Corriere della Sera, 27 gennaio 2020
Dall’Iva alle colf, evasi 110 miliardi
Economia sommersa e illegale in aumento; idem per i lavoratori irregolari, con punte di uno su due tra colf e badanti; evasione Iva record in Europa; attività di recupero che arranca. Questa la fotografia scattata dalla Guardia di Finanza nel rapporto annuale riservato del Nucleo speciale entrate.
Sommerso e criminalità«Nel 2017 il valore aggiunto generato dall’economia non osservata, ovvero dalla somma di economia sommersa e attività illegali – si legge nel dossier – si è attestato a poco meno di 211 miliardi di euro (erano 207,7 nel 2016), con un aumento dell’1,5%». L’incidenza sul Prodotto interno lordo è pari al 12,1%: 192 miliardi sono dovuti al nero (soprattutto dichiarando meno del dovuto per 97 miliardi di euro e utilizzando lavoro irregolare per quasi 79 miliardi) mentre l’attività illegale vale circa 19 miliardi: 14,4 dalla droga (in costante aumento negli ultimi 4 anni), 4 miliardi dalla prostituzione e mezzo miliardo dal contrabbando di sigarette. Il 15,5% delle unità di lavoro, cioè 3,7 milioni, non sono in regola. I tassi più alti di irregolarità (e quindi di evasione) sono nei «servizi alle persone» (47,7%, in pratica uno su due, basti pensare a colf e badanti), in agricoltura (18,4%), nelle costruzioni (17%) e nel commercio, turismo e ristorazione (15,8%).
Il tax gapSommerso ed economia illegale generano evasione. Che viene stimata attraverso il tax gap cioè la «differenza tra le basi imponibili potenziali, desunte dagli aggregati di contabilità nazionale, e le basi imponibili dichiarate», sulla quale si calcolano le imposte evase. «Nella media del periodo 2012-2017 il gap complessivo relativo all’Irpef da lavoro autonomo, Ires, Iva, Irap, locazioni e canone Rai ammonta a circa 85,9 miliardi di euro», di cui 14,1 miliardi dovuti a errori e omessi versamenti su imponibili dichiarati. Tenendo conto anche dell’evasione Irpef sul lavoro dipendente (6,1 miliardi), di quella sull’Imu (5,1 miliardi) e sulla cedolare secca (quasi un miliardo), si arriva a circa 98 miliardi. Infine, se si somma anche l’evasione dei contributi, calcolata per esempio nella relazione annuale al Parlamento della commissione Giovannini, pari ad oltre 11 miliardi l’anno, ecco che si arriva a un totale di circa 110 miliardi di euro sottratti all’erario ogni anno.
Irpef non pagataLa tassa più evasa è l’Iva: 37,1 miliardi nel 2017. L’Italia detiene su questo il record in Europa. «Seguono la Germania (con 25 miliardi e 16 milioni) e il Regno Unito (con 19 miliardi e 199 milioni), che però hanno un gettito molto maggiore». Così mentre in Italia ogni 100 euro di Iva ne vengono evasi quasi 24, in Germania e nel Regno Unito circa 10. Dopo l’Iva, l’imposta più evasa è l’Irpef dovuta da lavoratori autonomi e imprese (più di 32 miliardi nel 2017) quindi l’Ires (8,1 miliardi).
Si recupera menoSul fronte della lotta all’evasione i risultati sono insufficienti e in peggioramento. «L’attività svolta dall’Agenzia delle Entrate, dopo i positivi risultati dei tre anni precedenti, nel 2018 ha subito un lieve calo, con 19,2 miliardi di euro incassati, un decremento del 4%». Inoltre, solo 5,7 miliardi derivano dalla riscossione coattiva mentre il resto da versamenti diretti (11,3 miliardi, in buona parte adesione agli accertamenti) e spontanei (1,8 miliardi). La Guardia di Finanza rivendica nel rapporto che «al 31 dicembre 2018 gli obiettivi sono risultati ampiamente conseguiti»: quasi 107mila verifiche e controlli fiscali e 10.8465 indagini di polizia giudiziaria contro i reati tributari in materia di giochi e scommesse, accise e lavoro sommerso, contrabbando. Sono stati 317mila i controlli sul rilascio dello scontrino o della ricevuta fiscale, «di cui 82.921, pari al 26%, conclusi con esito irregolare».
La riforma del fiscoLa fotografia dell’evasione tornerà utile al governo, che ha in cima all’agenda per il 2020 la riforma del fisco. Che sia necessario rivedere le aliquote e gli scaglioni dell’Irpef sono tutti d’accordo. Che l’obiettivo sia quello di pagare meno ma pagare tutti pure. Ma il problema principale da risolvere è quello di trovare le risorse per finanziare la riduzione delle tasse senza aggravare il deficit di bilancio. Un modo ci sarebbe, e anche questo lo sanno tutti: ridurre l’evasione fiscale e contributiva. Si tratta di 110 miliardi di euro. Le varie ipotesi di riforma dell’Irpef circolate finora costano tra i 10 e i 20 miliardi l’anno. Troppo, a meno di non ridurre l’evasione, appunto. Altrimenti non resterà che attingere alla rimodulazione dell’Iva e delle tax expenditure.