio pubblicato su The Lancet e scritto dai medici cinesi impegnati in prima linea in quei giorni, 13 di loro non hanno alcun legame con il mercato. Sono in buona parte giovani (l’età media è di 49 anni) e la metà non ha altre malattie. I medici non sanno bene come far fronte all’affievolirsi del loro respiro, alle macchie opache nei polmoni che nelle Tac si allargano sempre più. Provano con antibiotici e antivirali. Ma ne muoiono sei. È a quel punto che scattano i test per capire quale nuovo nemico si sia presentato alla porta. Il 7 gennaio, a tempo di record, il virus viene isolato dai polmoni dei pazienti. Il genoma è subito pubblicato sul web, a disposizione dei ricercatori di tutto il mondo.
Serpenti o pipistrelli
Fra gli scienziati che si sono gettati sul codice genetico c’è un gruppo del Campus Biomedico di Roma. «Siamo sicuri che all’origine del contagio ci siano i pipistrelli», spiega Massimo Ciccozzi, epidemiologo. «Può darsi che un altro animale abbia fatto da intermediario, ma è improbabile che sia stato il serpente». Nel pipistrello, probabilmente attraverso una mutazione casuale dell’Rna, il virus diventa abile a contagiare anche l’uomo. «Per noi il ruolo del mercato resta cruciale, non crediamo molto alle ipotesi alternative», prosegue Ciccozzi. «Il rischio non sta tanto nel mangiare i pipistrelli, quanto nel macellarli. Toccando il sangue, le secrezioni respiratorie o il guano, il virus è in grado di trasmettersi ». Eppure solo due giorni fa, a Capodanno consumato, la Cina ha vietato la vendita di animali vivi.
Quanto corre il contagio
C’è il numero di malati accertati finora: 2.840. E ci sono i modelli matematici che prevedono cosa succederà, partendo dal tasso di contagiosità del virus. Per l’Oms ogni malato infetta in media tra 1,4 e 2,5 persone (il morbillo arriva a 18). «Secondo i nostri calcoli invece ciascun caso ne produce mediamente altri 2,6», spiega Ilaria Dorigatti dell’Imperial College di Londra, coautrice di una delle stime più accurate in circolazione. «Poiché non esistono vaccini né antivirali specifici, il controllo dell’epidemia dipende dall’identificazione rapida dei casi sospetti. Anche per chi mostra solo sintomi moderati, come quelli di un’influenza». Può accadere infatti che il virus contagi ma resti silenzioso. È avvenuto a un ragazzo di 10 anni di Shenzhen con 5 familiari ammalati (avevano visitato un parente di Wuhan, ricoverato proprio per una polmonite). Solo l’insistenza dei genitori preoccupati ha fatto sì che fosse sottoposto al test.
Il ventaglio dei numeri
Calcoli più pessimistici ancora, come quello della Lancaster University, prevedono per il 4 febbraio 190 mila contagiati nel mondo. Un’altra stima dell’università di Hong Kong avanza l’ipotesi che il virus alberghi già in 44 mila persone nella città di Wuhan. Ma questi per il momento sono numeri generati da un computer, non riscontrati nella realtà.
L’incognita delle mutazioni
Quanto rapidamente il virus si diffonderà dipende anche dalle mutazioni del suo genoma. «Finora non è più letale della nostra influenza di due anni fa», spiega Silvia Angeletti, del Campus. «Ma più individui colpirà, più è probabile che muti. Ogni persona infatti ha un suo sistema immunitario, che spinge il virus ad adattarsi e trasformarsi per sopravvivere. Che direzione prenderanno le trasformazioni, è impossibile da prevedere». Può darsi, ipotizza Domenico Benvenuto, sempre del Campus, «che una nuova terapia già in sperimentazione in questi giorni in Cina riesca a bloccare tutto. O che i malati continuino invece ad aumentare. Soprattutto se anche chi non ha sintomi è contagioso».