Corriere della Sera, 26 gennaio 2020
Come distinguere influenza e coronavirus?
1 Il nuovo virus è molto contagioso.
Falso. La capacità di propagarsi nella popolazione sana è 1,5-2,5. In termini tecnici si chiama «numero di riproduzione di base»: indica il numero di casi secondari che ogni singolo caso produrrebbe. Significa che una persona con i sintomi può infettare, statisticamente, un’altra persona e mezzo. Più o meno come l’influenza classica, il cui «numero di riproduzione di base» oscilla tra 1,5 e 2. Non è un valore particolarmente alto se pensiamo che il morbillo ha un tasso che varia tra 7 e 29. Molto però c’è ancora da scoprire sulle capacità di questo agente infettivo anche a livello di letalità. Gli studi di valutazione sulla Sars, la molto simile sindrome respiratoria acuta che è stata causa di epidemia tra il 2002 e il 2003, sono stati completati dopo due anni».
2 Si cura come i casi gravi di influenza.
Vero. Per ora i pazienti vengono trattati come per le infezioni gravi da virus non noto. A differenza che per l’influenza, non ci sono farmaci antivirali specifici contro il nuovo ospite (famiglia dei coronavirus, identificato come 2019-n-CoV) e anche in occasione della Sars i tentativi di trovarne erano falliti. Stesso discorso per il vaccino, i cui studi potranno però tornare utili ora. Quando la malattia dà luogo a polmoniti particolarmente gravi si può anche considerare l’uso dell’Ecmo, l’ossigenazione extracorporea, una tecnica di rianimazione che supporta le funzioni vitali attraverso l’ossigenazione del sangue. L’Italia è dotata di 14 centri di riferimento Ecmo.
3 Una persona che ha contratto il virus ma non ha sintomi è contagiosa.
Vero. La rivista Lancet non esclude l’esistenza di pazienti asintomatici, che stanno bene, non hanno febbre ma possono ugualmente trasmettere il virus. Questa ipotesi non deve allarmare. Tutte le altre infezioni prevedono casi di persone che non sviluppano sintomi. Il direttore di Lancet Richard Horton ha invitato a evitare gli allarmismi chiarendo che «da quanto sappiamo attualmente il nuovo coronavirus ha una trasmissibilità moderata e una patogenesi bassa. Non c’è motivo di usare un linguaggio esagerato».
4 Mangiare cibi di provenienza cinese è un rischio.
Falso. Non c’è alcun rischio, non ci sono evidenze che il virus si trasmetta attraverso il cibo o per via alimentare o anche toccando oggetti inanimati come giocattoli, vestiario. È probabile invece che si trasmetta per via aerea, per stretto contatto, attraverso le goccioline prodotte da tosse e starnuti. Il virus si introduce nell’organismo attraverso le prime vie respiratorie, naso e bocca, ma non attraverso l’apparato digestivo con passaggio di cibi contaminati. Allo stato attuale, le persone che potrebbero portare la malattia in un Paese europeo, come è accaduto in Francia, si erano recate nelle zone epidemiche della Cina negli ultimi 15 giorni.
5 I sintomi sono uguali a quelli dell’influenza.
Vero. Sì, assomigliano ai sintomi dell’influenza e delle sindromi parainfluenzali che circolano in questa stagione. Ecco perché non è difficile che si creino falsi allarmi prima che le analisi di laboratorio consentano di arrivare a una diagnosi certa. Febbre, tosse, difficoltà respiratorie, nei casi gravi bronchite e polmonite sono le caratteristiche dell’infezione da nuovo coronavirus. Però per sospettarla è necessario provenire dalla zona epidemica o aver avuto contatti con chi ne proviene.