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 2020  gennaio 27 Lunedì calendario

La candela di Gwyneth è diventato un cimelio

Quando – non prima del 2400 – si costruiranno monumenti alla rivoluzione femminista, la statua di Gwyneth Paltrow potrebbe essere collocata a sorpresa nella zona delle rivoluzionarie. A debita distanza da Rosa Luxemburg ma vicina a Beyoncé. Per meriti eccezionali: nei giorni in cui il presidente degli Stati Uniti parlava a un raduno antiaborto, mentre in tutta Europa avanzavano partiti misogini, mentre in Italia si discuteva ancora e sempre delle vallette di Sanremo, Paltrow metteva in vendita sul suo sito Goop la candela Smells Like My Vagina, profuma come la mia vagina. E deviava per un attimo il dibattito globale. Le candele costano 58 euro l’una perché è giusto non darsi per poco, e sono andate subito esaurite. Vengono rivendute online, ora costano dai 160 ai 400 euro. Sono già cimeli. Soprattutto, spiega Paltrow, «sono candele sovversive».
Lo sono davvero. Al netto dei battutoni, degli odiatori e dei meme irriferibili, l’impeccabile e sempre più ricca Paltrow sta contribuendo a rendere allegro e normale parlare dell’organo femminile. Trattato finora, nota Paltrow stessa, come un «oggetto di vergogna». Liberata dalla vergogna lentamente, all’inizio per un pubblico di nicchia, decenni fa, coi Monologhi della vagina di Eve Ensler (per i cultori della materia, a Londra è aperto da novembre un temporaneo Vagina Museum ). Resa argomento generalista dalle proteste contro Donald Trump, dalle donne con in testa pussy hats fatti a maglia, poi da qualche bestseller e non; e adesso dal marketing online dalla molto dedita Paltrow. Che viene accusata da femministe più pure di aver creato «un’economia simbiotica della vagina»; nella quale lei guadagna sia dalla vergogna (con prodotti profumati che neutralizzano peculiarità vaginali), sia dalla fierezza, con candele e altro. Forse potrebbe venire celebrata tra le imprenditrici, di sfottò in sfottò il suo sito vale ora 250 milioni di dollari. Per una che da giovane attrice veniva liquidata come esponente del gattamortismo di alta gamma, una bella soddisfazione. Per tanti altri/e, c’è la sensazione di averla sottovalutata, come capita.
Oppure, la statua della Beata Paltrow potrebbe stare tra le artiste a lei affini. Surrealiste, pop, femministe che lavorano col corpo; lei e il suo marketing si ispirano a tutte loro. E la candela con la sobria etichetta proto-Chanel è forse il primo oggetto iconico dei nostri anni Venti, più dei preesistenti cappelli trumpiani e dei salumi sovranisti. Costoso, come le opere d’arte fruibile a più livelli (Ornella Vanoni, per dire, ha detto parole definitive su Sanremo, suggerendo di sostituire i fiori all’Ariston con candele di Gwyneth); elitario come la sua ideatrice e naturalmente universale. Nell’ideazione – lei racconta che stava annusando prove di candele e ha associato i due profumi – e nella realizzazione, a suo modo, geniale.
E anche le critiche più a sinistra di lei, che la considerano una femminista capitalista furbastra, dicono che è «un dannato genio. Le sue dita perfettamente idratate sentono come nessuno lo spirito del tempo», ha scritto qualche giorno fa Arwa Mahdawi sul Guardian. Sentono anche, prosegue, che «ci sono un sacco di soldi nelle celebrazioni vaginali». Oggi più che mai. Però Paltrow ci lavora da tempo. Nel 2018, arringando gli studenti della Harvard Business School, ha spiegato che «quando si parla della vagina di una donna si crea una tempesta culturale», in senso lato. Per far avvicinare la tempesta, ha messo le mani a megafono e si è messa urlare “vagina! Vagina!”. E chissà se questa militanza da guastatrice non la faccia rivalutare.
Forse sì, molte ex odiatrici di Paltrow, che la trovavano ridicola, ossessionata da digiuni e pulizie interne di portata fantozziana, anche un po’ stupida, si stanno ricredendo. C’è chi la apprezza come performance artist.Chi per la capacità di far soldi con un sito “per l’ottimizzazione del sé” che vende uno stile di vita minimalista e parecchie cose inutili (e per l’inutilità di alcuni suoi prodotti, anche vaginali, Paltrow ha dovuto scusarsi) tutte a carissimo prezzo.
C’è poi chi oggi la si sente parlare e scopre che si prende in giro da sola. Ed è più simpatica di quando faceva la pariolina londinese mite in Sliding Doors o quando ritirava l’Oscar vestita da debuttante in rosa cipria; e non era previsto che avesse delle opinioni, o delle aziende. Lo si capisce ora guardando la sua serie Goop Lab su Netflix, (la serie non è un gran che, tranne un’ottima puntata sul metodo Betty Dodson per gli orgasmi; Dodson spiega che non si dovrebbe parlare di vagina ma di vulva e ne mostra svariate; le recensioni online della candela paragonano il profumo a “un mazzo di rose avvolto nella pelle scamosciata”, e francamente potrebbe andare peggio).